Quando si prendono misure severissime dettate da
organismi internazionali come l’FMI, ad esempio, basta fare una breve ricerca
nei recenti archivi storici per capire che è possibile anche un sollevamento
popolare.
Se i conti da quadrare hanno la precedenza sulla
vita o sulla morte delle persone può capitare che ci siano delle reazioni
violente delle masse. Queste poi una volta iniziate stentano a fermarsi. La
scelta della repressione armata ormai non è più un’opzione.
A nessun capo di stato piace l’idea di assumersi la
responsabilità di un eccidio che potrebbe magari essere considerato anche
crimine contro l’umanità. E allora bisogna lasciar fare… Del resto le proteste
popolari se non sono state previste, se non possono essere represse, devono
evolversi fino a quando per forza di inerzia cessano.
L’FMI, i soldi che presta e le condizioni che esige…
Ormai li abbiamo individuati tutti o quasi i mondialisti. Questo organismo, l’FMI,
è un pilastro della globalizzazione.
Certo i soldi sono soldi e se li hai presi, li devi
restituire… Anche in tempi di soldi creati dal nulla, di allentamento
quantitativo, di carta straccia e aria fritta che si trasforma in oro! Ma chi
li prende questi soldi non è mai chi li restituisce. Ed è lì che si direbbe che
si concentra la funzione dell’FMI, nel dar soldi a governi corrotti e nel riceverli indietro
attraverso rinunce e sofferenze degli strati sociali meno abbienti.
E sembra che non ci sia nemmeno uno stato al mondo che
abbia mai fatto a meno di restituire i prestiti ricevuti dall’FMI!
Aumenti di circa il 50% di tutti i carburanti.
Aumenti notevoli dei dazi dei prodotti di importazione e in Haiti si produce
poco o niente.
Tanto è bastato perché la gente si riversasse sulle
strade: dai filmati che arrivano da Haiti si vede una folla in movimento frenetico
disposta a distruggere tutto quanto trova nel suo percorso.
Il bilancio delle proteste: sono stati devastati e saccheggiati
18 stazioni di servizio, 3 hotel, 10 industrie, diversi centri commerciali,
negozi vari e un mercato. Sono stati distrutte inoltre anche 100 autovetture. Incendi
dappertutto anche di residenze familiari.
Con i social sono state diffuse notizie che
segnalavano uno spostamento massiccio di haitiani in fuga verso la Repubblica
Dominicana attraverso la frontiera terrestre. Un contagio, forse voluto… In
fondo si punta sempre sul disagio da diffondere, sulla instabilità.
Certo non sussiste alcun rischio che la Repubblica
Dominicana si rivolga all’FMI. I 500 morti delle proteste del 1984 possono
bastare ancora per qualche decennio.
La frontiera comunque si trova sotto la costante
supervisione e il monitoraggio dei soldati dell’esercito, dell’aviazione e della
marina di guerra e non è emerso finora alcun segnale dell’invasione di cui si
insiste a parlare.
Ma se questa ci fosse davvero, in che modo potrebbe essere evitata?
Sparando sulla gente?
È già capitato nel Sahara spagnolo il 6 novembre 1970
con l’invasione di 50.000 civili disarmati. Gli spagnoli non hanno osato
sparare sulla folla e così il territorio è passato sotto la sovranità del
Marocco.
Corsi e ricorsi storici?