Bruno Tulissio
Da 23 anni Bruno Tulissio si trova nella Repubblica
Dominicana. È stato per 19 anni traduttore ufficiale dell’ambasciata
italiana e, secondo lui, continua a esserlo, perché non gli risulta di essere
stato mai cancellato.
Un
suggerimento redditizio
Ha voluto rivolgere all’ambasciatore un consiglio
personale, un suggerimento redditizio: se venissero ripristinate le funzioni dei
traduttori, l’ambasciata potrebbe incassare i 1500 pesos che attualmente si
spendono presso gli uffici dominicani per le autenticazioni varie. Basterebbe un
impiegato allo sportello che controlli le firme dei traduttori e che apponga il
timbro dell’ambasciata.
Si tratta sicuramente di un consiglio valido in casi
normali in cui la redditività conta. Sembrerebbe quasi che Bruno Tulissio dopo
tanti anni che ha rapporti con l’ambasciata sia convinto che a questa importi
qualcosa dell’equilibrio economico tra entrate e uscite. In realtà all’ambasciata
e alla Farnesina non interessano le entrate perché non le vedono. Queste,
infatti, vanno tutte a finire nell’ammasso dell’erario e sfuggono al loro
controllo.
Attenti
al terremoto
Si parla sempre di più di un fortissimo terremoto incombente
su Santo Domingo. Da buona persona qual è il mio paesano Bruno, ha voluto far
presente all’ambasciatore che sarebbe stato rischioso trasferirsi in uno di
quei grattacieli che vanno per la maggiore. Sono costruiti bene, ma le
fondamenta non rispettano i canoni di sicurezza e in caso di terremoto
sarebbero destinati a crollare. Sarebbe meglio quindi se l’ambasciatore prendesse
alloggio nella Residenza d’Italia e se la sede dell’ambasciata rimanesse in via
Objio.
Questa posizione di Bruno ha destato l’ilarità dei
presenti e mi ha fatto ricordare qualcosa di simile accaduto a Cristoforo
Colombo oltre 500 anni fa. Tutti risero quando fece l’avvertimento di non
avventurarsi in mare aperto perché c’era un uragano in arrivo. Partirono 30
navi e finirono tutte in fondo al mare con il carico d’oro e senza nessun
superstite. Corsi e ricorsi storici? Speriamo solo che gli scatoloni con le
nostre scartoffie non finiscano pure loro sotto le macerie!
Cosimo
Maraglino
Un giovane connazionale molto attivo nei social,
imprenditore nell’area delle impermeabilizzazioni
Visto
Schengen sul passaporto dominicano
Cosimo Maraglino ha chiesto all’ambasciatore di
rendere possibile l’apposizione del visto sul passaporto dominicano degli
italo-dominicani. In realtà non c’è nessuna legge che lo vieta. Semmai a
sconsigliarlo è il buon senso. Tant’è che Canepari ha detto che a un cittadino
italiano non si può rilasciare il visto. E fin qui ci arriviamo tutti. Una
risposta ovvia se fosse possibile avere il passaporto italiano, il che non è. Ma
se è consentito avere la doppia cittadinanza e non esiste alcun divieto di
utilizzare un documento diverso da quello italiano quando si entra o si esce
dai confini nazionali, dovrebbe anche essere possibile ottenere il rilascio di
un visto di ingresso su un passaporto non italiano di cui si è in possesso. Il
divieto della legge di cui Canepari parla non si vede da nessuna parte, semmai
si vede l’assurdità di chiedere un visto per accedere al paese del quale si è
cittadini. Più assurdo ancora è invece il fatto che non si riesca ad avere un
passaporto da parte della nostra ambasciata. Il Cosimo ha dato motivi di
riflessione all'ambasciatore e a sua detta di dispiacere perché un genitore italiano
non dovrebbe essere spinto a chiedere un visto d'ingresso in Italia su un passaporto non italiano
del figlio. Oltre al rinnovato impegno di risolvere questa situazione l'ambasciatore ha anche
riferito al Cosimo che avrebbe approfondito il tutto. Chissà magari i nostri connazionali
italo-dominicani in breve potranno anche recarsi in Italia con il visto
Schengen sul passaporto dominicano! Un’ipotesi diversa, quella cioè di avere
in tempi ragionevoli il passaporto italiano mi pare remota.
Flavio
D’Alessandro
Trainer e nutrizionista residente a Santo Domingo
Iscrizione
all’AIRE online
Ecco una domanda che nessuno si sarebbe sognato di
fare perché se una cosa è chiara è che questa iscrizione si deve richiedere
attraverso la prenotazione di un appuntamento. Invece di fronte alla domanda l’ambasciatore
ha tentennato, ha farfugliato qualcosa mentre pensava e alla fine ha sciolto ogni
dubbio o malinteso. Ha detto di sì. Non solo è possibile la richiesta online
dell’iscrizione all’AIRE, ma non è necessaria nemmeno la successiva presenza
fisica allo sportello. Sarà vero? Attendiamo riscontri!