Probabilmente i media dominicani stanno sottacendo una
situazione esplosiva che si sta delineando e che non è ancora emersa con forza
in superficie. Il Banco Central Dominicano inietta 275 milioni si dollari
nell'economia. Héctor Valdez Albizu, il suo presidente, sostiene che non esiste
una scarsità di dollari sul mercato, ma nel contempo la conferma. Semplicemente
secondo detto funzionario la gente sta trasferendo in dollari i suoi risparmi
per delle aspettative dovute a una situazione esterna. Probabilmente Valdez
Albizu fa riferimento all'aumento recente di 25 punti base del tasso di sconto
USA da parte della Federal Reserve. È sensato pensare che la quotazione del
dollaro aumenti a breve termine rispetto a tutte le monete e quindi anche
rispetto al peso e all'euro. Normale quindi che ci sia questo spostamento
attendista e speculativo dei risparmi dal peso al dollaro.
A ben vedere però non è solo a un contesto esterno che è
dovuta questa attesa speculativa. C'è una situazione interna gravissima che
viene poco messa in evidenza dai media e che non a caso fa venire in mente i
fatti del 2003, che hanno provocato una svalutazione senza precedenti della
moneta dominicana. E poi in definitiva è inutile che Valdez Albizu si nasconda
dietro a un dito o che si arrampichi sugli specchi, la scarsità di dollari sul
mercato, al di là delle cause che la provocano, esiste ed è incontrovertibile,
che si tratti di eccesso di domanda oppure di esigenze degli importatori e di pagamenti
di impegni vari dello stato in dollari.
Le cose sono tuttavia molto più complesse di quello che
sembra. In effetti, c'è un contesto esplosivo dovuto al sunami Odebrecht che
bolle in pentola e che coinvolge direttamente il Presidente della Repubblica. Il
capo della sua campagna elettorale del 2016, Joao Santana, era un uomo di
spicco di questa società che si trova ora nell'occhio del ciclone a livello mondiale
per il ricorso continuativo alla corruzione dei politici per la promozione dei suoi
affari. Santana è stato prelevato dalla Repubblica Dominicana praticamente dallo
stesso palazzo presidenziale per finire nelle carceri brasiliane. Uomo di
fiducia e vicinissimo al presidente dominicano. Il livello delle tangenti viene
indicato dagli stessi corruttori in circa 90 milioni di dollari, ma c'è chi
parla anche di ampie sopravvalutazioni delle opere, che sarebbero state note
tra l'altro al partito di governo.
C'è una marea di gente che si sposta sulle strade con delle
magliette verdi e che protesta pacificamente contro la corruzione e la relativa
impunità. Ci sono oltre 300 mila firme raccolte per una contestazione tra le più
massicce degli ultimi anni nel mondo. I cortei a livello nazionale
sono all'ordine del giorno, talché ormai sono visti come qualcosa di normale.
Si parla di impeachment e talvolta anche per assurdo di velleità rielezioniste
di Danilo Medina. E secondo il presidente del senato Reinaldo Pared Pérez
queste non potrebbero essere scartate. Ma la stessa importante figura politica
del paese è stata recentemente chiamata a deporre su Odebrecht dal Procuratore
della Repubblica. Ci sarebbe da dire che così come stanno le cose l'attuale
presidente dovrebbe pensare piuttosto a finire questo suo secondo mandato che
ad aspirare a uno nuovo con conseguente ulteriore modifica della costituzione
dominicana: un insieme di norme che cambia troppo spesso a piacimento dei
politici di turno.
Ma tutti i nodi vengono al pettine. I due colossi viola
della politica dominicana Leonel Fernández e Danilo Medina sono stati messi da
parte come due birilli e probabilmente la loro carriera politica è finita.
Danilo Medina per Odebrecht e Leonel Fernández per le accuse di Quirino, il
narcotrafficante che scontata la sua condanna negli Stati Uniti è rientrato in
patria da uomo libero, rivendicando i suoi beni come se questi fossero stati
acquisiti legalmente ed esigendo da Leonel Fernández la restituzione dei
finanziamenti da lui erogati nella misura di circa 4 milioni di dollari in
occasione delle elezioni del 2004. La prova: la disponibilità a sottoporsi alla
macchina della verità... Certo che il consulente elettorale di Danilo Medina è
riuscito benissimo a liberarsi dell'ingombrante figura di Leonel Fernández come
avversario nelle elezioni del 2016. Peccato che il risultato finale sia stato che
i due leader che avrebbero potuto garantire un'egemonia viola fino al 2030 sono
finiti entrambi fuori gioco. Alla base di tutto, le ambizioni di Danilo Medina.
Così come stanno le cose fa male Valdez Albizu a ricordare i
fatti del 2003 perché sta di fatto involontariamente invitando la gente a fare
incetta di dollari e allora sì che ne vedremo delle belle!