Le vediamo nella
foto. Sono le ”nonne del clima” che esultano per una vittoria giudiziaria presso
la Corte europea dei diritti dell’uomo che avrà sicure ripercussioni e che si
aggiunge agli strumenti a disposizione della strategia della repressione climatica.
Alcuni di questi strumenti vengono dall’alto, suggerite dalle élite globaliste,
e si tratta di misure che rincarano i processi industriali oppure restringono le
attività agricole, di allevamento e di pesca, favorendo ad esempio il consumo
di insetti come fonte proteica o di colture cellulari. Altri provengono dal
basso e cioè dagli attivisti climatici che bloccano le strade, imbrattano
monumenti ecc. e lo fanno per convinzione o perché vengono a tal fine remunerati.
A questi ultimi ora si aggiungono i “litiganti climatici” e cioè associazioni
che presentano ricorsi contro lo Stato di appartenenza accusandolo di non
ottemperare alle misure per la lotta al cambiamento climatico, il che
rappresenterebbe una violazione dei diritti umani.
Tutte donne, età
media 73 anni, appartengono all'associazione ”Klimaseniorinnen” (le anziane del
clima) che conta 2.300 associate. La Corte europea dei diritti dell'uomo ha
accolto il ricorso da loro presentato contro la Svizzera e per la prima volta
ha stabilito un nesso tra riscaldamento globale e diritti umani. La sentenza
crea un precedente giuridico cruciale e apre una fase nuova nell'attivismo
climatico, quello del “climate litigation” o contenzioso climatico con una
probabile ondata di cause contro gli Stati inadempienti rispetto agli accordi
di Parigi sul clima del 2015. Le nonne del clima hanno accusato la Svizzera di
non averle protette dagli effetti negativi del riscaldamento terrestre. Secondo
loro diversi studi scientifici avrebbero confermato che le donne sono più
vulnerabili al cambiamento climatico rispetto agli uomini.
I giudici hanno accolto
il ricorso riconoscendo che il governo elvetico non si è impegnato a
sufficienza nelle politiche climatiche, ad esempio nel calcolo del limite
massimo per le emissioni di gas serra, violando l'articolo 8 della convenzione
Europea dei diritti dell'uomo sul diritto al rispetto della vita privata e
familiare.