Abbiamo seguito con attenzione la vicenda del nostro
connazionale già presidente del Panama, Ricardo Martinelli, oriundo di Lucca.
Se ne può trarre qualche insegnamento. Dopo un anno
di carcere negli Stati Uniti in attesa dell’estradizione arriva nel suo paese e
viene rinchiuso nelle patrie galere. “Un hotel a 5 stelle” ha dichiarato confrontando
il suo attuale luogo di reclusione con quello di Miami, e ha aggiunto: “Sono
stato rinchiuso come un cane senza poter nemmeno leggere, ma ho saputo
mantenere la mia dignità”.
Il capo d’imputazione principale riguarda le
intercettazioni telefoniche. Un reato per il quale non dovrebbe essere stata
concessa l’estradizione. Questo non è infatti previsto nell’accordo
sottoscritto al riguardo tra gli Stati Uniti e il Panama nel 2005. “Una
persecuzione politica”, sostiene l’oriundo lucchese, di Juan Carlos Varela
alleato di partito, vice presidente nel periodo di mandato di Martinelli e
attuale presidente del Panama.
Dalla sua storia si deduce che all’oriundo lucchese non
è andata per niente bene con i suoi alleati. Né con l’attuale presidente suo ex
amico e ora suo implacabile persecutore,
né con gli Stati Uniti. Eppure l’italo-panamense
sostiene con rammarico: “Sono sempre stato al 100% dalla parte degli Stati
Uniti. Ho sempre votato a favore di Israele, il suo principale alleato, tanto
da essere dichiarato persona non grata da Hezbollah” e si sofferma ancora su
tutto quanto ha fatto per essere sempre dalla parte degli USA ogni qualvolta
gli veniva chiesto un intervento a tal fine.
Durante un pranzo a Lagley, sede della Cia, gli è
stato detto che avrebbe potuto recarsi in qualsiasi momento negli USA qualora
avesse avuto bisogno di proteggersi da Varela, l’attuale presidente del Panama.
“Avevo l’impressione di poter fare affidamento sulle promesse dei funzionari
americani. Sbagliavo!” Questa è la conclusione alla quale l’oriundo lucchese è
giunto.
Ricardo Martinelli pensava forse di essere in una
botte di ferro perché tra le altre cose votava sempre secondo le direttive
americane, ad esempio a favore di Israele, pur evidentemente senza convinzione
altrimenti non ne parlerebbe in questi termini. E se votava così pur non
essendo d’accordo si aspettava una certa considerazione. Del resto se si è
dalla parte dei potenti, avrà pensato, non si può sbagliare! Ma non è sempre così e lo vediamo dappertutto in
America Latina. Le prigioni sono piene di ex presidenti e politici ai vertici, scontando le pene più svariate. I potenti sono avari nei confronti
dei loro adulatori…
Ora Ricardo Martinelli si trova nelle patrie galere,
molto meglio comunque di quando era rinchiuso a Miami, e chiede attraverso i
suoi avvocati alcuni privilegi non previsti per i normali carcerati:
una domestica per le pulizie giornaliere della sua
cella
una televisione di 45 pollici con servizio di
programmazione a pagamento
delle persiane in legno per le finestre
un deposito d’acqua più grande
uno scaldabagno
un impianto musicale
un riproduttore blue ray
un mobile in legno
un estrattore di umidità
un computer
Dispiace per l’oriundo, ma purtroppo non sempre
prendere le parti dei potenti e sostenere soprusi e ingiustizie paga.
Speriamo che gli concedano tutti quei privilegi.
Penso comunque che meriterebbe essere trattato come nel carcere di Miami, come
un cane… in modo che ci tenga a salvaguardare quella dignità di cui non si è
curato quando approvava le malefatte dei potenti del mondo. Una specie di karma…