Si dice che la storia sia un dato di fatto immutabile in
quanto già accaduto, analizzato e descritto con dovizia di particolari dagli
storici. Invece mi accorgo che ogni volta che rileggo la cronaca di certi episodi
trovo sempre degli elementi nuovi. Gli storici sembrano dei giornalisti di
parte che vogliono orientare i lettori di turno nell'interpretazione di eventi passati
in modo favorevole alle loro ideologie e ai loro obiettivi personali. Uno di
questi è sicuramente quello di far rimuovere dal Pantheon nazionale i resti di
Pedro Santana Familia, "El Libertador", artefice indiscusso sul campo
dell'indipendenza dominicana, reo però di aver promosso l'annessione alla
Spagna negli anni '60 del diciannovesimo secolo.
Nelle vaste aree di sua proprietà nell'attuale provincia di El
Seibo c'erano mandrie di bovini con numerosi capi di bestiame che vivevano e si
riproducevano allo stato brado. Alle sue dipendenze lavoravano migliaia di
uomini che abbattevano i bovini a seconda delle richieste a colpi di
"machete", pesante e lungo coltello che da queste parti da sempre è uno
strumento di lavoro nei campi agricoli o anche di difesa, spesso di
aggressione, e che al tempo veniva utilizzato come arma nei campi di battaglia.
Duemila di questi uomini dalle braccia possenti e temprati a sforzi immani e a battaglie
campestri con bestie selvagge, che spesso e volentieri non attendevano passive la
loro fine, hanno costituito il primo esercito dominicano.
Prima del 27 febbraio del 1844 questi novelli soldati dall'indole
temeraria, tra l'altro uno dei tratti caratteristici della personalità
dominicana, che prevale soprattutto nell'est della Repubblica, erano già stati
addestrati e armati. Erano muniti di fucili e dell'artiglieria necessaria, ma
il punto di forza dell'esercito di Pedro Santana Familia erano i suoi
lancieri... Essi non imbracciavano lance, brandivano bensì machete e
cavalcavano come centauri nei campi di battaglia falciando i nemici quasi
fossero fragili ramoscelli. Una tecnica tutta caraibica di combattimento che venne
assunta successivamente dai cubani nella loro guerra di indipendenza.
Dire che i duemila seibani dell'importantissima battaglia
del 19 marzo
Pedro Santana Familia conosceva a fondo la strategia e la
tattica militare: gliele aveva tramandate suo padre, il colonnello Pedro
Santana, uno degli eroi della battaglia di Palo Hincado del 1808. Gli erano
noti i punti di forza del suo esercito, combatteva in un territorio in cui la
popolazione gli era amica. Le sue debolezze: il nemico era cinque volte più
numeroso.
L'approvvigionamento di alimenti e di acqua non gli mancava
e la motivazione dei suoi uomini era forte. Tutelò le vite dei suoi soldati in
ogni momento e in questo suo atteggiamento attendista favorito dalle
circostanze e volto a limitare al minimo le perdita umane si ritirò dopo una
vittoria, abbandonando la città di Azua al nemico. Ed è per questo che venne e
viene tuttora aspramente criticato dai suoi nemici e di questi ne ebbe tanti in
vita, ma moltissimi di più dopo morto.
Alla fine però inflisse una sonora sconfitta con i suoi
improvvisati lancieri a un esercito cinque volte più numeroso e confermò sul
campo la dichiarazione di indipendenza del 27 febbraio precedente. Questa
vittoria ebbe grande importanza in quanto i dominicani che facevano parte delle
truppe haitiane sul territorio vennero acquisiti nel nuovo esercito insieme
alle armi leggere e di artiglieria di cui disponevano. Vittoria
dell'intelligenza e della superiorità culturale di un popolo di uomini liberi
da sempre... e anche del rispetto e dell'amore dei soldati per il loro "caudillo".
Una vittoria tutta seibana...