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venerdì 1 settembre 2017

Il progetto muro di Trump avanza. Intanto l’Ungheria ha concluso la sua recinzione e manda la fattura all’UE. E la Repubblica Dominicana?


Tempi di muri: contro le invasioni etniche sembra che non ci siano altre soluzioni. Non più truppe armate che violano i confini degli stati, ma maree umane, che si stanziano nei territori abusivamente e con il tempo se ne impadroniscono, cambiandolo dal punto di vista etnico, religioso e culturale.
L’abbiamo osservato nel Kossovo che poi ha anche goduto dell’appoggio armato della Nato per sancire la nascita di una nuova nazione usurpatrice, fatta di albanesi su territorio serbo popolato da sempre da serbi.
Più volte Leonel Fernandez ha additato il Kossovo come esempio da tenere in considerazione: avrebbe potuto essere il destino della Repubblica Dominicana.
L’Ungheria ha intanto annunciato la conclusione della recinzione sul tracciato della frontiera con la Serbia e la Croazia, oltre 200 km con una spesa di 800 milioni di euro di cui chiede il rimborso per metà all’Unione Europea.
Il muro di Trump con il Messico va avanti. La spesa presunta è di 7,5 milioni di dollari per miglio. A pagare sarebbe il governo Messicano, ma su questo punto sussistono ancora dubbi. Trump comunque sostiene che pagherà sicuramente il Messico.
Il muro di Trump ha il vantaggio di consentire l’apposizione di pannelli solari e quindi la produzione di energia elettrica pulita. E a questo tipo di muro fanno riferimento le proposte dominicane per la frontiera con Haiti, lunga circa 200 miglia. Si tratterebbe di una spesa totale di 1.400 milioni di dollari, meno di Punta Catalina e meno del Metro di Santo Domingo.
Questo muro alla Trump consentirebbe alla Repubblica Dominicana di trovare una soluzione ad aspetti fondamentali e strategici per la nazione: il controllo migratorio e la limitazione del traffico di armi illegali e di droga attraverso la frontiera. Inoltre con i pannelli solari incorporati ci sarebbe la possibilità di produrre energia pulita che potrebbe anche essere venduta per il 50% al paese vicino, sostituendo così il legno e il carbone dei boschi dominicani ai quali attualmente gli haitiani attingono con grave danno ecologico per il Paese e che consentirebbe lo sviluppo anche industriale della parte dominicana.
Si porrebbe fine inoltre all’invasione pacifica di donne haitiane incinte che partoriscono a decine di migliaia a spese del governo dominicano. Una spesa media di circa 1.000 euro a persona. I neonati una volta adulti poi reclameranno la cittadinanza dominicana. Non ne avranno diritto, ma la reclameranno e saranno appoggiati in questo.

Si dovrà scegliere quindi tra un Kossovo caraibico e un muro alla Trump o alla Orban. O così o pomì…