Il nuovo diplomatico in carica nell’ambasciata, Rodolfo Colaci, oggi, nel corso dell’Assemblea Straordinaria del Comites ha affermato qualcosa di cui non ero al corrente. Ha sostenuto, infatti, che la nostra ambasciata è stata chiusa a suo tempo per i visti. Novità assoluta questa! Eppure io ho seguito con molta attenzione la vicenda della nostra chiusura durante i due anni della sua durata.
No. Il dott. Colaci deve sapere che non è così. Ciò che sostiene sono voci di corridoio che non hanno nessun valore e che non meritano nemmeno di essere approfondite.
I motivi della chiusura della nostra ambasciata si possono tranquillamente trovare nel decreto ministeriale che la stabilì nel 2014 e nelle sentenze del TAR e del Consiglio di Stato relative ai ricorsi presentati dalla nostra comunità.
Non occorre nemmeno dire a un laureato tra l’altro appartenente alla carriera diplomatica, che la lettura dei documenti è essenziale e che l’affidamento alle voci di corridoio non è ammissibile, soprattutto se da queste scaturiscono paure irrazionali che a quanto pare stanno paralizzando il servizio visti e non solo. Non è possibile che da un giorno all’altro si cambino le carte in tavola sui servizi in peggio per chi li richiede con la scusa di un rischio che si vuole evitare.
Peraltro i funzionari consolari dovrebbero attenersi alle leggi italiane in materia, che sono vigenti e vincolanti e soprattutto chiare perché scritte nella nostra lingua, e non rivolgersi ad altre ambasciate dell’area Schengen per chiedere conferma delle procedure come si sta facendo attualmente a Santo Domingo. C’è una convenzione ad esempio tra l’Italia e la Repubblica Dominicana sui documenti legalizzati e apostillati che non esiste tra la Germania e la Repubblica Dominicana, per cui i criteri adottati dai tedeschi sono completamente diversi dai nostri.
Abbiamo fatto una dura battaglia per riavere la nostra ambasciata. Ora a quanto pare dovremmo iniziarne un’altra per dei servizi consolari efficienti.