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mercoledì 15 agosto 2018

La corruzione e la filosofia del profitto estremo sono le cause del crollo del viadotto di Genova.



Un ponte che si sbriciola e accade in Italia, dove da millenni si fanno ponti e strade e tanti di questi risalenti a oltre 2.000 anni fa sono ancora oggi utilizzati.
Bravissimo, dicono, l’ingegnere Riccardo Morandi, comunque il ponte gemello di Agrigento è chiuso da 16 mesi. A 30 anni dalla morte l’ing. Morandi è finito sotto accusa.
Prima ancora della conta dei morti e dei feriti, 39 e 16, e si continua a scavare, i dispersi sono decine, si cercavano i colpevoli. L’ex ministro dei trasporti Delrio era in pool position. Ci si chiedeva se invece di digiunare per lo ius soli non avrebbe potuto piuttosto dedicarsi alla riparazione del ponte. Poi è emerso Renzi dal nulla esigendo che i colpevoli vengano puniti e tutti abbiamo un po’ sorriso: da che pulpito! Poi qualcuno ha tirato fuori un’interrogazione parlamentare che guarda caso si riferiva proprio a quel ponte…
No, sono stati due fulmini, altra versione… anzi con il nubifragio si è infiltrata dell’acqua nella struttura!
Un ponte costruito nel 1967, quindi in piena stagione delle tangenti a tutto spiano. Cose fatte male, si è risparmiato sui materiali per riempire le tasche dei corrotti e le conseguenze si vedono…
La verità invece è che il tipo di costruzione richiedeva manutenzione, dicono, e questa non è stata eseguita. E a chi spetta la responsabilità allora del disastro con strage?
Scopriamo che il gestore di questo tratto stradale è Autostrade per l’Italia.
Ecco allora che il vice primo ministro Luigi Di Maio individua il vero colpevole del crollo: la società Autostrade per l’Italia.
Dice Luigi Di Maio: “I responsabili hanno un nome e un cognome: Autostrade per l’Italia. Dopo anni che si è detto che le cose dai privati sarebbero state gestite molto meglio, ci troviamo con uno dei più grandi concessionari europei che ci dice che quel ponte era in sicurezza. Queste sono scuse. Autostrade deve fare la manutenzione e non l’ha fatta.
Si pensa ora al ritiro della concessione e a una sanzione di 150 milioni di euro. La procedura in tal senso è già stata avviata. E ancora: “Ad Autostrade paghiamo i pedaggi più alti d’Europa e loro pagano tasse bassissime perché sono posseduti da una finanziaria Benetton in Lussemburgo”.
Buono a sapersi, i Benetton sono i proprietari di Autostrade. E non hanno nemmeno la decenza di pagare le tasse in Italia, spostano le sedi delle loro società dove conviene e spolpano i loro connazionali. Il profitto ad ogni costo è la loro filosofia. Altrimenti come avrebbero accumulato la loro immensa fortuna?
Certo le magliette c’entrano anche un po’, ma soprattutto è importante non guardare in faccia a nessuno. Il ragionamento pare essere il seguente: “Manutenzione? Beh se sono amico di chi governa chi me lo fa fare di spendere soldi per la manutenzione di ponti e strade? Tanto nessuno controlla e se succede qualcosa si risolve. Con i media e il governo a favore non si deve temere nessuno”.
Il connubio quindi tra profitto e corruzione è alla base del crollo del viadotto di Genova. Ne crolleranno sicuramente degli altri se non si prenderanno immediatamente delle misure.
Anzi sarà meglio che il nostro governo cancelli la concezione ad Autostrade e veda un po’ come tutelare direttamente la sicurezza della circolazione sulle autostrade.