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giovedì 30 marzo 2017

SCANDALO DEL TRAFFICO DEI VISTI O SCANDALO DELLA ESTERNALIZZAZIONE DEI VISTI A UNA SOCIETÀ OFF-SHORE?




Mi sono finora interessato soltanto a commentare la risposta all'ultima interrogazione parlamentare relativamente al tema del risparmio di spesa o "spending revue" che viene comunque da parte del viceministro Mario Giro riconfermato come unico motivo della chiusura della nostra ambasciata.
Non ripeterò quanto già detto e, comunque, si sa per certo che di un risparmio di spesa non si è trattato nel senso comunemente inteso, ma piuttosto di una prospettiva di realizzo dei beni demaniali intestati alla sede diplomatica del valore di circa 15 milioni di euro non andato a buon fine per motivi inattesi e imprevedibili.
A questa convinzione ci arriviamo anche e soprattutto in seguito alla menzione da parte del viceministro di un risparmio di 300.000 euro che avrebbe giustificato la chiusura dell'ambasciata. Si tratta in realtà di quisquilie, tenendo presente che il nostro consolato introitava ben oltre un milione di euro l'anno a titolo di tariffe per le prestazioni erogate. Quindi se 300.000 euro per il nostro viceministro trasteverino sono tanto significativi da citarli a giustificazione di un provvedimento così ingiusto, è lecito pensare che per detto funzionario il realizzo di 15 milioni di euro avrebbe potuto anche far sì che il gioco valesse la candela. Per gioco intendo la chiusura assurda e per "candela" le conseguenti scontate reazioni della comunità italiana. La rimozione di una delle 25 principali sedi diplomatiche del mondo non poteva non avere delle conseguenze a livello di proteste. Ha contribuito ad aggravare ulteriormente le cose il paradossale spostamento della competenza sulla circoscrizione a un'altra ambasciata molto più costosa, molto meno significativa, con molti meno iscritti AIRE, frequentata da un numero molto inferiore di turisti, la cui sede è in affitto e che soprattutto è distante 1.500 km e due ore di volo! Il gioco quindi valeva la candela ed effettivamente alla Farnesina puntavano al realizzo di questi 15 milioni. Si sa, quando i beni si trasformano in liquidi poi c'è sempre chi decide cosa farci e probabilmente in questo caso la tempistica era invertita e chi spinse per questa decisione sapeva già dove la liquidità sarebbe andata a finire.
Per quel che riguarda invece i visti viene riconfermata la rilevanza esclusivamente interna di questo fantomatico traffico del quale continua a non trapelare nulla verso l'esterno. In realtà tutto rimane ancora tra le mura della Farnesina. Qualcuno ha parlato di tiratina d'orecchie, sì perché dei licenziamenti non ce ne sono stati, la procura ha archiviato tutto e non c'è nemmeno un episodio che sia stato reso di dominio pubblico.
Il fatto che nulla fosse trapelato all'esterno lo sapevamo già. E allora sembra opportuno soffermarci sulla condotta del MAE nel prendere le sue decisioni. Sappiamo che il codice civile prevede un livello qualitativo ben preciso da parte degli amministratori. Mi riferisco alla diligenza del buon padre di famiglia. Non credo che questa diligenza sia stata osservata dai funzionari della Farnesina, soprattutto quando verso la metà del 2013 hanno imposto al consolato di Santo Domingo la cessazione dell'erogazione dei visti. Questa rinuncia frettolosa per motivi etici a quanto pare, che non hanno però trovato alcun riscontro concreto, ha comportato per la nostra ambasciata, per il ministero degli affari esteri, per le casse erariali italiane una perdita di circa due milioni di euro. Teniamo presente al riguardo che il nostro consolato incassava approssimativamente 700.000 euro l'anno per il rilascio dei visti. La rinuncia a questi ingenti introiti è stata fatta a fronte di niente, mere supposizioni e basta, per poi venirci a dire che si sarebbero risparmiati con la rimozione della sede diplomatica 300.000 euro per minori spese del personale…
Mi sembra degno di grande rilievo che il fantomatico traffico di visti continui ad essere al centro dell'attenzione in tempi in cui i clandestini vengono prelevati dalle coste libiche per essere introdotti nel Bel Paese, spesati di tutto e alloggiati nei migliori alberghi. Clandestini che peraltro costituiscono di per se una pericolosità di gran lunga superiore a quella dei presunti dominicani che avrebbero pagato cifre ingenti per un visto. Non vedo giustificato l'accanimento su questo traffico, tenendo anche conto che nulla è stato dimostrato al riguardo e che la tiratina d'orecchie di cui parla il viceministro non è credibile e soprattutto non ha rilevanza esterna.
Mi sembra invece che nessuno si sia soffermato su una situazione ben più scandalosa del pagamento di una mazzetta per avere un visto Schengen. Infatti, questi visti verso la metà del 2013 sono stati di fatto esternalizzati a favore di una società con sede in un paradiso fiscale. Una società della quale non possiamo conoscere né i bilanci né l'assetto societario. Potremmo quindi essere in presenza anche di un disegno criminoso da parte degli stessi funzionari della Farnesina, i quali avrebbero potuto favorire la cessazione dell'erogazione dei visti e l'esternalizzazione a una società off-shore per trarre un beneficio economico. Il sospetto è lecito, la dimostrazione qui dell'assoluta onorabilità dei funzionari non è alla loro portata, come non lo è la dimostrazione del contrario. Di certo si può dire che di diligenza del buon padre di famiglia dei funzionari della Farnesina all'atto di prendere le loro decisioni non c'è nemmeno l'ombra...