Alle ore 17 dell’8 luglio scorso il National Hurrican
Center di Miami dichiarava che Beryl non esisteva più, anzi che da quel momento
in poi non lo avrebbe più seguito, lasciando tutte le isole dei Caraibi all’oscuro
dell’evolversi del fenomeno atmosferico. Un vero e proprio black out.
Il nome della depressione o bassa pressione o
maltempo che ne risultava sarebbe stato in seguito “i resti di Beryl”,
“the remnants of Beryl”.
Questi “resti” continuavano però a spostarsi come un
sistema omogeneo a una velocità di oltre 40 km/h mantenuta fino al loro ingresso
nel territorio dominicano.
Da “resti” ci si sarebbe atteso una posizione ferma
con le sue parti sparpagliate nell’oceano e non un sistema compatto con
rotazione perimetrale che proseguiva secondo un percorso rettilineo che puntava
decisamente alla Repubblica Dominicana.
Anche da questo punto di vista c’era qualcosa che
non quadrava.
La velocità interna di detto sistema non meglio
definito era ancora di 75 km/h con punte di 85 km/h. Raffiche di vento,
tormente elettriche e acquazzoni garantiti di circa 100 mm per le isole che
avrebbe attraversato come Dominica e Porto Rico con danni non indifferenti per
poi proseguire nella Repubblica Dominicana, provocando come sappiamo inondazioni,
smottamenti e precipitazioni anche di 200 mm.
I saputelli di turno con la mente annebbiata dalla
grandissima boria che si portano dietro e che evidentemente appesantisce la
loro lucidità, avrebbero voluto che si smettesse di “disinformare” la gente.
Beryl si era dissolto e punto.
Un’interpretazione superficiale di un’informazione
non compresa o non letta approfonditamente. “Ѐ finita, non ne parlate più!”
Eppure si è trattato di un inspiegabile black out
che ci ha lasciato senza copertura come isolani caraibici per tutto il tempo.
Non è la prima volta che succede. Non si capisce bene il perché, ma è così.
Ed è per questo motivo che il presidente Danilo
Medina ha convocato in COE, ONAMET e tutti gli organismi di protezione e si è
rivolto a loro con poche ma eloquenti parole: “Non voglio sorprese!”.
Di sorprese ne abbiamo avuta più di qualcuna nel
Gran Santo Domingo. E senza andare lontano parlerò dei danni da me subiti:
allagamento dell’appartamento al quarto piano per un tubo di drenaggio tappato,
processore e scheda video del computer saltati, bruciato il modem e il cavo del
telefono. Meno male che ero sveglio quando è successo altrimenti sarebbe potuto
andare anche peggio.