È facile ingarbugliarsi intorno alle affermazioni spesso contraddittorie e superficiali dell’autore del libro “Dietro le quinte della Farnesina”. Non esiste un filo logico, la narrazione è a ruota libera, l’autore salta di palo in frasca con uno stile che non riesce nemmeno a essere romanzesco perché non va oltre al semplice pettegolezzo di un barbiere di rione. Certe affermazioni in quanto gravi dovrebbero essere quanto meno supportate da riscontri obiettivi. Se ci sono accuse, se ci sono testimonianze bisognerebbe indicare i nomi e cognomi dei destinatari delle prime e degli autori delle seconde. Non si può parlare per sentito dire e gridare allo scandalo quando non si ha in mano niente di concreto.
Sulle voci di corridoio relative allo scandalo visti
mi sono già espresso in un mio articolo Scandalo visti. Uno scandalo artefatto? Si tratta di voci circolanti all’interno
della Farnesina e hanno avuto la funzione di sconcertare i connazionali di
Santo Domingo, mentre si portava avanti la manovra di chiusura della loro ambasciata.
Ma vediamo quello che si sa per certo e quello che viene aggiunto da questo
autore.
Segnalazioni delle irregolarità comprovate: partono dalla Spagna verso la prima metà del 2013. In seguito ad accertamenti da parte delle autorità spagnole sono state rinvenute persone munite di visto Schengen rilasciato dall’ambasciata italiana di Santo Domingo, le quali non sapevano dove questa si trovasse. Non erano mai state in via Objío. Non c’è nient’altro.
Segnalazioni delle irregolarità secondo il Di Gesù: oltre alle autorità spagnole come descritto in precedenza ci sarebbe l’F.B.I. (Federal Bureau of Investigation) americano. Questa aggiunta è una novità assoluta. Voce di corridoio?
Oggetto
delle irregolarità: si è sempre parlato di erogazioni
irregolari di visti, non si è mai precisato chi fossero i destinatari di questi
visti se non genericamente “cittadini dominicani”. Non c’è mai stata al
riguardo una sola testimonianza sulle modalità e sulle cifre richieste.
Oggetto
delle irregolarità secondo l’autore: non solo visti
Schengen, ma anche passaporti italiani falsi. Tale attività criminosa si
sarebbe protratta per anni. I visti sarebbero stati erogati a ragazze di Santo
Domingo che non rispondevano ai requisiti a tal fine necessari. Visti illeciti e
passaporti falsi avrebbero comportato il pagamento da parte delle interessate
di una somma “da alcuni quantificata fino a 7000 euro.” Quantificata da chi e
come? Infatti, non ci sono testimonianze né da parte di chi presumibilmente avrebbe
pagato, né da parte di chi presumibilmente avrebbe incassato. Non si capisce
nemmeno chi avrebbe quantificato il costo dell’operazione in 7000 euro.
Non c’è limite alla fantasia dell’autore e un po’
alla volta tutta la sua credibilità si sgretola. L’utilità dei 12 euro pagati
per l’acquisto del suo libro è svanita presto.
Conseguenze del presunto traffico visti secondo l’autore: l’attività criminosa dei dipendenti dell’ambasciata avrebbe arricchito secondo il Di Gesù il mercato della prostituzione in Europa e negli Stati Uniti (in quest’ultimo paese tramite i passaporti italiani rilasciati illecitamente) per non meno di 8000 ragazze dominicane.
Un’attività criminosa portata avanti per anni con
rilascio di visti e vendita di passaporti italiani falsi, reati perseguibili per
giunta negli Stati Uniti, a complessivamente 8000 ragazze dominicane e non
esiste neanche una testimonianza! Non c’è limite alla fantasia di Calogero Di
Gesù…
Misure disciplinari a carico degli addetti all’ufficio visti e passaporti:
L’impiegato a contratto locale, ideatore secondo il
Di Gesù del traffico è stato trasferito in Cile. Altri due impiegati dominicani
sono stati licenziati. Il funzionario consolare di ruolo che sostituiva
l’ambasciatore ha potuto andarsene regolarmente in pensione e un coadiutore di
ruolo è stato licenziato, ma ha fatto ricorso e il TAR ha stabilito il suo
reintegro in servizio al Ministero dove tuttora si trova. Peraltro in vista
della chiusura, tutti gli altri impiegati di ruolo in servizio in quella sede
sono stati trasferiti con il loro consenso in altre ambasciate del Sud America
mentre gli impiegati locali non licenziati sono stati assegnati all’Ambasciata
di Panama dove però o non hanno effettivamente preso servizio o si sono dimessi
subito dopo.
L’ambasciatore Olivieri è riuscito a evitare le
sanzioni disciplinari e a trascorrere tranquillamente al Ministero gli ultimi
mesi della sua carriera con un incarico di tutto riposo alle dirette dipendenze
del direttore generale per la mondializzazione e le questioni globali e otto
mesi dopo esattamente il primo luglio 2014 è stato collocato a riposo al
compimento cioè dei 65 anni regolamentari.
Quindi dei criminali che avrebbero venduto visti
veri ma non giustificati e passaporti falsi la fanno franca e non solo non
vengono condannati, ma addirittura conservano il loro posto di lavoro o vanno
in pensione al raggiungimento dell’età pensionabile. Quanto mai poco probabile!
Procura della Repubblica: la procura della Repubblica di Roma ha archiviato il fascicolo relativo alla vicenda. Se le premesse di cui sopra fossero state vere non credo che si potesse giungere a una simile decisione.
Stima del volume d’affari dell’attività illecita: 8000 tra visti e passaporti falsi e secondo fonti interne all’ambasciata (quali?) si sarebbero incassati 30 milioni di euro. E il fantasioso autore sostiene al riguardo quanto segue: “A conclusione di questa sconvolgente vicenda, molto italiana anche per l’impunità assicurata ai responsabili di quel mercimonio di atti e documenti amministrativi, non risulta che qualcuno si sia posto il problema di recuperare i circa 30 milioni di euro lucrati fraudolentemente con la vendita di visti e di passaporti, onde evitare che tali proventi illeciti assicurino una vita più che agiata e un futuro roseo, magari nelle dorate spiagge caraibiche della Repubblica Dominicana, a qualche alto o medio funzionario e impiegato infedele che ha applicato per anni uno stratagemma illecito fidando, con cinico realismo, nell’inefficienza e/o impotenza dello Stato italiano.” Prende quindi delle presunzioni azzardate per oro colato per giungere a una conclusione assurda perché basata su niente!
Conclusione: niente condanne, licenziati due dipendenti dominicani, il principale ideatore dell’attività è stato trasferito in Cile, l’ambasciatore si pensiona regolarmente, l’unico impiegato di ruolo licenziato in seguito a ricorso al TAR viene reintegrato in servizio.
Si parla di uno scandalo clamoroso, gravissimo con ripercussioni
penali anche negli Stati Uniti e questo si sarebbe concluso senza sanzioni di
sorta a tutti i livelli? Ma stiamo scherzando?