Mi sono finora interessato soltanto a
commentare la risposta all'ultima interrogazione parlamentare relativamente al
tema del risparmio di spesa o "spending revue" che viene comunque da parte
del viceministro Mario Giro riconfermato come unico motivo della chiusura della
nostra ambasciata.
Non ripeterò quanto già detto e, comunque,
si sa per certo che di un risparmio di spesa non si è trattato nel senso
comunemente inteso, ma piuttosto di una prospettiva di realizzo dei beni
demaniali intestati alla sede diplomatica del valore di circa 15 milioni di
euro non andato a buon fine per motivi inattesi e imprevedibili.
A questa convinzione ci arriviamo anche e
soprattutto in seguito alla menzione da parte del viceministro di un risparmio
di 300.000 euro che avrebbe giustificato la chiusura dell'ambasciata. Si tratta
in realtà di quisquilie, tenendo presente che il nostro consolato introitava
ben oltre un milione di euro l'anno a titolo di tariffe per le prestazioni
erogate. Quindi se 300.000 euro per il nostro viceministro trasteverino sono
tanto significativi da citarli a giustificazione di un provvedimento così ingiusto,
è lecito pensare che per detto funzionario il realizzo di 15 milioni di euro avrebbe
potuto anche far sì che il gioco valesse la candela. Per gioco intendo la chiusura
assurda e per "candela" le conseguenti scontate reazioni della
comunità italiana. La rimozione di una delle 25 principali sedi diplomatiche
del mondo non poteva non avere delle conseguenze a livello di proteste. Ha contribuito
ad aggravare ulteriormente le cose il paradossale spostamento della competenza
sulla circoscrizione a un'altra ambasciata molto più costosa, molto meno
significativa, con molti meno iscritti AIRE, frequentata da un numero molto
inferiore di turisti, la cui sede è in affitto e che soprattutto è distante
1.500 km e due ore di volo! Il gioco quindi valeva la candela ed effettivamente
alla Farnesina puntavano al realizzo di questi 15 milioni. Si sa, quando i beni
si trasformano in liquidi poi c'è sempre chi decide cosa farci e probabilmente
in questo caso la tempistica era invertita e chi spinse per questa decisione
sapeva già dove la liquidità sarebbe andata a finire.
Per quel che riguarda invece i visti viene
riconfermata la rilevanza esclusivamente interna di questo fantomatico traffico
del quale continua a non trapelare nulla verso l'esterno. In realtà tutto
rimane ancora tra le mura della Farnesina. Qualcuno ha parlato di tiratina d'orecchie,
sì perché dei licenziamenti non ce ne sono stati, la procura ha archiviato
tutto e non c'è nemmeno un episodio che sia stato reso di dominio pubblico.
Il fatto che nulla fosse trapelato all'esterno
lo sapevamo già. E allora sembra opportuno soffermarci sulla condotta del MAE nel
prendere le sue decisioni. Sappiamo che il codice civile prevede un livello
qualitativo ben preciso da parte degli amministratori. Mi riferisco alla diligenza
del buon padre di famiglia. Non credo che questa diligenza sia stata osservata dai
funzionari della Farnesina, soprattutto quando verso la metà del 2013 hanno
imposto al consolato di Santo Domingo la cessazione dell'erogazione dei visti. Questa
rinuncia frettolosa per motivi etici a quanto pare, che non hanno però trovato
alcun riscontro concreto, ha comportato per la nostra ambasciata, per il
ministero degli affari esteri, per le casse erariali italiane una perdita di
circa due milioni di euro. Teniamo presente al riguardo che il nostro consolato
incassava approssimativamente 700.000 euro l'anno per il rilascio dei visti. La
rinuncia a questi ingenti introiti è stata fatta a fronte di niente, mere
supposizioni e basta, per poi venirci a dire che si sarebbero risparmiati con
la rimozione della sede diplomatica 300.000 euro per minori spese del personale…
Mi sembra degno di grande rilievo che il
fantomatico traffico di visti continui ad essere al centro dell'attenzione in
tempi in cui i clandestini vengono prelevati dalle coste libiche per essere introdotti
nel Bel Paese, spesati di tutto e alloggiati nei migliori alberghi. Clandestini
che peraltro costituiscono di per se una pericolosità di gran lunga superiore a
quella dei presunti dominicani che avrebbero pagato cifre ingenti per un visto.
Non vedo giustificato l'accanimento su questo traffico, tenendo anche conto che
nulla è stato dimostrato al riguardo e che la tiratina d'orecchie di cui parla
il viceministro non è credibile e soprattutto non ha rilevanza esterna.
Mi sembra invece che nessuno si sia
soffermato su una situazione ben più scandalosa del pagamento di una mazzetta
per avere un visto Schengen. Infatti, questi visti verso la metà del 2013 sono
stati di fatto esternalizzati a favore di una società con sede in un paradiso
fiscale. Una società della quale non possiamo conoscere né i bilanci né
l'assetto societario. Potremmo quindi essere in presenza anche di un disegno
criminoso da parte degli stessi funzionari della Farnesina, i quali avrebbero
potuto favorire la cessazione dell'erogazione dei visti e l'esternalizzazione a
una società off-shore per trarre un beneficio economico. Il sospetto è lecito,
la dimostrazione qui dell'assoluta onorabilità dei funzionari non è alla loro
portata, come non lo è la dimostrazione del contrario. Di certo si può dire che
di diligenza del buon padre di famiglia dei funzionari della Farnesina all'atto
di prendere le loro decisioni non c'è nemmeno l'ombra...