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martedì 22 febbraio 2022

Claudio Pasqualini, "El italiano" non ha più avuto il Covid

 



La stampa dominicana si è messa in contatto con Claudio Pasqualini, l'italiano che ha avuto il primo caso di Covid-19 rilevato nella Repubblica Dominicana, il 1 marzo 2020. Era arrivato nella Repubblica Dominicana un giorno come oggi, il 22 febbraio dello stesso anno. Secondo lui, essere risultato positivo a questo virus per così tanto tempo è un brutto ricordo che vuole dimenticare.

Fortunatamente, nessuna delle varianti del coronavirus ha contagiato lui o la sua famiglia. Ne è grato, perché ribadisce che vuole sbarazzarsi di quel capitolo. È rimasto 54 giorni in un Paese che non era il suo e, come se non bastasse, è stato al centro dell'attenzione dei dominicani e della comunità internazionale.

Due anni fa è entrato nel Paese ignaro di essere portatore di un virus che all'epoca nemmeno la scienza sapeva curare. Non è mai ritornato, anche se questo non significa che non lo farà in futuro, "semplicemente non ho più viaggiato ai Caraibi", sostiene.

"Non ho conseguenze del Covid, sono completamente guarito, nonostante sia rimasto così tanto tempo positivo al virus", afferma.

"El Italiano", come viene chiamato nel Paese, è arrivato in un resort di Bayahibe in un giorno come oggi, 22 febbraio, di due anni fa. Poco dopo iniziò a sentirsi male, ma non avrebbe mai immaginato che si trattasse del virus.

Incominciò ad avere febbre e mal di gola. Secondo il protocollo che era già in atto, erano sintomi sufficienti per esaminare il suo caso. È stato necessario trasferirlo all'ospedale dell'aeronautica militare Dr. Ramón de Lara. È stato ricevuto da un'équipe guidata dall'allora direttore del centro, il colonnello Dr. Ramón Artiles. Il 1 marzo era pronta la diagnosi: "il primo caso di Covid-19 nel Paese". L'annuncio è stato reso pubblico. Il malato era un turista italiano di 62 anni, oggi ne compie 64.

Non è stato piacevole diventare il centro dell'attenzione di un intero Paese. Nonostante fosse fiducioso di venirne fuori bene, ammette che la paura lo aveva sopraffatto anche perché i risultati di positività non cambiavano.

"Ero preoccupato per la mia salute, perché mi trovavo lontano dalla mia famiglia, per il pericolo del virus, per essere stato in ospedale per così tanto tempo e perché non si sapeva ancora come curare il virus". È rimasto 54 giorni in ospedale e non dimentica il buon trattamento ricevuto.