"Spesa" un concetto che sembra
chiaro a tutti e che invece i più non capiscono. Si tratta delle solite
divergenze quando uno stesso termine viene interpretato secondo punti di vista
diversi. È naturale che per i singoli e le famiglie la parola "spesa"
abbia una connotazione negativa. Si tratta quasi di una perdita, di una
diminuzione delle proprie disponibilità di denaro. Lo stesso non succede per
un'impresa. Lì la spesa deve essere sempre legata a un ricavo. Senza quelle questi
non si producono perché il ciclo di produzione dei ricavi inizia con una spesa,
una qualunque attività imprenditoriale si mette in piedi con degli investimenti
preliminari e questi altro non sono che delle spese.
Se passiamo dalle imprese alle
amministrazioni dello stato che erogano servizi ai cittadini la situazione
cambia perché per queste ultime è più complesso individuare i proventi legati
alle spese in quanto il più delle volte questi sono di natura molto diversa tra
di loro.
Se facciamo poi riferimento al Ministero
degli Affari Esteri che a noi italiani all'estero interessa più da vicino, il
confronto con le imprese si avvicina a quello di un gruppo societario con tante
succursali e cioè le varie sedi diplomatiche. Ognuna di queste rappresenta una
realtà contabile diversa dal punto di vista delle entrate e delle uscite.
Sussistono però anche dei motivi di
opportunità legati a tanti fattori da valutare singolarmente come ad esempio:
il numero di residenti italiani
il turismo
le relazioni d'affari
la comunità di cittadini della nazione
ospitante residente in Italia
le imprese radicate sul posto
l'intensità delle relazioni e l'antichità
delle stesse, ecc.
La Farnesina in tutti questi anni ha parlato a noi, italiani
all'estero, di spese da tagliare per mancanza di risorse e quindi di sedi da
chiudere, ma in modo non trasparente.
Quanto costava l'ambasciata di Santo Domingo? Era giustificato
chiuderla? Scopriamo invece che l'ambasciata chiusa, la nostra, si
autofinanziava. Succede più di qualche volta, soprattutto quando i cittadini
del paese ospitante hanno bisogno del visto. E approfondendo veniamo a sapere
che il contributo al risparmio inseguito con la spending review del MAE
attraverso la chiusura della nostra sede diplomatica è stato di soli 300.000
euro, tra l'altro calcolati male, ma in fondo alla Farnesina l'analfabetismo
contabile è all'ordine del giorno...
Il "risparmio" al quale si mirava con la chiusura
della nostra ambasciata era semplicemente il realizzo delle proprietà demaniali
dal valore stimato di circa 15 milioni di euro.
La Farnesina ha quindi proposto e ottenuto la chiusura di
una sede diplomatica tra le più importanti del continente americano, rilevante,
indispensabile in quanto di carattere storico, in una località dove arrivano
oltre 100.000 turisti italiani ogni anno, con una comunità stabilitasi da
secoli, con numerose imprese, 10.000 iscritti AIRE, 40.000 residenti, ma non
iscritti, 100.000 dominicani e discendenti residenti in Italia e che per giunta
si autofinanziava... E ciò perché? Per realizzare 15 milioni di euro da
indirizzare chissà dove!
Per questo i funzionari da mezzo milione di euro di
stipendio l'anno, che fanno il bello e il cattivo tempo alla Farnesina, hanno
rimosso la sede diplomatica di Santo Domingo e indirizzato gli italiani residenti
sul posto a un'ambasciata distante 1.500 km e due ore di volo!
Sono cose che possono succedere solo in Italia!
5.000.000 di italiani all'estero. I primi in assoluto da
questo punto di vista, seguiti da lontano soltanto dalla Spagna con 2.000.000.
Eppure la spesa per la rete diplomatica dell'Italia è inferiore a quella degli altri
paesi importanti dell'Europa. Persino l'Olanda ne spende di più.
Gli italiani all'estero hanno diritto di conoscere la
situazione contabile delle loro sedi diplomatiche.
Gli introiti dovuti alle tariffe, tutti indistintamente, non
devono finire nell'ammasso erariale per poi essere destinati a discrezione
chissà dove, ma devono essere registrati nella contabilità della rispettiva
sede diplomatica e le eventuali eccedenze devono essere utilizzate a favore di
questa.
E anche l'importanza degli altri citati fattori di
opportunità che giustificano l'esistenza di una sede diplomatica dovrebbero
essere esaminati insieme in contraddittorio tra la Farnesina e il relativo CO.MI.TES.
Un obiettivo che dobbiamo porci per il futuro.
È ora di finirla con i diktat sulle spese e sui relativi
tagli. Dietro di questi ci sono strategie anti italiane delle quali la
Farnesina si fa da anni portavoce ed esecutrice.