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sabato 25 marzo 2017

GLI ITALIANI DELL'ARCO ALPINO SI CONGEDANO DA MARIO TORRONI CHE DOPO 29 ANNI LASCIA LA GESTIONE DELL'HOTEL RISTORANTE SVIZZERO EL SEÑORIAL




L'Hotel Señorial per chi non lo sapesse si trova nella via Danae nei pressi dell'Obelisco della George Washington (malecón) cosiddetto maschio ed è gestito da svizzeri. Vi si può mangiare tutto quello che di buono può offrire la cucina svizzera: fondue e raclette con caquelon, rechaud e fornellino e vi pare poco qui nel cuore dei Caraibi? Ma nel contempo vi potete far viziare con la migliore cucina italiana, spaghetti al dente e via dicendo, perché il gestore dal 1988 altri non è che un ticinese di Locarno, Mario Torroni. Comodamente seduti ai tavoli che insieme alle sedie si combinano con i colori della bandiera svizzera, come del resto l'abbigliamento dei camerieri, è facile vedere cittadini svizzeri di tutte le regioni, in particolare di quelle tedesche, discutere quasi sottovoce, perché essere svizzeri non è come essere italiani, e ridere sommessamente quasi si trovassero nelle loro valli, dove si sente sempre il tintinnio dei campanelli delle famigerate mucche, e temessero che l'eco del loro gutturale Schweizer Deutsch gli rimbombasse contro, mentre degustano le loro pietanze tipiche e bevono un buon vino, italiano di rito, che altro buon vino ci potrebbe essere?
Ma è facile vederci anche dei dominicani desiderosi di ordinare un buon raclette o una buona fondue che nel "poligono", zona gastronomica per antonomasia del Distrito Nacional, tra i viali Kennedy e 27 de febrero da una parte e Ortega e Gasset e W. Churchill dall'altra, non troverete mai.
E non a caso ho visto più volte tra i clienti di questo ristorante svizzero l'ambasciatrice dominicana in Italia, Peggy Cabral, dalla comunità italiana di Santo Domingo tanto benvoluta per la sua decisa azione a favore della riapertura della nostra ambasciata.
Per quel che riguarda gli italiani è da fare un discorso a parte. I frequentatori di questo ristorante svizzero ticinese sono per lo più frontalieri, abituati a bazzicare lungo l'arco alpino, d'inverno e d'estate, che hanno affrontato tempeste di neve e frane, cercando di avvantaggiarsi, si dice, delle differenze di prezzi tra gli stati a ridosso dell'invisibile linea di confine settentrionale italiana: contrabbando di tanti anni fa quando si trattava di una violazione amministrativa. Non è più così, oggi viene trattato come reato in Italia ed è quindi ormai un'attività quasi scomparsa... A parte il fatto che potrebbe sussistere soltanto tra l'Italia e la Svizzera. E così i frontalieri che comunicano fra loro in italiano, ma che ogni tanto biascicano delle parole nei loro dialetti con assonanze barbariche si sono ritrovati venerdì sera nell'unico ristorante svizzero che è anche italiano per congedarsi da Mario Torroni, loro amico da sempre. Non sarà più lo stesso si ripetono. Un ciclo finisce e non si torna più
indietro. A meno che... chissà, che Mario riapra da qualche parte nel "poligono" una Fondue come quella che chiuse 12 anni fa e che gestì per dieci anni con grande successo in quella stessa zona.
Dovunque tu vada Mario, sappi che lì ci saremo anche noi a ricordare i vecchi tempi, quando la neve era tanta, ma noi che eravamo giovani non avevamo mai né freddo né paura!
La pietanza che ci è stata offerta non poteva essere più adeguata: cinghiale alpino, cacciato nella linea di frontiera e polenta... Come è arrivato il cinghiale da queste parti nei tropici? Un segreto che non sveleremo!
Vino e grappa a volontà, quest'ultima rigorosamente friulana. Non poteva essere diversamente!