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venerdì 16 febbraio 2024

Ramfis Domínguez Trujillo rinuncia alla cittadinanza statunitense

 



In un Paese dove tutti vogliono emigrare negli Stati Uniti, sorprende che qualcuno rinunci alla cittadinanza statunitense. In questo caso il motivo è aspirare alla presidenza della Repubblica Dominicana, il che vale un Perù. Infatti, è la via più sicura per arricchirsi a dovere. La politica da queste parti è una miniera d’oro e non c’è attività aziendale che regga il confronto.

Ramfis Domínguez Trujillo è il nipote del dittatore Rafael Leonidas Trujillo che governò la Repubblica Dominicana dal 1930 al 1961, imponendo una repressione feroce e sanguinaria. Vuole candidarsi alla presidenza alle prossime elezioni di maggio. A tal fine ha rinunciato alla cittadinanza statunitense, Paese dove è nato, adempiendo così alle disposizioni della costituzione dominicana che non consentono che il candidato alla presidenza abbia un'altra nazionalità. Resta da vedere se la giunta centrale elettorale convaliderà la sua candidatura.

Tanti dominicani pensano che un ritorno del trujillismo sarebbe la soluzione ideale per il Paese: mano dura contro la delinquenza, ordine, la fine della corruzione, sovranità in primo piano in relazione alla questione haitiana ma non solo.

A Trujillo sopravvive questo nipote statunitense di nascita e con il 25 per cento del sangue del dittatore. Tanto basta per far pensare che con Ramfis ci sarà un ritorno al passato. È evidente che questo non è possibile ma vaglielo a spiegare a questi illusi.

Comunque in un Paese dove milioni di persone votano per avere una carica o un posto statale o una porzione di pollo fritto e una birra il giorno delle elezioni, non c'è spazio per gli outsider.