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venerdì 20 luglio 2018

Poliziotto municipale toglie il fucile a un militare e uccide un uomo in pieno centro della capitale





La notizia è stata presentata diversamente all’inizio ed è andata modificandosi mano a mano che si accertava la falsità delle comunicazioni.
Si è sostenuto infatti in un primo momento che a rimanere ucciso fosse stato un lavavetro di quelli che operano agli incroci delle strade.
Ora sono in vigore normative severe che vietano questa attività e quindi si aggirano delle squadre formate da membri della polizia municipale e da militari che cercano di sloggiare dagli incroci queste persone.
Non c’è verso però di allontanare i lavavetro dagli incroci. Ci tornano regolarmente o resistono come in questo caso al loro allontanamento.
Ma la vittima qui non è un lavavetro. Questi è semmai un protagonista della vicenda.
Ѐ stato allontanato da quattro membri della polizia municipale che lo stavano trascinando a viva forza verso il furgone municipale.
Secondo la gente presente, una volta al suo interno, il malcapitato sarebbe stato sottoposto a un esemplare pestaggio.
Ecco allora che il lavavetro opponeva resistenza.
Di solito qui, paese che vai usanza che trovi, si tollera la resistenza alla polizia solo da parte delle donne. Quando si tratta di uomini, questa, la resistenza, comporta morte sicura.
Il problema in questo caso era che la polizia municipale non è dotata di armi e che i militari si rifiutavano di sparare.
In difesa del lavavetro, per impedire il suo trasporto all’interno del furgone, sono intervenuti due passanti.
Da una parte il lavavetro veniva strattonato verso il furgone e dall’altra i passanti solidali lo trattenevano.
Questo tira e molla sembrava essersi concluso, uno dei passanti solidali si stava allontanando dalla scena, mentre uno dei membri della polizia municipale ordinava al militare di supporto di sparargli e, al suo rifiuto, gli toglieva il fucile, senza trovare peraltro alcuna resistenza, e imbracciatolo sparava alla testa del passante solidale uccidendolo.
E fin qui tutto normale. La vita umana nei Caraibi vale poco o niente.
Semmai è grave il fatto che un militare violi la sua consegna e ceda ad altri l’arma in dotazione.
Va osservato inoltre che la polizia municipale non ha armi in dotazione, non è previsto quindi che spari.
La gravità di questa storia sta invece nel rapporto fasullo della polizia municipale smentito dai video e cioè che la folla si sarebbe munita di pietre e avrebbe aggredito la squadra. Un resoconto smentito dal video.
Si rileva inoltre che il capo della polizia municipale del Distretto Nazionale, il generale Manuel Lachapelle, ha definito l’uccisione del civile come un incidente.
Sicuramente non è stato così. Si tratta di un omicidio a sangue freddo non giustificato da alcuna colluttazione in atto e per di più premeditato in quanto l’arma del delitto è stata strappata di mano a un militare.
Se non ci fosse stato il video probabilmente tutto sarebbe filato liscio. Del resto questi omicidi proliferano proprio perché si fa affidamento sull’immunità che arriva sempre puntualmente.
Invece purtroppo per il criminale e per i suoi protettori non è stato così.
L’andamento dei fatti è perfettamente visibile in un video.
Mariano Figueroa di 45 anni era padre di tre figli, il più grande dei quali ha 15 anni. Di professione faceva il camionista. Tre orfani in più e una famiglia distrutta!
La novità assoluta che sorprende e che di cui si viene a conoscenza oggi nei giornali è che l’assassino è stato arrestato e che verrà sottoposto a giudizio penale con fissazione di un termine di coercizione.
Il capo del corpo di polizia municipale aveva proposto soltanto la sua espulsione per uso eccessivo della forza.
La gente ha reagito. Vuole giustizia!