Tornando ancora
sul tema della campagna elettorale che si sta annunciando per le elezioni del
2018. Tema di non poco rilievo. Questa campagna, infatti, inizia con una
novità: non ci sono più rimborsi elettorali e quindi chi si muove lo fa
investendo di tasca sua. A far campagna c'è il rischio di rimetterci soldi. Ecco
allora che si mettono in pole position pronti alla partenza quei partiti i cui seguaci sono motivati da
idee, da convinzioni, che si sentono nel dovere di far prevalere in quanto ritenute
positive per loro stessi, per le loro famiglie e per la loro nazione, l'Italia.
Bisogna distinguere
tra una campagna in Italia e una campagna all'estero. All'estero a meno che non
si pensi che con i social media può bastare, il che non risponde affatto a
verità, tutto è infinitamente più costoso per la vastità del territorio e si
rende necessaria la partecipazione volontaria di molte persone che non essendo
remunerate, devono operare esclusivamente motivate da un'idea, da convinzioni e
perché no, da patriottismo. E non c'è migliore prestazione di quella che si fa
all'insegna di un volontariato idealmente motivato. Certo per il MAIE questo
non è altro che una continuazione dell'attività di volontariato cattolico dei
suoi fondatori. Ci vogliono comunque, ripeto, delle motivazioni. Quindi l'eliminazione
del rimborso spese cambia radicalmente la panoramica elettorale soprattutto
all'estero.
In Italia i
telespettatori sono milioni, la gente guarda assiduamente i telegiornali e sono
in tanti a non perdersi nemmeno un talk show. Ci sono inoltre moltissimi frequentatori
dei social, basta osservare il successo del Movimento 5 Stelle. All'estero però
le cose non stanno così. Con i social media la portata della comunicazione è
molto bassa. Ci vogliono i colloqui personali con i connazionali, con le loro
associazioni, la partecipazione ai loro eventi e l'organizzazione di eventi dal
vivo e non virtuali. È necessario anche il monitoraggio dell'efficienza e della
tempistica dell'erogazione dei servizi consolari e la conoscenza di base dei
requisiti degli stessi per orientare i connazionali. Bisogna convincere gli
oriundi alla partecipazione politica, all'apprendimento dell'italiano, ecc.
Ci vuole
quindi presenza, e la presenza richiede un numero elevato di coordinatori, di
esperti, in gran parte residenti sul posto in modo da ridurre i costi quanto
più possibile.
Siamo quindi
presenti, dovunque ci siano italiani, con coordinatori preparati e bilingui,
che conoscono i problemi principali dei nostri connazionali, che stanno attenti
alla qualità dei servizi consolari erogati, che si mettono a disposizione delle
autorità consolari.
Siamo
motivati da un'idea soltanto: vogliamo continuare a essere italiani, ci
ribelliamo a coloro che ci vogliono togliere questo diritto, obbligandoci a
prendere la cittadinanza del paese che ci ospita, abbandonando la nostra.
Davanti alla
prospettiva di diventare apolidi, a seguito della chiusura dell'ambasciata di
Santo Domingo,
moltissimi italiani residenti nella Repubblica Dominicana hanno acquisito la
cittadinanza dominicana.
Questa è la
tendenza e noi vogliamo che i nostri figli continuino a essere italiani, che
abbiano modo di imparare la nostra lingua e di recarsi in Italia in qualunque
momento come cittadini italiani, che possano in tempi brevi rinnovare i loro
passaporti, trascrivere i loro atti anagrafici e soprattutto dichiarare le
nascite dei loro figli.
La gente del
MAIE, coordinatori, esperti, ecc. è educatissima e non la vedrete mai
esprimersi volgarmente nei confronti di chicchessia, anche in presenza di
becere offese. La nostra gente sfugge il battibecco e le discussioni banali. Il
nostro baricentro è il territorio, la nostra motivazione il patriottismo, non
intendiamo consentire di essere denazionalizzati. Che questa sia la volontà
della Farnesina ci vuole poco per dimostrarlo. E la Farnesina, lo ripeto sempre,
è un reparto a sé stante all'interno del governo italiano. È legata al
neoliberismo nella persona di Mario Monti che, spacciandosi per tecnico, è al
servizio dei decision maker globalizzatori. Che ai poteri forti non garbi che
l'Italia abbia circa 5.000.000 di italiani residenti all'estero è un altro dato
di fatto. Siamo al primo posto in questo, con la Spagna che ci segue con
"soltanto" 2.000.000 di spagnoli residenti all'estero. Ma
la potenziale acquisizione della nostra cittadinanza da parte di persone che hanno il
diritto di essere considerate italiana ammonta a decine di milioni. Da sempre i
nostri burocrati della Farnesina al servizio di interessi anti italiani stanno
boicottando le leggi di riconoscimento della cittadinanza italiana agli
oriundi. C'è tanto da fare, noi siamo pronti con il nostro esercito di
volontari patrioti per dare battaglia ovunque. La nostra visibilità
l'acquistiamo sul posto, il nostro baricentro è l'estero, siamo presenti sui marciapiedi
delle sedi diplomatiche, alziamo la voce protestando. Dobbiamo essere sentiti,
mezzi di lotta ce ne sono tanti, li sfrutteremo uno per uno.
Il MAIE all'estero non ha rivali, non li può avere. Chi vuole dare
battaglia al MAIE deve fare quello che facciamo noi. Se non si riesce a motivare
gli operatori, li si deve pagare e per non spendere tanto si devono assumere
dei mediocri e tra l'altro in misura insufficiente. Ne sa qualcosa qualche
onorevole che si distingue per l'ingaggio di bulli arroganti e ignoranti che
imperversano sui social media millantando e insultando. Così non si fa campagna
e non solo perché non è etico. I risultati saranno per forza magri e
sproporzionati rispetto al dispendio. E chi finanzia questi soggetti non può
che essere considerato un loro pari: "Dimmi con chi vai e ti dirò chi
sei"...
Noi del MAIE continueremo imperterriti nella nostra missione e diventeremo
sempre più numerosi e più agguerriti. Alla fine i nostri interlocutori
prepotenti e anti italiani della Farnesina dovranno cedere, il nostro diritto a
essere italiani non ci verrà tolto e il nostro paese si beneficerà pienamente di
quell'immensa risorsa che tutti ci invidiano: gli italiani residenti
all'estero!