L’uragano Maria ha attraversato il territorio di
Portorico dodici giorni fa, colpendolo con la forza di un uragano di categoria
4, lasciando 16 morti e provocando scarsità di alimenti, combustibili e acqua.
La gente sta patendo la fame e la sete e non può recarsi al lavoro. L’infrastruttura
elettrica è collassata. L’agricoltura è stata distrutta per oltre l’80% e ci
vorrà più di un anno e mezzo perché si riprenda completamente, sempre che nel
frattempo l’isola non venga flagellata da un altro uragano, il che è abbastanza
probabile, visti gli ultimi sviluppi relativi alla frequenza e all’intensità di
queste tormente.
Senza elettricità, telecomunicazioni, internet. Non
ci sono generatori di corrente a sufficienza e non si trova il combustibile per
farli funzionare. I ristoranti sono chiusi. Nei pochi centri commerciali che hanno
aperto si sono formate lunghissime file di persone che entrando si trovano di
fronte a scaffalature semivuote. Ecco perché quando si avvicina un uragano la
gente si riversa nei supermercati per approvvigionarsi di quanto necessario per
un periodo di tempo abbastanza lungo. Nella notte di martedì 26 settembre, la
nave ospedale più grande del mondo, la USNS Comfort, è partita verso Porto Rico
dove solo 11 di 70 ospedali funzionano. Dispone di 1000 letti 12 sale
operatorie un tomografo e vari strumenti di radiologia.
Sono stati devastati anche i capannoni adibiti alla
mungitura e i recinti per l’allevamento del pollame. Non più latte, formaggio,
yogurt, uova, pollo. Le coltivazioni maggiormente danneggiate sono quelle di
platano, banane, caffè. Le palme, in gran parte divelte, ci metteranno dieci
anni per tornare a crescere.
Centinaia di cadaveri nei cimiteri sono stati
esumati dalla forza delle piogge e sono rimasti alla vista. Sono stati
sollevati timori di possibili rischi per la salute. Si era diffusa la voce che
i cadaveri fossero in parte finiti nei fiumi, contaminandone l’acqua. Ma la
versione è stata smentita.
Ci sono ancora migliaia di rifugiati, con un 75%
delle case senza acqua potabile, senza telefono, poco approvvigionamento di
combustibili e senza internet. Il principale problema è il collasso dell’infrastruttura
elettrica e delle telecomunicazioni. Molti danneggiati si preparano a un anno
senza corrente elettrica. Solo pochissimi possiedono generatori di corrente per
i loro frigoriferi o lavatrici.
Un quadro desolante quello di Porto Rico a due
settimane dal passaggio dell’uragano Maria. Vivere nei Caraibi evidentemente ha
anche i suoi lati negativi!