Non c'è modo
di quantificare i danni che la corruzione e l'impunità provocano al Paese, al
benessere personale e collettivo. Il denaro sottratto al benessere sociale, la
pace perduta, la paura sulle strade con la delinquenza politica interconnessa
alla violenza e alla criminalità, il cui costo economico sociale ed etico è
incommensurabile. Oltre alla crisi di fiducia al clima insostenibile di insicurezza
cittadina e alla sensazione di vulnerabilità che questa situazione genera, il Paese
si logora economicamente con l'investimento necessario per proteggersi. La
violenza, la delinquenza comune e la criminalità non danno pace sulle strade,
nei negozi, nelle abitazioni e costringono ad andare alla ricerca di meccanismi
di sicurezza, generando spese personali, familiari e imprenditoriali. Un
ingente investimento in armi da fuoco, in mezzi di protezione: guardie private,
allarmi, camere di vigilanza, transenne elettriche, sbarre di ferro, catene e
lucchetti, dispositivi diversi che moltiplicano le fiorenti imprese di
sicurezza. Una spesa ingente se si aggiunge ciò che investe lo Stato nei
programmi falliti per il controllo e la repressione della delinquenza comune,
nelle carceri, nei riformatori, somme milionarie per curare i feriti e i mutilati,
i pazienti con traumi e malattie causate da uno stile di vita che promuove la
violenza. Insomma un importo astronomico, intangibile che esaurisce le risorse della
nazione, l'economia e le entrate familiari e imprenditoriali. Risorse
sterilmente spese che avrebbero potuto essere destinate a migliorare la qualità
della vita.
Fonte: HOY del 27 marzo 2016