Viviamo nella Repubblica Dominicana, un paese visitato da
dieci milioni di turisti ogni anno, che ha più o meno un numero pari di
abitanti. E questo inorgoglisce il governo e soprattutto l'attivissimo ministro
del turismo David Collado che si augura per i prossimi anni aumenti
esponenziali delle cifre record finora raggiunte. Si prospettano, inoltre, per
il futuro costruzioni di hotel dappertutto anche dove finora non ce ne sono mai
stati.
Eppure a quanto pare esiste un punto di saturazione per
lo sviluppo turistico. Ne sanno qualcosa alle isole Canarie dove recentemente con
lo slogan “le Canarie hanno un limite”, decine di migliaia di residenti nelle
otto isole hanno preso parte a mobilitazioni simultanee per protestare contro
il turismo di massa che sta sommergendo l'arcipelago e impoverendo il
territorio.
Alle autorità rivolgono la richiesta di limitare il
numero dei turisti: “Non siamo contro il turismo, chiediamo semplicemente di
cambiare il modello attuale che consente una crescita illimitata dello stesso”,
ha sottolineato uno dei manifestanti ai microfoni della televisione. I manifestanti
hanno chiesto anche lo stop alla costruzione di nuovi hotel a Tenerife, l'isola
più grande e sviluppata dell’arcipelago.
A fronte di una popolazione di 2,2 milioni di persone, le
Canarie hanno accolto lo scorso anno ben 16 milioni di visitatori. Quattro
abitanti su dieci lavorano nel turismo, che corrisponde a oltre un terzo del
prodotto interno lordo. Ma il settore, affermano i manifestanti, non
distribuisce la ricchezza fra la popolazione e provoca un’impennata dei prezzi
degli alloggi.
Tra le misure immediate rivendicate dai dimostranti
figurano l'introduzione di una “ecotassa” a carico dei turisti e norme che
consentano a residenti e lavoratori un accesso preferenziale alle case.