Mario Giro ha
risposto a un'interrogazione parlamentare, in veste di viceministro degli
esteri, che verteva sulle motivazioni della chiusura dell'ambasciata di Santo
Domingo e sul traffico dei visti. In questa sede esaminerò soltanto l'aspetto
relativo alla chiusura che secondo il viceministro è stata decisa in ottemperanza
alle disposizioni di legge relative alla riorganizzazione della rete all'estero
imposte dal decreto sulla revisione della spesa (Spending Revue) che ha
comportato per il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione
Internazionale l'attuazione di interventi su 35 strutture all'estero nel
biennio 2013-2014.
Al riguardo
rilevo che l'unica ambasciata a essere stata chiusa in questo biennio è stata
l'ambasciata di Santo Domingo http://comitaliasantodomingo.blogspot.com/2016/10/ambasciata-italiana-di-santo-domingo.html,
una delle 25 principali sedi diplomatiche del mondo, sicuramente tra le prime dieci
del continente americano, una destinazione storica dell'emigrazione italiana che
tra l'altro, come si evince in realtà dalla risposta data da Giro, si
autofinanziava.
Il
viceministro sostiene che "per ammortizzare gli effetti della chiusura
della Rappresentanza diplomatica italiana nella Repubblica Dominicana ed
assicurare al contempo il proficuo sviluppo delle relazioni con le autorità
locali ed i servizi necessari ai connazionali residenti ed in visita, la
Farnesina aveva ridisegnato la presenza istituzionale italiana nel Paese
caraibico accompagnando il provvedimento di chiusura con un ventaglio di misure
sostitutive e compensative, tra le quali l’istituzione nella capitale
dominicana di una sezione distaccata dell’Ambasciata a Panama e il
potenziamento della rete consolare onoraria nell’isola".
È
palesemente falso che sia stata istituita a Santo Domingo una sezione
distaccata dell'Ambasciata a Panama e lo si può controllare facilmente. Si fa
qui riferimento invece a un incaricato di affari dislocato nell'isola
all'interno della missione dell'Unione Europea: il dott. Livio Spadavecchia, un
diplomatico che non si è mai occupato di pratiche consolari. Non si capisce
allora in che modo la sua istituzione come incaricato d'affari avrebbe potuto essere
ricompresa in un ventaglio di misure compensative. Mario Giro fa dei discorsi
che sinceramente mi stupiscono perché che Livio Spadavecchia non c'entrasse
niente con i servizi consolari è ampiamente risaputo da tutti.
Il
potenziamento della rete consolare onoraria nell'isola non ha diminuito nel
modo più assoluto la difficoltà nell'erogazione dei servizi consolari perché a
queste figure non sono state assegnate mai le credenziali atte a tale scopo.
Si deve
concludere che di fatto non c'è stata nessuna misura sostitutiva o compensativa,
tant'è che la rete onoraria ha funto solo da passacarte.
I 300.000 euro
di risparmi in costi del personale, relativamente al 2015 rappresentano una
cifra ridicola, tenendo presente la rilevanza della sede diplomatica di Santo Domingo
e l'entità dei suoi incassi a titolo di tariffe. Nel 2015 poi non sono stati
erogati visti perché l'ambasciata spagnola, a questi vennero devoluti verso la metà del 2013, non se ne è più occupata e perché i
tempi per l'esternalizzazione dei visti da parte dell'ambasciata di Panama si
sono prolungati fino agli ultimi mesi dello stesso anno. Non sono stati nemmeno emessi
tutti i passaporti che in tempi normali avrebbero dovuto essere emessi per cui
i 300.000 euro rappresentano un'inezia e quasi la metà dello stipendio di un
ambasciatore o di un sottosegretario agli esteri, funzione che Mario Giro
ricopriva al tempo all'interno del MAE.
I soli visti
avrebbero rappresentato in tempi normali oltre 700.000 euro di incassi. Si noti
che Giro parla di un risparmio erariale di 300.000 euro. C'è da dire che in
effetti le sedi diplomatiche non vengono prese in considerazione come centri di
contabilizzazione di costi e di proventi a sé stanti con quindi un utile sui
generis o una perdita sui generis anche se in realtà la differenza tra entrate e uscite
non incide sulla rilevanza che una sede diplomatica può avere.
Comunque l'importo
di 300.000 euro non può assolutamente giustificare la chiusura della nostra
ambasciata. Esso non significa assolutamente niente se prendiamo in
considerazione i disagi subiti dalla nostra comunità a livello di individui e
di imprese.
La segnalazione
del viceministro della decisione del Consiglio di Stato circa l'invarianza dei
servizi prevista dalla legge della Spending revue dimostra soltanto che questa,
l'invarianza, non è stata rispettata dalla Farnesina. Il fatto che il Consiglio
di Stato abbia deciso che l'invarianza dei servizi non possa di regola essere concretamente
mantenuta in presenza di una riduzione delle spese rappresenta un vero e proprio
abuso di potere perché la massima istanza della magistratura amministrativa si
è così facendo sostituita al legislatore. E su queste cose ci dovremo ritornare
anche in futuro perché siamo in presenza di una vera e propria offesa
all'intelligenza, una cosa che spesso i prepotenti non possono evitare.