Per anni prima e dopo la chiusura del 2014 la nostra ambasciata è stata ignorata dalla
stampa italiana e dai media in generale.
Ricordo soltanto un articolo sulla rivista Panorama
dal titolo: “E gli italiani rimasero senza ambasciata” del mese di luglio del
2015 e la reazione indispettita di Mentana alla notizia della sentenza, dello
stesso mese e anno, del TAR che ne sanciva la riapertura.
In tale occasione Mentana sostenne che quella
notizia avrebbe fatto parlare molto e accennava all’inutilità di un’ambasciata
italiana in un paese con tante sedi diplomatiche di paesi dell’Unione Europea.
Mentana sbagliava sia perché la notizia non è stata
commentata da nessuno, non ha suscitato quindi quello scalpore da lui supposto,
sia perché i paesi dell’Unione Europea pensano ognuno per sé e non sono assolutamente
disposti a prestare assistenza consolare ai cittadini degli altri paesi dell’Ue.
Chi era convinto del contrario, si è dovuto ricredere.
Per il resto, durante quegli anni, silenzio assoluto
da parte della stampa e dei media italiani se si esclude la pubblicazione
martellante di articoli del giornale Italiachiamaitalia che se non arrivavano
al grandissimo pubblico, davano un’idea a livello di addetti ai problemi degli
italiani residenti all’estero della clamorosa ingiustizia subita dalla nostra
comunità.
Se stampa e
media ci hanno ignorato per anni, questa situazione si deve dire che si
è ribaltata da quando è stato destinato come nostro ambasciatore il dott.
Andrea Canepari, che come può apprezzarsi in rete nel corso della sua carriera
ha sempre curato questi rapporti.
Di recente è stato pubblicato un articolo dal
contenuto più o meno vago, di carattere storico generico che contempla
situazioni anche in relazione con il vicino paese Haiti.
Il giornalista Cesare De Carlo del Resto del Carlino
sostiene che: “Canepari ha riaperto l’ambasciata un anno fa. Era stata chiusa
dalla Farnesina per gravi irregolarità nei visti (a proposito con quali
conseguenze?)”,
Evidentemente il nostro ambasciatore che si aggira
per la Repubblica Dominicana come se rappresentasse una grande e potente
nazione non se la sente di dichiarare il motivo ufficiale della chiusura della
nostra ambasciata e cioè la revisione delle spese. Motivo ribadito in giudizio
presso il TAR e presso il Consiglio di Stato. L’altra versione quella della
chiusura per lo scandalo visti non è stata confermata nemmeno da indagini,
testimonianze, sentenze, licenziamenti o altro. Tant’è che lo stesso
giornalista si chiede “A proposito e con quali conseguenze?”
Se poi teniamo presente che a decretare la chiusura
della nostra ambasciata sono stati due personaggi fortemente legati al
mondialismo come Emma Bonino, l’allora ministro degli esteri e Mario Giro,
sottosegretario agli esteri poi promosso a viceministro, ci sorge fortemente il
dubbio che questi non avessero la statura morale per punire le malefatte, peraltro mai
provate, del personale in forza nella nostra ambasciata.
Considerando il curriculum della Bonino e la sua
stretta amicizia con lo speculatore internazionale George Soros e visti i
finanziamenti promossi dal santedigino a favore dei paesi del terzo mondo, otto
dei quali tra i dieci più corrotti in assoluto, il sostegno dell’erogazione del
fondo Africa per 200 milioni per arginare il flusso di migranti con l’esito che
è agli occhi di tutti e l’affidamento a società off-shore in outsourcing di
pratiche consolari, considerato insomma quanto precede, difficilmente si può
pensare che avessero pensato di chiudere un’ambasciata per irregolarità peraltro mai dimostrate nel rilascio dei
visti.
Ciò premesso e cioè che il nostro ambasciatore si fa
portavoce di una motivazione non dimostrata delle ragioni che hanno provocato
la chiusura della nostra ambasciata, ci auspichiamo un ritorno alla normalità
dell’erogazione dei servizi consolari che non può prescindere dalla rimozione
del Prenota online e dall’accesso diretto dei connazionali alla sede consolare
senza prenotazione, come avveniva prima della chiusura e come avviene nelle sedi di altri paesi di importanza pari al nostro.