Se ne vanno tutti! L’esodo che minaccia la
ricostruzione di Porto Rico, l’isola devastata dal recente passaggio
dell’uragano Maria. Si fanno lunghe ed estenuanti code per riuscire ad avere un
po’ di benzina, soldi in contanti, e soprattutto ghiaccio, uno dei beni di
lusso più pregiati e scarsi. Fanno la coda nel cuore della notte per avere un
po’ di ghiaccio praticamente già diventato acqua. Con il caldo che fa non c’è
acqua, non c’è cibo e ci vogliono da 6 a 8 ore per trovare un po’ di benzina. Per
il ritorno alla normalità ci vorranno forse due anni.
Molte famiglie mandano i loro figli e gli anziani fuori
dall’isola per le cure mediche i primi e perché non perdano l’anno scolastico i
secondi. La gente si riversa negli aeroporti. C’è la ressa per salire sugli
aerei, per andare via verso il continente per sfuggire a mesi senza corrente
elettrica e senza servizi telefonici.
Molti vendono le loro macchine, abbandonano le loro
case distrutte e lasciano le loro proprietà in mano ai parenti che rimangono. Alcuni
pensano di ritornare più avanti mentre altri decidono di andare via per sempre.
Gli aeroporti portoricani sono diventati scenari di
tristi congedi.
Nelle città con colonie di portoricani si preparano
per il loro arrivo: Orlando, New York, Washington e ovunque negli Stati Uniti. Cercano
di aiutarli a trovare un tetto, un lavoro, una scuola. Solo in Florida, che ha
già una popolazione di un milione di portoricani, è previsto l’arrivo di oltre
100.000 persone nella zona di Orlando e nella Baia di Tampa.
Il calo demografico di Portorico già in atto viene ora
accelerato da questo disastro naturale.
Il governo colombiano ha rimpatriato circa 400 suoi
cittadini abitanti a Porto Rico e danneggiati dall’uragano Maria con un aereo
delle Forze Armate colombiane, che ha già fatto due viaggi, grazie anche al
fattivo supporto del Consolato di Colombia con sede a San Juan.
Molti dominicani si recano nel loro consolato alla
ricerca del documento di viaggio di emergenza per ritornare al paese di origine
perché il loro passaporto è andato smarrito o è stato distrutto dall’uragano.
La grande quantità di documenti scaduti, smarriti o
distrutti ha fatto sì che il consolato si mantenesse operativo nonostante i
suoi uffici non siano ancora agibili. Riceve il pubblico ora in un locale
provvisorio al secondo piano di un edificio in un viale commerciale della
capitale.
La gente continua a morire per causa dell’uragano.
Ci sono già 48 morti. Muoiono perché non riescono a essere curati in ospedali senza
corrente elettrica e senza medicine o a causa di malattie come la leptospirosi
che si diffondono dopo le inondazioni.