La chiamano guerra: la Russia contro l'Ucraina. Invece,
si tratta solo di un'estensione di un conflitto che dura da 8 anni con due
regioni ucraine russofone che si sono separate, che sono state costantemente
bombardate e boicottate dai militari e paramilitari ucraini e che ora sono
state riconosciute dalla Russia. È stata violata la sovranità dell'Ucraina, dicono.
Si tratta, però, di retorica di altri tempi. L'Ucraina si è consegnata
completamente all'élite mondialista che comanda dappertutto tranne che in
Russia e in Cina. Nessuna guerra russo-ucraina allora, ma un conflitto tra
globalisti, padroni dell’Ucraina, e russi. C'è qualcuno che vuole andare a
morire per l'indipendenza ucraina? Beh, padronissimo di farlo. Ognuno sa quanto
vale la propria vita e spesso può accadere che questa non valga niente.
A volte penso ai nostri antenati che hanno
combattuto guerre pensando di difendere la loro patria. Soffrire, uccidere,
rimanere invalidi, morire… E per cosa? Per la patria? Oggi sappiamo che parlare
di patria non è lecito, ovvero possiamo parlare della patria degli altri, ad
es. degli ucraini aggrediti dalla Russia, ma non dell'Italia. È vietato! Parliamo
allora di libertà? Nemmeno questo è lecito a ragion di logica quando questa, la
libertà, è repressa come non mai nella nostra storia.
Il conflitto che chiamano guerra non riguarda la
Russia e l’Ucraina, ma la Russia e i globalisti. L’esodo fa parte del copione,
guai se non ci fosse. Giustifica l’escalation delle contromisure che ravvivano l’indignazione
dell’opinione pubblica. Sfocerà questo conflitto in una guerra nucleare?
Speriamo di no! Comunque il fatto di sapere di cosa si tratta veramente è già
importante. Noi siamo in guerra, se vogliamo, né più né meno degli ucraini. E i
nostri nemici non vogliono sconfiggerci per renderci schiavi. Si limitano a
cercare di farci scomparire dalla faccia della terra. Genocidio necessario:
siamo tutti degli “useless eaters”, mangiatori inutili.