È evidente che sin dal suo insediamento come
ambasciatore, per Andrea Canepari l’erogazione dei servizi consolari non è una
priorità. Lo era per il capomissione Mauro Livio Spadavecchia che aveva fatto
delle promesse concrete alla comunità italiana residente: “il 26 giugno saremo operativi, sbrigheremo
prima gli arretrati, dopo circa un mese saremo aggiornati, nel frattempo
avvieremo la procedura di assunzione di personale locale. Se qualcuno fra i
presenti è interessato, può sin d’ora fornire i suoi dati, lo contatteremo nei
prossimi giorni”. Più o meno queste sono state le sue parole. E vengono
confermate nel libro di Calogero Di Gesù che riferisce testualmente quanto
segue:
“La
farsa si è conclusa con la nomina, il 27 gennaio 2017 del nuovo ambasciatore
nella Repubblica Dominicana nella persona del Consigliere d’Ambasciata Andrea
Canepari, che inizierà la sua missione con le funzioni di Incaricato d’Affari
con Lettere, non avendo ancora l’anzianità nel grado per potere essere nominato
con il rango di Ambasciatore. Uscendo definitivamente dal ginepraio di
contraddittorie iniziative anche ufficiali in cui il nostro Ministero degli Esteri
si era cacciato, in un comunicato del 1 febbraio 2017 della nuova Ambasciata,
si informava che nella stessa data si era svolta la cerimonia ufficiale di
apertura della nuova Ambasciata, che il Consigliere Mauro Livio Spadavecchia
fungeva da Incaricato d’Affari ad interim in attesa dell’arrivo del nuovo Capo
dell’Ambasciata, si preannunciava che i servizi consolari per i cittadini
italiani sarebbero stati gradualmente ripristinati man mano che l’organico dell’Ufficio
fosse stato completato con l’arrivo di nuovi impiegati…”
Il progetto di Spadavecchia era chiaro e
rappresentava la logica conseguenza delle vicissitudini dei connazionali delle
quali lui stesso era stato testimone durante il tempo di permanenza nell’isola.
Evidentemente aveva già avuto l’autorizzazione di
procedere alle assunzioni del personale a contratto che avrebbe anche avuto
modo di addestrare prima che l’ambasciata divenisse operativa. Era ottimista,
aveva le idee chiare e ai suoi occhi tutto doveva filare senza intoppi.
A un certo punto le carte in tavola cambiano. Le
assunzioni vengono bloccate. Arriva il nuovo ambasciatore. Ci sono quattro
impiegati di ruolo e uno a contratto. Mancano circa dodici impiegati a
contratto per normalizzare l’erogazione dei servizi. Viene instaurato il
servizio Prenota Online. Le date degli appuntamenti incominciano a spostarsi
velocemente di mesi. Le urgenze non sono prese in considerazione perché i
canali per comunicarle vengono ignorati. Si instaura un distacco totale della
sede diplomatica dall’utenza. In pochi giorni si assisteva a un capovolgimento della situazione. Evidentemente qualche direttiva dall’alto c’è stata. Ubi
maior, minor cessat. Un intervento esterno gerarchicamente superiore a Livio
Spadavecchia.
Si noti che il servizio Prenota Online esisteva già a
Filadelfia dove il Canepari è stato console generale per quattro anni. Il
giovane diplomatico non ha fatto quindi fatica a implementarlo anche da noi.
Fornisce una certa tranquillità, ritmi meno intensi di lavoro. Se si pensa che
durante la settimana si riceve il pubblico per solo sei ore. E le esigenze dei
connazionali? Sappiamo quanto queste esigenze contassero per Livio Spadavecchia, ma non sappiamo quanto contino
per Andrea Canepari. Forse molto di meno.
Probabilmente l’ambasciatore ha presentato alla
Farnesina un preventivo di spesa alquanto maggiorato rispetto al precedente,
contenente ad esempio le spese di locazione della sua residenza. Nessuno si
sarebbe atteso che Canepari avrebbe rifiutato di vivere nella Residenza d’Italia
situata nel rione esclusivo Naco, definita lussuosa, con piscina e 12.000 mq di
terreno. Aspirava a qualcosa di meglio. Ma visto il lievitare delle spese,
anche perché il diplomatico ha sicuramente espresso la volontà di trasferire la
cancelleria altrove, di assunzioni alla Farnesina non se ne è più parlato. E i
servizi? Beh quelli evidentemente non sono stati mai ritenuti prioritari!
A quanto pare le risorse che avrebbero consentito l’erogazione
normale dei servizi consolari sono state destinate a coprire impreviste e non necessarie
spese di locazione.
C’è da dire inoltre che l’ambasciatore si è
presentato a Santo Domingo con un portafoglio di progetti di cooperazione e
quindi di erogazioni a fondo perso di tutto riguardo. Ecco quindi un’altra
smentita alla mancanza cronica di risorse che non consentirebbe l’assunzione di
personale sufficiente per risolvere i problemi relativi alle pratiche consolari.
Andrea Canepari recentemente ha incontrato un gruppo
di deputati dominicani e ha chiesto la loro collaborazione. Ha dei progetti
importanti e vuole rendersi conto delle cose di persona. Vuole visitare tutte
le province della Repubblica Dominicana.
Evidentemente dei problemi dei connazionali non gliene
importa più di tanto e in questo aderisce pienamente al modello di
comportamento dei funzionari della Farnesina, esterofili per antonomasia,
talché un paio di loro stanno ora digiunando a staffetta, una modalità inedita
di digiuno, per far approvare la legge sullo Jus soli.
Qualcuno potrebbe pensare: “Ma che ce ne importa dei
servizi consolari, c’è la Cooperazione internazionale italiana, ce ne sono
soldi per tutti, incarichi a mani piene, l’Italia arriva nella Repubblica
Dominicana alla grande!”
Beato chi ci crede perché dopo la figura pietosa
della chiusura della nostra ambasciata per motivi di risparmio, la nostra
credibilità è caduta molto in basso. Chi vuoi che perda tempo a dare ascolto a
dei “pezzenti”, mi si scusi l’espressione, ma sono in tanti a pensarla così e a
ragione, che dicono di voler regalare soldi?
E poi questo governo agli sgoccioli che vuole
elargire fondi in abbondanza ai paesi del terzo mondo, non sta forse commettendo un
abuso? Soprattutto se lo fa a spese della rete diplomatica e dei servizi
consolari.