Cerca nel blog

giovedì 22 febbraio 2024

Testo integrale dell'intervento del consigliere Diana Spedicato nell'Assemblea Straordinaria del Comites del 20/02/2024

 

Testo integrale dell'intervento del consigliere Diana Spedicato:

"Porto alla vostra attenzione una situazione delicata che si sta creando nell'ambito delle problematiche di accesso e funzionamento dei servizi consolari e in particolare per quanto riguarda l'Ufficio Visti dell'ambasciata. Sono venuta a conoscenza di questa problematica attraverso una moltitudine di messaggi, segnalazioni, chiamate di richiesta di aiuto ricevute negli ultimi due mesi a partire da dicembre, 2023 da parte dei connazionali su situazioni riguardanti in particolare i familiari dei cittadini italiani, ai sensi del decreto legge 30 n. 30 del 2007 che chiedono il visto per l'Italia. Per questo l'argomento è anche di interesse di questo Comites, perché si parla di cittadini italiani e loro familiari e dei loro diritti. Chiaramente ricordiamo che in questi casi il visto è un diritto del familiare del cittadino italiano e deve essere rilasciato, quindi, in via rapida e prioritaria, e non deve essere trasformato dalla pubblica amministrazione in un ostacolo al ricongiungimento delle coppie delle famiglie, tenendo magari lontani i bambini dai genitori, dove l'interesse superiore del bambino è quello di potersi ricongiungere con i loro genitori. Anzi, in questo caso dovrebbe essere tutto il contrario, cioè dovrebbero essere garantiti i diritti e agevolato il rilascio di questi visti.

Partiamo dalla base del problema: i tempi di accesso al servizio. Secondo quanto previsto dall'art. 9, c. 2 del Codice dei visti e dal suo manuale di applicazione, l'appuntamento ai richiedenti di visto Schengen in generale deve essere dato entro e non oltre due settimane a contare dalla data in cui ne viene fatta richiesta. Negli ultimi due mesi e mezzo circa e in particolare nel mese in corso, si è verificata una ripetuta violazione a questi termini. Addirittura gli appuntamenti chiesti verso la metà del mese di febbraio sono stati fissati a fine maggio, cioè altro che due settimane! Stiamo parlando dopo oltre tre mesi dalla data di richiesta. Nei casi in cui poi dal cittadino italiano è stato chiesto cortesemente se fosse possibile anticiparle, dato che chiaramente si tratta di famiglie, quindi la famiglia doveva essere riunita, l'Ufficio Visti ha confermato di poter dare le prime disponibilità solo e non prima di fine maggio.

Questa situazione è ancora più grave dato che si tratta di richiedenti familiari di cittadini italiani. Cioè questa regola delle due settimane vale per tutti i richiedenti di visti Schengen, ma nei casi di richiedenti familiari di cittadini italiani, quindi aventi diritto di ingresso in Italia e di libera circolazione negli Stati Schengen, ai sensi del decreto legislativo che ho citato prima e pertanto aventi diritto al rilascio del relativo visto in via prioritaria e concedendo ogni agevolazione affinché il familiare del cittadino italiano ottenga il visto necessario per esercitare questi diritti di cui è titolare, secondo quanto stabilisce il manuale del codice dei visti. La cosa è, quindi, ancora più grave se si considera che addirittura si sta verificando paradossalmente una sorta di discriminazione a svantaggio dei familiari di cittadini italiani e che invece si avvantaggiano i richiedenti di semplici visti turistici oppure i visti di lunga durata per i familiari di dominicani residenti in Italia.

L'Ufficio Visti a partire da metà dicembre circa ha tolto alla società Almaviva la possibilità di ricevere le pratiche dei familiari di cittadini italiani. In merito a questo c'è anche l'annuncio ufficiale sulla pagina di Almaviva. Appena la si apre c'è l'annuncio che ormai le richieste di visto dei familiari dei cittadini italiani vengono ricevute solamente direttamente dall'Ufficio Visti previo appuntamento che si può ottenere solo via e-mail. L'Ufficio Visti sta dando ai familiari dei nostri connazionali che scrivono via e-mail gli appuntamenti a più di 3 mesi di distanza, mentre risulta che i turisti e i familiari dei dominicani che fanno la richiesta tramite Almaviva ottengono l'appuntamento anche per la settimana dopo: 3 mesi per i familiari di cittadini italiani contro sette o dieci giorni di attesa per i turisti e per familiari dei dominicani. Il 15 di febbraio ho registrato proprio un video sulla pagina perché non credevo ai miei occhi. Cinque giorni fa sono entrata sulla pagina di Almaviva e ho registrato un video che dimostra quello che sto dicendo perché sinceramente è gravissimo e allo stesso tempo i connazionali mi riferivano che veniva loro confermato dall'Ufficio Visti che per i loro familiari non aveva disponibilità prima di fine maggio.

È inammissibile che in termini di accesso al servizio vengano avvantaggiate, oltretutto in modo così pesante, parliamo di 7 giorni contro 3 mesi, le richieste di turisti e parenti di stranieri rispetto a quelle di cittadini italiani e dei familiari che per legge devono essere trattate prioritariamente e sotto le migliori condizioni.

Non dovrebbe succedere che dopo oltre venti scambi di mail tra un utente e l'Ufficio Visti, l'utente ancora non riesca ad avere un appuntamento. Non dovrebbe nemmeno succedere che contestualmente alla comunicazione della data di appuntamento, a un utente venga chiesta una lista di documenti, a un altro utente nella stessa situazione del primo gliene venga chiesta un'altra diversa e all'altro dopo ancora un'altra diversa. Dov'è la sicurezza giuridica? Non dovrebbe succedere che di sana pianta vengano inventate richieste di documenti che non solo non sono previste dalla legge, ma nemmeno sono attinenti al caso incluse in un elenco che si conclude con la scritta: “Non verrà ricevuta documentazione incompleta”, dimenticando che invece per legge, art. 19 del codice dei visti, la documentazione deve essere in ogni caso ricevuta dall'ufficio, basta che sia formalmente ricevibile ovvero, a livello di documenti, presentata in modo tale che contenga un formulario di richiesta riempito e firmato, un documento di viaggio valido e una fotografia. Basta che contenga questi elementi perché la domanda sia ricevibile, quindi che debba essere ricevuta ed esaminata. Dall'ambasciata non si può scrivere, non verrà ricevuta documentazione incompleta dove ci sono tra l'altro delle richieste che non sono attinenti al caso.

Alle domande di spiegazioni da parte delle persone sui motivi alla base di queste richieste non attinenti ai casi, non bastano risposte in cui l'Ufficio Visti evidenzia che il tema è delicato, che l'ambasciata deve fare le sue verifiche. Questi argomenti non si possono usare come base per poter chiedere qualsiasi cosa passi per la mente. E ribadisco, qui si parla di familiari di cittadini italiani per i quali una volta, sempre in base alla legge, appurato che il legame di parentela non è fraudolento e che le situazioni non sono finte e strumentali all'ottenimento di un visto, in pratica resta poco altro da appurare per rilasciare il visto.

A proposito di queste considerazioni, un capitolo importantissimo è quello che riguarda i casi dei minorenni, sempre familiari di cittadini italiani, nei quali si è arrivati al punto che l'ambasciata ha chiesto come condizione per ricevere la domanda di visto dei minorenni non accompagnati dai genitori, perché questi sono fuori dalla Repubblica Dominicana, che il genitore debba venire personalmente in Repubblica Dominicana per presentarsi in ambasciata; oppure, se non viene, che debba produrre documentazione che certifichi la cessione dell'affidamento legale del minore a una terza persona in Repubblica Dominicana. Cioè quindi praticamente secondo questo teorema che io definirei kafkiano, come minimo una madre per avere suo figlio minorenne con lei in Italia prima dovrebbe cedere l'affidamento legale a una terza persona in Repubblica Dominicana perché l'ambasciata ha deciso che solo in questo modo accetta che questa terza persona accompagni il bambino in ambasciata e poi finalmente avrebbe potuto avere suo figlio in Italia e quindi riprendersi anche l'affidamento legale che prima era suo. Cioè, per capirci meglio, faccio un esempio perché la situazione sia un pochino più chiara. Sarebbe come andare a chiedere a una persona notoriamente sposata, di produrre un certificato di stato libero perché un ufficio pubblico si è inventato che riceverà la sua richiesta, per esempio di avere il medico di base solo se presenta un certificato di stato libero. Così perché l'ufficio pubblico gli ha chiesto di presentare quel certificato, la persona prima deve divorziare dopodiché produce il certificato di stato libero per accontentare la richiesta dell'istituzione. Successivamente si risposa perché in realtà la persona non voleva essere di stato libero, voleva essere sposata, però doveva accontentare l'istituzione.

Siamo a questi livelli. E di tutto questo non è dato sapere il perché. Le risposte alle richieste di delucidazioni in questi casi sono vaghe: “Ci atteniamo alla normativa” (ma quale normativa?); “Siamo tenuti a fare verifiche” (e siamo d'accordo, ma che c'entrano le verifiche con queste richieste?). Cercando di decifrare le varie risposte, ma io sinceramente su questo punto spero vivamente di sbagliarmi, perché se fosse così sarebbe gravissimo, si potrebbe pensare che l'attuale Ufficio Visti dell'ambasciata non stia riconoscendo valore legale ai documenti chiamati “Autorización consular”, ovvero le procure speciali firmate davanti al console dominicano in Italia, che ha funzioni di notaio pubblico, nel cui testo il genitore del minore conferisce procura al suo procuratore speciale ad agire in proprio nome e rappresentazione nel compiere gli atti necessari alla richiesta di visto a favore del figlio minorenne. Allora questi documenti sono formati in forma notarile tra l'altro, quindi valida anche ai sensi del codice civile italiano e sono gli stessi che vengono da sempre accettati anche dall'Ufficio Passaporti e dall'Ufficio Immigrazione dominicano per emettere documenti delicatissimi, cioè i passaporti e i permessi di uscita dal paese, quindi, tutto ciò che fa viaggiare i minori fuori dal Paese, i cui genitori si trovano all'estero, come nel caso dei visti che stiamo analizzando, e conferiscono procura alla loro persona di fiducia per fare questi documenti ai figli proprio in questa forma. E sono tra l'altro le stesse che da quando è in vigore il decreto legge n. 30, ovvero dal 2007, sono sempre state ricevute anche dall'Ufficio Visti dell'ambasciata e vengono ricevute anche nei casi dei minori che non sono familiari di cittadini italiani e chiedono il visto con il nulla osta per la procedura perché magari il genitore vive in Italia e li richiama.

Quindi adesso da dicembre 2023 improvvisamente che cosa è successo? Cioè ditemelo voi. Sono cambiate per caso improvvisamente le normative e nessuno se n'è accorto? Io non me ne sono accorta. Cioè in due mesi cancelliamo improvvisamente più di 15 anni di precedenti e di certezza giuridica. Sulla base di cosa cancelliamo 15 anni di applicazione delle normative sia italiane che locali. Lo ripeto, spero vivamente su questo punto di aver interpretato in modo sbagliato la posizione dell'ambasciata, ma chiaramente attendo gentilmente un chiarimento formale su questo, perché è un punto molto importante.

Ritengo che la collaborazione con le istituzioni possa esistere se esiste un dialogo costruttivo e non solo un voler imporre delle richieste arbitrarie, autoritarie, con interpretazioni fuorvianti e cose inventate da parte di chi è in posizione di potere, ovvero il funzionario pubblico. La collaborazione c'è se si rispettano le leggi e i diritti dei cittadini, che sono la parte debole nel rapporto con gli uffici della pubblica amministrazione. Altrimenti dalla collaborazione si passa necessariamente a doversi difendere, cioè a malincuore, anche a ricevere lamentele, segnalazioni di persone disperate che si sentono impotenti, a cadere in un caos totale. Noi non vogliamo il caos, nel quale dilaga l'incertezza tra i cittadini e un malumore che non possono essere ignorati da chi, come noi membri del Comites, è chiamato anche a vigilare sulla tutela dei diritti dei connazionali.

In conclusione, chiedo alla Presidente di voler mettere ai voti la possibilità di intraprendere, da parte di questo Comites, magari attraverso la Commissione Diritti, iniziative su questa tematica dell'attuale funzionamento dell'Ufficio Visti volte a sviluppare una linea di chiarimento definitivo e quant'altro si rendesse necessario, sempre al fine del bene comune, di garantire la tranquillità e la sicurezza giuridica dei nostri connazionali e dei loro familiari nei rapporti con le istituzioni."