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mercoledì 11 luglio 2018

Un bilancio disastroso delle proteste in Haiti. E si parla di uno spostamento massiccio di haitiani verso la Repubblica Dominicana



Quando si prendono misure severissime dettate da organismi internazionali come l’FMI, ad esempio, basta fare una breve ricerca nei recenti archivi storici per capire che è possibile anche un sollevamento popolare.
Se i conti da quadrare hanno la precedenza sulla vita o sulla morte delle persone può capitare che ci siano delle reazioni violente delle masse. Queste poi una volta iniziate stentano a fermarsi. La scelta della repressione armata ormai non è più un’opzione.
A nessun capo di stato piace l’idea di assumersi la responsabilità di un eccidio che potrebbe magari essere considerato anche crimine contro l’umanità. E allora bisogna lasciar fare… Del resto le proteste popolari se non sono state previste, se non possono essere represse, devono evolversi fino a quando per forza di inerzia cessano.
L’FMI, i soldi che presta e le condizioni che esige… Ormai li abbiamo individuati tutti o quasi i mondialisti. Questo organismo, l’FMI, è un pilastro della globalizzazione.
Certo i soldi sono soldi e se li hai presi, li devi restituire… Anche in tempi di soldi creati dal nulla, di allentamento quantitativo, di carta straccia e aria fritta che si trasforma in oro! Ma chi li prende questi soldi non è mai chi li restituisce. Ed è lì che si direbbe che si concentra la funzione dell’FMI, nel dar soldi  a governi corrotti e nel riceverli indietro attraverso rinunce e sofferenze degli strati sociali meno abbienti.
E sembra che non ci sia nemmeno uno stato al mondo che abbia mai fatto a meno di restituire i prestiti ricevuti dall’FMI!
Aumenti di circa il 50% di tutti i carburanti. Aumenti notevoli dei dazi dei prodotti di importazione e in Haiti si produce poco o niente.
Tanto è bastato perché la gente si riversasse sulle strade: dai filmati che arrivano da Haiti si vede una folla in movimento frenetico disposta a distruggere tutto quanto trova nel suo percorso.
Il bilancio delle proteste: sono stati devastati e saccheggiati 18 stazioni di servizio, 3 hotel, 10 industrie, diversi centri commerciali, negozi vari e un mercato. Sono stati distrutte inoltre anche 100 autovetture. Incendi dappertutto anche di residenze familiari.
Con i social sono state diffuse notizie che segnalavano uno spostamento massiccio di haitiani in fuga verso la Repubblica Dominicana attraverso la frontiera terrestre. Un contagio, forse voluto… In fondo si punta sempre sul disagio da diffondere, sulla instabilità.
Certo non sussiste alcun rischio che la Repubblica Dominicana si rivolga all’FMI. I 500 morti delle proteste del 1984 possono bastare ancora per qualche decennio.
La frontiera comunque si trova sotto la costante supervisione e il monitoraggio dei soldati dell’esercito, dell’aviazione e della marina di guerra e non è emerso finora alcun segnale dell’invasione di cui si insiste a parlare.
Ma se questa ci fosse davvero, in che modo potrebbe essere evitata? Sparando sulla gente?
È già capitato nel Sahara spagnolo il 6 novembre 1970 con l’invasione di 50.000 civili disarmati. Gli spagnoli non hanno osato sparare sulla folla e così il territorio è passato sotto la sovranità del Marocco.
Corsi e ricorsi storici?