Testo integrale dell'intervento del consigliere Diana Spedicato:
"Porto alla vostra
attenzione una situazione delicata che si sta creando nell'ambito delle
problematiche di accesso e funzionamento dei servizi consolari e in particolare
per quanto riguarda l'Ufficio Visti dell'ambasciata. Sono venuta a conoscenza
di questa problematica attraverso una moltitudine di messaggi, segnalazioni,
chiamate di richiesta di aiuto ricevute negli ultimi due mesi a partire da
dicembre, 2023 da parte dei connazionali su situazioni riguardanti in
particolare i familiari dei cittadini italiani, ai sensi del decreto legge 30
n. 30 del 2007 che chiedono il visto per l'Italia. Per questo l'argomento è
anche di interesse di questo Comites, perché si parla di cittadini italiani e
loro familiari e dei loro diritti. Chiaramente ricordiamo che in questi casi il
visto è un diritto del familiare del cittadino italiano e deve essere
rilasciato, quindi, in via rapida e prioritaria, e non deve essere trasformato
dalla pubblica amministrazione in un ostacolo al ricongiungimento delle coppie
delle famiglie, tenendo magari lontani i bambini dai genitori, dove l'interesse
superiore del bambino è quello di potersi ricongiungere con i loro genitori.
Anzi, in questo caso dovrebbe essere tutto il contrario, cioè dovrebbero essere
garantiti i diritti e agevolato il rilascio di questi visti.
Partiamo dalla
base del problema: i tempi di accesso al servizio. Secondo quanto previsto
dall'art. 9, c. 2 del Codice dei visti e dal suo manuale di applicazione,
l'appuntamento ai richiedenti di visto Schengen in generale deve essere dato
entro e non oltre due settimane a contare dalla data in cui ne viene fatta
richiesta. Negli ultimi due mesi e mezzo circa e in particolare nel mese in
corso, si è verificata una ripetuta violazione a questi termini. Addirittura
gli appuntamenti chiesti verso la metà del mese di febbraio sono stati fissati
a fine maggio, cioè altro che due settimane! Stiamo parlando dopo oltre tre
mesi dalla data di richiesta. Nei casi in cui poi dal cittadino italiano è
stato chiesto cortesemente se fosse possibile anticiparle, dato che chiaramente
si tratta di famiglie, quindi la famiglia doveva essere riunita, l'Ufficio
Visti ha confermato di poter dare le prime disponibilità solo e non prima di
fine maggio.
Questa situazione
è ancora più grave dato che si tratta di richiedenti familiari di cittadini
italiani. Cioè questa regola delle due settimane vale per tutti i richiedenti
di visti Schengen, ma nei casi di richiedenti familiari di cittadini italiani,
quindi aventi diritto di ingresso in Italia e di libera circolazione negli
Stati Schengen, ai sensi del decreto legislativo che ho citato prima e pertanto
aventi diritto al rilascio del relativo visto in via prioritaria e concedendo
ogni agevolazione affinché il familiare del cittadino italiano ottenga il visto
necessario per esercitare questi diritti di cui è titolare, secondo quanto
stabilisce il manuale del codice dei visti. La cosa è, quindi, ancora più grave
se si considera che addirittura si sta verificando paradossalmente una sorta di
discriminazione a svantaggio dei familiari di cittadini italiani e che invece
si avvantaggiano i richiedenti di semplici visti turistici oppure i visti di
lunga durata per i familiari di dominicani residenti in Italia.
L'Ufficio Visti a
partire da metà dicembre circa ha tolto alla società Almaviva la possibilità di
ricevere le pratiche dei familiari di cittadini italiani. In merito a questo
c'è anche l'annuncio ufficiale sulla pagina di Almaviva. Appena la si apre c'è
l'annuncio che ormai le richieste di visto dei familiari dei cittadini italiani
vengono ricevute solamente direttamente dall'Ufficio Visti previo appuntamento
che si può ottenere solo via e-mail. L'Ufficio Visti sta dando ai familiari dei
nostri connazionali che scrivono via e-mail gli appuntamenti a più di 3 mesi di
distanza, mentre risulta che i turisti e i familiari dei dominicani che fanno
la richiesta tramite Almaviva ottengono l'appuntamento anche per la settimana
dopo: 3 mesi per i familiari di cittadini italiani contro sette o dieci giorni
di attesa per i turisti e per familiari dei dominicani. Il 15 di febbraio ho
registrato proprio un video sulla pagina perché non credevo ai miei occhi.
Cinque giorni fa sono entrata sulla pagina di Almaviva e ho registrato un video
che dimostra quello che sto dicendo perché sinceramente è gravissimo e allo
stesso tempo i connazionali mi riferivano che veniva loro confermato dall'Ufficio
Visti che per i loro familiari non aveva disponibilità prima di fine maggio.
È inammissibile
che in termini di accesso al servizio vengano avvantaggiate, oltretutto in modo
così pesante, parliamo di 7 giorni contro 3 mesi, le richieste di turisti e
parenti di stranieri rispetto a quelle di cittadini italiani e dei familiari
che per legge devono essere trattate prioritariamente e sotto le migliori
condizioni.
Non dovrebbe
succedere che dopo oltre venti scambi di mail tra un utente e l'Ufficio Visti,
l'utente ancora non riesca ad avere un appuntamento. Non dovrebbe nemmeno
succedere che contestualmente alla comunicazione della data di appuntamento, a
un utente venga chiesta una lista di documenti, a un altro utente nella stessa
situazione del primo gliene venga chiesta un'altra diversa e all'altro dopo
ancora un'altra diversa. Dov'è la sicurezza giuridica? Non dovrebbe succedere
che di sana pianta vengano inventate richieste di documenti che non solo non
sono previste dalla legge, ma nemmeno sono attinenti al caso incluse in un
elenco che si conclude con la scritta: “Non verrà ricevuta documentazione
incompleta”, dimenticando che invece per legge, art. 19 del codice dei visti,
la documentazione deve essere in ogni caso ricevuta dall'ufficio, basta che sia
formalmente ricevibile ovvero, a livello di documenti, presentata in modo tale
che contenga un formulario di richiesta riempito e firmato, un documento di
viaggio valido e una fotografia. Basta che contenga questi elementi perché la
domanda sia ricevibile, quindi che debba essere ricevuta ed esaminata.
Dall'ambasciata non si può scrivere, non verrà ricevuta documentazione
incompleta dove ci sono tra l'altro delle richieste che non sono attinenti al
caso.
Alle domande di
spiegazioni da parte delle persone sui motivi alla base di queste richieste non
attinenti ai casi, non bastano risposte in cui l'Ufficio Visti evidenzia che il
tema è delicato, che l'ambasciata deve fare le sue verifiche. Questi argomenti
non si possono usare come base per poter chiedere qualsiasi cosa passi per la
mente. E ribadisco, qui si parla di familiari di cittadini italiani per i quali
una volta, sempre in base alla legge, appurato che il legame di parentela non è
fraudolento e che le situazioni non sono finte e strumentali all'ottenimento di
un visto, in pratica resta poco altro da appurare per rilasciare il visto.
A proposito di
queste considerazioni, un capitolo importantissimo è quello che riguarda i casi
dei minorenni, sempre familiari di cittadini italiani, nei quali si è arrivati
al punto che l'ambasciata ha chiesto come condizione per ricevere la domanda di
visto dei minorenni non accompagnati dai genitori, perché questi sono fuori
dalla Repubblica Dominicana, che il genitore debba venire personalmente in
Repubblica Dominicana per presentarsi in ambasciata; oppure, se non viene, che
debba produrre documentazione che certifichi la cessione dell'affidamento
legale del minore a una terza persona in Repubblica Dominicana. Cioè quindi
praticamente secondo questo teorema che io definirei kafkiano, come minimo una
madre per avere suo figlio minorenne con lei in Italia prima dovrebbe cedere
l'affidamento legale a una terza persona in Repubblica Dominicana perché
l'ambasciata ha deciso che solo in questo modo accetta che questa terza persona
accompagni il bambino in ambasciata e poi finalmente avrebbe potuto avere suo
figlio in Italia e quindi riprendersi anche l'affidamento legale che prima era
suo. Cioè, per capirci meglio, faccio un esempio perché la situazione sia un
pochino più chiara. Sarebbe come andare a chiedere a una persona notoriamente
sposata, di produrre un certificato di stato libero perché un ufficio pubblico
si è inventato che riceverà la sua richiesta, per esempio di avere il medico di
base solo se presenta un certificato di stato libero. Così perché l'ufficio
pubblico gli ha chiesto di presentare quel certificato, la persona prima deve
divorziare dopodiché produce il certificato di stato libero per accontentare la
richiesta dell'istituzione. Successivamente si risposa perché in realtà la
persona non voleva essere di stato libero, voleva essere sposata, però doveva
accontentare l'istituzione.
Siamo a questi
livelli. E di tutto questo non è dato sapere il perché. Le risposte alle
richieste di delucidazioni in questi casi sono vaghe: “Ci atteniamo alla
normativa” (ma quale normativa?); “Siamo tenuti a fare verifiche” (e siamo
d'accordo, ma che c'entrano le verifiche con queste richieste?). Cercando di
decifrare le varie risposte, ma io sinceramente su questo punto spero vivamente
di sbagliarmi, perché se fosse così sarebbe gravissimo, si potrebbe pensare che
l'attuale Ufficio Visti dell'ambasciata non stia riconoscendo valore legale ai
documenti chiamati “Autorización consular”, ovvero le procure speciali firmate
davanti al console dominicano in Italia, che ha funzioni di notaio pubblico,
nel cui testo il genitore del minore conferisce procura al suo procuratore
speciale ad agire in proprio nome e rappresentazione nel compiere gli atti
necessari alla richiesta di visto a favore del figlio minorenne. Allora questi
documenti sono formati in forma notarile tra l'altro, quindi valida anche ai
sensi del codice civile italiano e sono gli stessi che vengono da sempre
accettati anche dall'Ufficio Passaporti e dall'Ufficio Immigrazione dominicano
per emettere documenti delicatissimi, cioè i passaporti e i permessi di uscita
dal paese, quindi, tutto ciò che fa viaggiare i minori fuori dal Paese, i cui
genitori si trovano all'estero, come nel caso dei visti che stiamo analizzando,
e conferiscono procura alla loro persona di fiducia per fare questi documenti
ai figli proprio in questa forma. E sono tra l'altro le stesse che da quando è
in vigore il decreto legge n. 30, ovvero dal 2007, sono sempre state ricevute
anche dall'Ufficio Visti dell'ambasciata e vengono ricevute anche nei casi dei
minori che non sono familiari di cittadini italiani e chiedono il visto con il
nulla osta per la procedura perché magari il genitore vive in Italia e li
richiama.
Quindi adesso da dicembre
2023 improvvisamente che cosa è successo? Cioè ditemelo voi. Sono cambiate per
caso improvvisamente le normative e nessuno se n'è accorto? Io non me ne sono
accorta. Cioè in due mesi cancelliamo improvvisamente più di 15 anni di precedenti
e di certezza giuridica. Sulla base di cosa cancelliamo 15 anni di applicazione
delle normative sia italiane che locali. Lo ripeto, spero vivamente su questo
punto di aver interpretato in modo sbagliato la posizione dell'ambasciata, ma
chiaramente attendo gentilmente un chiarimento formale su questo, perché è un
punto molto importante.
Ritengo che la
collaborazione con le istituzioni possa esistere se esiste un dialogo
costruttivo e non solo un voler imporre delle richieste arbitrarie, autoritarie,
con interpretazioni fuorvianti e cose inventate da parte di chi è in posizione
di potere, ovvero il funzionario pubblico. La collaborazione c'è se si
rispettano le leggi e i diritti dei cittadini, che sono la parte debole nel
rapporto con gli uffici della pubblica amministrazione. Altrimenti dalla
collaborazione si passa necessariamente a doversi difendere, cioè a malincuore,
anche a ricevere lamentele, segnalazioni di persone disperate che si sentono
impotenti, a cadere in un caos totale. Noi non vogliamo il caos, nel quale
dilaga l'incertezza tra i cittadini e un malumore che non possono essere
ignorati da chi, come noi membri del Comites, è chiamato anche a vigilare sulla
tutela dei diritti dei connazionali.
In conclusione,
chiedo alla Presidente di voler mettere ai voti la possibilità di
intraprendere, da parte di questo Comites, magari attraverso la Commissione Diritti,
iniziative su questa tematica dell'attuale funzionamento dell'Ufficio Visti
volte a sviluppare una linea di chiarimento definitivo e quant'altro si
rendesse necessario, sempre al fine del bene comune, di garantire la
tranquillità e la sicurezza giuridica dei nostri connazionali e dei loro
familiari nei rapporti con le istituzioni."