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martedì 24 luglio 2018

Wagner Vulso, il recluso italiano di Cucama recentemente condannato a 10 anni è gravemente ammalato. Gli amici sono indignati



Paesi che vai usanza che trovi caro Vittorio. Semmai in questa vicenda ne vieni fuori bene tu, che ti sposti da un capo all’altro dell’isola  per trovare Wagner in onore a un’amicizia che nulla dovrebbe c’entrare con la politica da quel che ho potuto osservare. Tanto di cappello, Vittorio! Spero di conoscerti presto. A te si aggiunge sempre Gianni e spesso Paolo Dussich, il presidente del Comites, entrambi li conosco e li frequento.
Hai trovato Wagner con i tre denti che gli sono rimasti, l’ombra di se stesso. Dopo tre anni di un processo caratterizzato da udienze rimandate. E anche oggi guarda caso la prima udienza dell’appello è stata rinviata al 21 agosto. Si parla di “habeas corpus”, ne parla Wagner, di cauzione versata. Di concreto non c’è niente. Avrebbero potuto processarlo a piede libero, ma i potenti si incapricciano. È una loro prerogativa che si aggiunge ad altre arbitrarietà.
Aneurisma dissecante di aorta e aorta sclerosi. Wagner è in fin di vita. Se non si procede con urgenza a cure mediche o a una chirurgia le possibilità di sopravvivenza nel breve medio periodo sono pressoché nulle.
“Questa diagnosi è una sentenza di morte annunciata peggio della sentenza del tribunale. Abbiamo un concittadino, in carcere con accusa (dubbia) non dimostrata di omicidio da ormai tre anni, in stato di indigenza, senza familiari, a cui tra poco gli scoppia l’aorta in carcere.” Dice Vittorio.
Un processo da terzo mondo? Da far drizzare i capelli! “Ho frequentato tutte  le udienze e siccome non si sentiva bene perché non hanno i microfoni... a volte ho dubitato di sapere la lingua spagnola per le cose assurde che “sentivo” chiedendomi sempre se avessi sentito bene!”
Il corpo della vittima è stato rinvenuto a 131 metri dall’abitazione del Vulso. E nonostante le solite e normali testimonianze fasulle è stato accertato che proprio in quel posto la vittima è stata colpita ed è deceduta. Sotto il suo corpo c’era una pistola con la matricola abrasa.
Non è stata fatta una perizia balistica e non si è accertato da quale distanza sono partiti i colpi, non si è parlato nemmeno di un possibile movente del condannato. Il morto nonostante l’altisonante nome Luis Alberto Cordero Cerda in realtà era un fantasma anagrafico perché sprovvisto di atto di nascita. In quelle condizioni aggirarsi con una pistola con la matricola abrasa in ore notturne non poteva non essere ritenuto un forte indizio di una sua attività professionale criminosa. Ma non si è tenuto conto nemmeno di questo.
Le indagini si sono fermate senza approfondimenti di sorta nell’unico indizio rinvenuto, quello del guanto di paraffina, con l’aggravante della detenzione di armi.
La prova del guanto di paraffina è stata fatta senza l’assistenza di periti della difesa. Il Vulso ha sempre negato di aver sparato. Non è stata fatta la perizia balistica eppure le pallottole sono rimaste dentro il corpo della vittima.
“La condanna inflitta è stata di 10 anni..... quando mai se si è certi di un omicidio la condanna è di soli 10 anni? Se fosse stato un tedesco i diplomatici di quel paese lo avrebbero quanto meno fatto operare di urgenza.” Sostiene Vittorio.
Invece di tedesco ha solo il nome, Wagner, che non gli ha portato bene.
Il Comites nella persona di Paolo Dussich è stato vicino a Wagner Vulso. L’ambasciatore non so. Non mi pronuncio. Continuo a ritenere che non è facile il suo mestiere nella Repubblica Dominicana. Un paese per tanti versi difficile: traffico stradale impossibile, eventi metereologici devastanti, incidenti stradali al top, delinquenza da brivido, tasso di omicidi ogni 100.000 abitanti ai vertici mondiali, incertezza giuridica. E a tutto questo ci possiamo aggiungere anche un ritardo cronico del disbrigo dei servizi consolari che non si riesce a colmare.
Ci auguriamo un giorno di avere un ambasciatore terra terra, che badi più al sodo, alla problematica concreta dei connazionali piuttosto che alle relazioni con l’elite del paese e all’allacciamento di relazioni commerciali improbabili per mancanza di competenza in questo campo.
Tutte cose che si augura anche il principale sindacato della Farnesina, non solo noi. Si parla infatti di “Cambiamento”.
Dalla vicenda di Wagner Vulso ognuno tragga le sue conclusioni.