La corruzione è un tema che occupa le prime pagine
dei giornali dominicani da diverso tempo. Nell’occhio del ciclone si trovano in
particolare i politici, ma non solo. Ed è a questi che si rivolge la marcia
verde contro l’impunità. Decine di migliaia di persone con addosso delle
magliette rigorosamente verdi sfilano quasi ogni settimana, uragani
permettendo, per le principali città del Paese. Contestano l’impunità dei
corrotti.
Difatti, si parla tanto di corruzione, ma non si
arriva che molto raramente a una condanna. L’impunità non è sicuramente
inventata. La si riscontra ogni giorno. Si tratta dell’altra faccia della stessa
medaglia. La corruzione esiste soprattutto perché esiste l’impunità dei
corrotti.
L’attenzione quindi si deve spostare necessariamente
sul potere giudiziario: il terzo potere di uno stato democratico. Qui troviamo
però una situazione mista. Da una parte infatti, e in particolare per quel che
riguarda la magistratura inquirente, la responsabilità continua a gravare sul
potere esecutivo. I pubblici ministeri e i procuratori della repubblica
rispondono al potere esecutivo e quindi al governo. Si tratta per lo più di militanti
del partito politico vincitore alle ultime elezioni. Tant’è che se il partito
di governo viene sconfitto alle elezioni, al 16 agosto successivo a queste, tutti
i pubblici ministeri e procuratori vengono sostituiti.
La magistratura inquirente è saldamente in mano al
potere esecutivo. Ne consegue che ci si lamenta delle impostazioni accusatorie
che spesso non raggiungono uno standard sufficiente e portano i processi giudiziari
a un nulla di fatto. Ma questa insufficienza riguarda solo i colleghi di partito
in difficoltà per accuse varie di cui vengono imputati o si estende anche ad
altre questioni? A discrezione o a pagamento o in seguito a traffico di
influenze?
Il dubbio è che l’aderenza alle leggi penali non sia
la regola. E nemmeno la magistratura giudicante ne viene fuori indenne da
questa ridda di sospetti sull’affidabilità del sistema giudiziario che
comprende non solo la magistratura inquirente, ma anche quella giudiziaria,
nonché gli avvocati e la polizia.
Non occorre che ce lo dicano i giornali, ne sappiamo
qualcosa per esperienza personale e comunitaria.
Ora c’è però la novità del ranking mondiale sull’indipendenza
giudiziaria che colloca la Repubblica Dominicana al 130esimo posto su 137 paesi
partecipanti all’inchiesta. E a peggiorare le cose è intervenuto il candidato
alla presidenza dell’ordine degli avvocati, David Brens che sostiene in una sua
intervista recente:
"Questo rapporto è una radiografia di ciò che
sta accadendo nel sistema giudiziario dominicano. Si sta screditando a livello
mondiale la Repubblica Dominicana per il modo in cui opera la magistratura e
questo dovrebbe essere motivo di imbarazzo per i dominicani.”
Ha riferito ancora che “anche se ci sono molti
giudici e pubblici ministeri onesti, la giustizia Dominicana è diventata un
mercato in cui si comprano e si vendono sentenze.” Secondo il dott. Brens,
bisognerebbe correggere questa situazione, migliorare l’immagine del sistema
giudiziario, rafforzandolo, per far sì che la popolazione e gli investitori
stranieri che arrivano nel Paese si fidino della giustizia dominicana.