La buona novella è che con il governo pentaleghista
l’estero acquista un rilievo che non aveva in precedenza mai avuto.
Dalla mattina alla sera l’ottica dalla Farnesina è mutata
completamente.
La rete diplomatica non è più una fonte di spese da
tagliare, ma una risorsa da valorizzare.
Certo si passa dai mondialisti per i quali l’ultimo
posto nella classifica degli interessi veniva occupato dai cittadini italiani, ai
sovranisti per i quali questi ultimi sia nel territorio
nazionale che all’estero assumono una posizione centrale.
Una vera e propria rinascita proiettata
inesorabilmente verso il futuro.
Si fa avanti la consapevolezza del valore dell’italianità:
la nostra storia, la nostra cultura e perché no il nostro DNA sono la nostra vera
risorsa.
Sappiamo per fortuna anche chi sono stati da sempre
i nostri nemici. Li teniamo ora sotto controllo.
Alle spalle ci lasciamo il buio più pesto.
Anche nel comparto estero, nella rete diplomatica passiamo
da una tendenza che sembrava senza ritorno verso lo smantellamento, la
riduzione drastica del personale e delle sedi consolari, la privatizzazione dei
servizi, l’indifferenza verso Comites e CGIE, la diffusione della rete
onoraria, il disinteresse verso i servizi consolari, all’estremo opposto.
Di recente abbiamo assistito a un’interessante
assemblea plenaria del CGIE. Il sottosegretario agli esteri on. Merlo in quella
sede ha ribadito ancora una volta il suo
interesse verso un potenziamento del CGIE e del Comites.
Da Santo Domingo è partita una comunicazione al CGIE
firmata dal presidente del Comites, cav. Paolo Dussich, in cui si chiede tra l’altro
che “dal MAECI possano essere forniti gli strumenti necessari per tornare alla
normalità: un ufficio consolare aperto alla comunità”. A tal fine si chiedono
risorse, in particolare personale.
Un intervento importante del nostro Comites.
Ed ecco qui giunti al punto dolente: il Comites di
Panama è il nostro Comites?
A tutti gli effetti sì, ma il MAECI ancora non si è
pronunciato per ufficializzare questa situazione paradossale alla quale siamo
pervenuti dopo la riapertura della nostra ambasciata.
Il Comites di Panama viene riconosciuto dal nostro
ambasciatore per bontà sua oppure ufficialmente sia il capo missione che le
figure onorarie ne devono tener conto in quanto organo rappresentativo della
comunità italiana residente nella Repubblica Dominicana?
Sarebbe opportuno procedere a nuove elezioni del
Comites a Panama e nella Repubblica Dominicana oppure al Ministero preferiscono ufficializzare la posizione del Comites di Panama nella Repubblica
Dominicana?
Diversi membri del Comites di Panama sono dei
connazionali abitanti a Santo Domingo che godono della fiducia della comunità e
che si sono distinti in più occasioni per attività a favore della stessa. Ne
citerò tre e valga per tutti: Angelo Viro, Paolo Dussich e Flavio Bellinato.
Riteniamo che la nostra comunità abbia il diritto di
avere un Comites anche se eventualmente ancora per qualche tempo in
condivisione con Panama.
Riteniamo che sia nell’interesse della nostra
comunità che il Comites di Panama venga riconosciuto a tutti gli effetti come
Comites anche di Santo Domingo e che venga invitato sistematicamente agli eventi che
riguardano la nostra ambasciata, il consolato onorario e i viceconsolati e i
nostri connazionali.
Come comunità ci stiamo organizzando bene. La lotta
per la riapertura della sede diplomatica ci ha temprato. Ora vogliamo anche noi potenziare per quanto
possibile l’organo che ci rappresenta, il Comites, davanti all’ambasciata e al
CGIE e quindi al Ministero degli Affari Esteri.
Le persone giuste ce le abbiamo e sono già nei posti
giusti. È quindi importante che queste vengano messe nelle condizioni di
rappresentarci al meglio.