Le misure adottate dalla Farnesina che si
ripercuotono sulla rete diplomatica non sono trasparenti e spesso si
contraddicono, denotando l'assenza di una strategia uniforme. Faccio un
esempio: viene chiusa l'ambasciata di Santo Domingo per motivi di risparmio e
viene aperta un'ambasciata a Ulan Bator dove risiedono 32 italiani.
Il taglio delle spese per preservare
risorse è in realtà una giustificazione che non regge. Essendoci cinque milioni
di italiani residenti all'estero, solo le tariffe incassate a fronte di passaporti,
pratiche di riconoscimento di cittadinanza e altri servizi, nonché le
iniziative a livello imprenditoriale che naturalmente emergono da questa
situazione dovrebbero ampiamente compensare la spesa per il mantenimento della
rete diplomatica che è tra l'altro molto inferiore a quella sostenuta da altri
stati europei paragonabili all'Italia, ma con molti meno cittadini all'estero.
A ben vedere la Farnesina non punta ad una
riduzione delle spese per salvaguardare le risorse erariali, ma ad una distruzione
di una grande risorsa rappresentata appunto dagli italiani residenti all'estero
e dalle numerose colonie italiane radicate da oltre un secolo in particolare in
Sudamerica. Perché lo faccia non è dato sapere a meno che non si guardi il
tutto da un'ottica anti italiana che è poi quella che caratterizza il
neoliberalismo fortemente radicato all'interno del Ministero degli Affari
Esteri. Io distinguerei nettamente il governo dalla Farnesina. Il governo di
turno non incide minimamente sulle decisioni della Farnesina. Un'eccezione: la
riapertura della nostra ambasciata della quale dobbiamo essere grati al giovane
premier Matteo Renzi.
La strozzatura nell'erogazione dei servizi
rappresentata dalla riduzione ai minimi termini del personale consolare non è
volta al risparmio, ma al disagio che provoca. Si vuole scoraggiare la
rivendicazione di italianità all'estero, indirizzando i cittadini italiani al
ricorso e all'uso di altre cittadinanze ove per nascita non ne abbiano due. La
chiusura ad esempio dell'ambasciata di Santo Domingo ha aumentato in modo
esponenziale la quantità di richieste della cittadinanza dominicana da parte
degli italiani qui residenti.
La condotta della Farnesina non è per
niente trasparente quando parla di spese e spesso appare evidentemente ambigua,
destando giustificate perplessità e addirittura sospetti di una condotta
illecita. Un esempio per tutti: l'esternalizzazione dei visti a società
offshore. Nemmeno la nomina di una miriade di figure onorarie non remunerate
appare giustificata. La discrezionalità delle nomine rappresenta una fonte di
potere, l'esercizio di influenze che possono avere un ritorno. La non
remunerabilità delle cariche lascia il tempo che trova perché sono previsti rimborsi
spese e alla Farnesina a fare la differenza sono questi e non i compensi
pattuiti.
Il realizzo dei beni demaniali va per la
maggiore. Sembra quasi che gli attuali componenti del team del MAE non vogliano
lasciare vendite di immobili ai loro successori. Tutto quello che si può si
vende e non ce ne siamo accorti solo noi di Santo Domingo. C'è molto materiale
al riguardo consultabile in rete.
Mancanza di trasparenza, riferimento alle
spese da tagliare in modo vago e contradditorio, volontà di scoraggiamento
dell'uso della cittadinanza italiana... Responsabilità del governo, dei partiti?.
Andiamo a vedere piuttosto chi opera alla Farnesina, ne conosciamo nomi e
cognomi. Esaminiamo ciò che hanno fatto negli ultimi anni da dove provengono e cosa
stanno facendo attualmente.