Nell'attuale amministrazione sono stati trattati 128
casi di denunce per indebita riscossione di depositi o per pagamenti superiori
a quanto stabilito.
La Direzione Generale dell'Informazione e della
Difesa degli Affiliati alla Previdenza Sociale (DIDA) si è unita ieri al
dibattito generato dalle lamentele dei pazienti sulla pratica di pretendere il
pagamento di anticipi e cauzioni per il ricovero nei centri sanitari e sulle
cure poco umanizzate che a volte ricevono.
La direttrice del DIDA, Carolina Serrata Méndez, ha
risposto avvertendo i fornitori di servizi sanitari (PSS) di non effettuare
addebiti impropri agli affiliati alla previdenza sociale.
Inoltre, ha invitato gli amministratori di rischi
sanitari (ARS) a rispettare le disposizioni che stabiliscono l'esclusione dalla
propria rete di medici e fornitori di servizi sanitari che si impegnano ripetutamente
in questa pratica lesiva per la salute e le tasche dei membri.
In un comunicato, il direttore della DIDA ricorda ai
fornitori che devono garantire le cure mediche previste dalle norme di legge e
dalle delibere della Sovrintendenza alla Salute e Rischi sul Lavoro (SISALRIL).
Secondo la DIDA, coloro che sono colpiti da addebiti
impropri hanno diritto al rimborso dell'importo pagato semplicemente
presentando fattura o ricevuta di pagamento in primo luogo alla propria ARS e,
in caso di non essere risarciti in modo soddisfacente, presentando la propria
domanda alla DIDA.
La procedura
La procedura da seguire in caso di addebito
improprio è quella di avvisare immediatamente la propria ARS presso lo stesso
fornitore di servizi sanitari e se è stato effettuato il pagamento si può
reclamare la riscossione indebita in pronto soccorso in un periodo di 60 giorni
o 90 giorni in caso di ricovero.