L’iscrizione all’AIRE è un obbligo per chi risiede all’estero. Anche lo Stato avrebbe l’obbligo di garantire i servizi consolari in modo efficiente. Eppure questi peggiorano di giorno in giorno.
Con la legge di bilancio sono state instaurate sanzioni pesanti per chi non si iscrive. Una misura molto discutibile rivolta soprattutto contro i nuovi emigranti, quelli che sono costretti a espatriare alla ricerca di un lavoro che in Italia non trovano, e che si recano principalmente nei paesi europei.
Questi italiani possono far ritorno in poche ore in Italia e magari usufruire delle prestazioni del servizio sanitario il che non va bene allo Stato per il quale chi si iscrive all’AIRE rappresenta una riduzione della spesa pubblica e basta e poi c’è l’IMU sulla prima casa, maggiore risparmio e incassi!
Del resto, l’italiano all’estero è in trappola: non più servizi sanitari in Italia, l’IMU sulla prima casa se ce l’ha, e servizi consolari quasi nulli. In particolare, di tutto questo ne risentiamo noi che ci troviamo fra le quattro mura, si fa per dire, di un’isola dalla quale si può uscire solo con un passaporto valido che peraltro non si riesce ad avere in tempi decenti.
Esaminando nel dettaglio l’obbligo di iscrizione all’AIRE e le relative sanzioni, c’è da dire che il primo scatta dopo un anno e dipende molto dalla volontà del connazionale di rimanere a vivere nella località estera. Per le sanzioni, queste non sono state ancora oggetto di un decreto di attuazione che definisca le diverse situazioni. Il fatto poi che ad accertare la violazione sia lo stesso comune che incamera la sanzione grida all’ingiustizia.
Abbiamo la memoria corta, questo è un dato di fatto, ma parlando di discriminazioni nei confronti dei residenti AIRE, dovremmo ricordare il divieto di rimpatrio che il nostro governo ci ha imposto per mesi nel periodo pandemico. Paradossalmente noi cittadini italiani nativi non potevamo tornare in Italia in quanto iscritti AIRE. Lo Stato non ci considera, questa è la triste realtà!
C’è chi dice che con un numero maggiore di iscritti riceveremmo più risorse dal MAECI. Un’ipotesi molto inverosimile, il problema non sono le risorse ma la scarsa propensione all’erogazione dei servizi da parte di diversi funzionari consolari.