La legge
istitutiva dell'AIRE ha previsto l'obbligo di iscrizione dopo un anno di
residenza all'estero, ma non ha stabilito delle sanzioni a parte l'iscrizione
di fatto ad opera della sede consolare.
Sono passati
tanti governi da allora e a nessuno è mai venuto in mente di fissare delle
sanzioni concrete. Invece la maggioranza parlamentare attuale ha pensato di
fare meglio di tutti gli altri e ha fissato multe da 200 a 1000 euro l'anno per
un massimo di 5 anni estese a tutti i membri della famiglia anche ai figli
minori.
L’accertamento
della violazione è a carico del comune, che, guarda caso, è anche il
destinatario delle somme raccolte.
Si apre la caccia
ai renitenti che sono i connazionali che emigrano alla ricerca di un posto di
lavoro che non trovano in Italia. L'obbligo esiste, questo è vero, ma qual è il
danno che la mancata iscrizione reca allo Stato? Senza tener conto che anche lo
Stato è inadempiente nel suo obbligo di garantire i servizi consolari efficienti.
Il numero di
iscritti Aire condiziona le risorse di personale e finanziarie che il MAECI
destina alla sede consolare di riferimento. Queste consentirebbero un
miglioramento delle prestazioni di servizi. Succede, però, che i consolati erogano
i loro servizi agli iscritti AIRE per cui più iscritti più risorse, ma le
differenze permangono. Se moltiplichiamo
due importi per uno stesso fattore il rapporto tra questi non cambia.
Le maggiori
risorse servirebbero solo agli ambasciatori yuppies, ne abbiamo avuto uno anche
noi, per poter affermare di avere una circoscrizione con 50 mila residenti, lo dicono lo
stesso, anziché gli attuali 13.000. Puro vanto ma nessuna sostanza perché poi i
servizi consolari non sarebbero mai in primo piano. Altre cose interessano in
prevalenza ai funzionari della Farnesina e ai diplomatici!
Un danno per lo Stato
non c'è ma un vantaggio sì: si riducono gli aventi diritto all'assistenza
sanitaria e si incamera l’IMU. Ottima trovata di questo governo di primi della
classe!
Qualcuno dice che
chi ha una doppia cittadinanza se la tenga stretta. In fondo noi nella Repubblica Dominicana questo
l'abbiamo capito quando ci hanno chiuso la sede.