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lunedì 27 marzo 2017

BASTA DIKTAT SULLE SPESE E SUI TAGLI. CI VUOLE TRASPARENZA!




"Spesa" un concetto che sembra chiaro a tutti e che invece i più non capiscono. Si tratta delle solite divergenze quando uno stesso termine viene interpretato secondo punti di vista diversi. È naturale che per i singoli e le famiglie la parola "spesa" abbia una connotazione negativa. Si tratta quasi di una perdita, di una diminuzione delle proprie disponibilità di denaro. Lo stesso non succede per un'impresa. Lì la spesa deve essere sempre legata a un ricavo. Senza quelle questi non si producono perché il ciclo di produzione dei ricavi inizia con una spesa, una qualunque attività imprenditoriale si mette in piedi con degli investimenti preliminari e questi altro non sono che delle spese.
Se passiamo dalle imprese alle amministrazioni dello stato che erogano servizi ai cittadini la situazione cambia perché per queste ultime è più complesso individuare i proventi legati alle spese in quanto il più delle volte questi sono di natura molto diversa tra di loro.
Se facciamo poi riferimento al Ministero degli Affari Esteri che a noi italiani all'estero interessa più da vicino, il confronto con le imprese si avvicina a quello di un gruppo societario con tante succursali e cioè le varie sedi diplomatiche. Ognuna di queste rappresenta una realtà contabile diversa dal punto di vista delle entrate e delle uscite.
Sussistono però anche dei motivi di opportunità legati a tanti fattori da valutare singolarmente come ad esempio:
il numero di residenti italiani
il turismo
le relazioni d'affari
la comunità di cittadini della nazione ospitante residente in Italia
le imprese radicate sul posto
l'intensità delle relazioni e l'antichità delle stesse, ecc.
La Farnesina in tutti questi anni ha parlato a noi, italiani all'estero, di spese da tagliare per mancanza di risorse e quindi di sedi da chiudere, ma in modo non trasparente.
Quanto costava l'ambasciata di Santo Domingo? Era giustificato chiuderla? Scopriamo invece che l'ambasciata chiusa, la nostra, si autofinanziava. Succede più di qualche volta, soprattutto quando i cittadini del paese ospitante hanno bisogno del visto. E approfondendo veniamo a sapere che il contributo al risparmio inseguito con la spending review del MAE attraverso la chiusura della nostra sede diplomatica è stato di soli 300.000 euro, tra l'altro calcolati male, ma in fondo alla Farnesina l'analfabetismo contabile è all'ordine del giorno...
Il "risparmio" al quale si mirava con la chiusura della nostra ambasciata era semplicemente il realizzo delle proprietà demaniali dal valore stimato di circa 15 milioni di euro.
La Farnesina ha quindi proposto e ottenuto la chiusura di una sede diplomatica tra le più importanti del continente americano, rilevante, indispensabile in quanto di carattere storico, in una località dove arrivano oltre 100.000 turisti italiani ogni anno, con una comunità stabilitasi da secoli, con numerose imprese, 10.000 iscritti AIRE, 40.000 residenti, ma non iscritti, 100.000 dominicani e discendenti residenti in Italia e che per giunta si autofinanziava... E ciò perché? Per realizzare 15 milioni di euro da indirizzare chissà dove!
Per questo i funzionari da mezzo milione di euro di stipendio l'anno, che fanno il bello e il cattivo tempo alla Farnesina, hanno rimosso la sede diplomatica di Santo Domingo e indirizzato gli italiani residenti sul posto a un'ambasciata distante 1.500 km e due ore di volo!
Sono cose che possono succedere solo in Italia!
5.000.000 di italiani all'estero. I primi in assoluto da questo punto di vista, seguiti da lontano soltanto dalla Spagna con 2.000.000. Eppure la spesa per la rete diplomatica dell'Italia è inferiore a quella degli altri paesi importanti dell'Europa. Persino l'Olanda ne spende di più.
Gli italiani all'estero hanno diritto di conoscere la situazione contabile delle loro sedi diplomatiche.
Gli introiti dovuti alle tariffe, tutti indistintamente, non devono finire nell'ammasso erariale per poi essere destinati a discrezione chissà dove, ma devono essere registrati nella contabilità della rispettiva sede diplomatica e le eventuali eccedenze devono essere utilizzate a favore di questa.
E anche l'importanza degli altri citati fattori di opportunità che giustificano l'esistenza di una sede diplomatica dovrebbero essere esaminati insieme in contraddittorio tra la Farnesina e il relativo CO.MI.TES. Un obiettivo che dobbiamo porci per il futuro.
È ora di finirla con i diktat sulle spese e sui relativi tagli. Dietro di questi ci sono strategie anti italiane delle quali la Farnesina si fa da anni portavoce ed esecutrice.