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sabato 23 settembre 2017

“Sono previsti nuovi uffici per la nostra ambasciata: ˈfunzionali e decorosiˈ. Questa è la priorità? L’unico argomento concreto, il resto promesse. Quanto valgono le promesse della Farnesina?


È così che si è espresso l’ambasciatore Andrea Canepari nel suo discorso pubblicato di recente nelle reti sociali.
La notizia ci lascia perplessi. Evidentemente conta di più la forma che la sostanza. La Farnesina fa finta di non capire qual è di fatto la situazione dei connazionali che risiedono nella Repubblica Dominicana. E alla base di tutto non c’è sicuramente una mancanza di decorosità dell’attuale struttura quanto un capriccio, l’ennesimo, del vice ministro del MAECI, Mario Giro, nostra vecchia conoscenza.
Nell’incontro con questo funzionario alla Casa de Italia nel mese di ottobre del 2016, parlando degli immobili, sorrise e tacque per qualche istante. Tutti sapevamo cosa passasse per la sua testa. Infatti, tra le ragioni della chiusura della nostra sede diplomatica decisa proprio da Mario Giro e dall’allora ministro MAECI Emma Bonino, esperta in aborti e in siringhe sterili per tossicodipendenti, era stata ventilata da molti, anche da me, l’ipotesi della sottostante volontà di alienazione degli immobili demaniali. Il risparmio di spesa preventivato dalla Farnesina nell’ambito della “spending review” era stato di 100 milioni di euro, tutti a carico della rete diplomatica. Siccome il valore di realizzo di questi immobili era al tempo di circa 15 milioni di euro, il vice ministro e l’abortista hanno pensato che questa rimozione rappresentasse un bel passo avanti verso tale obiettivo. Non sempre però le ciambelle escono con il buco e si è rivelato a giochi fatti, e cioè dopo la rimozione della sede, che sugli immobili era stata posta dal donatore, Giambattista Vicini, circa 115 anni fa la condizione che questi dovessero essere adibiti a sede diplomatica. Non sono alienabili! Un progetto quindi “abortito” tanto per rimanere in tema.
La Farnesina per non perdere gli immobili definitivamente, vi insediò subito una missione d’affari con un diplomatico e qualche impiegato di ruolo. Il risparmio della chiusura veniva così dimezzato e di fatto vanificato se si pensa alle spese di potenziamento della sede diplomatica di Panama, a livello di personale e di trasferimento, anche lì, degli uffici, per far fronte all’incremento dell’utenza di oltre 10.000 unità.
Mario Giro sorrise e tacque, e disse che per la nostra sede diplomatica si augurava una sede più decorosa.
È così che nasce il progetto dei nuovi uffici “decorosi”.
Ma quanto costa questo progetto? Non meno sicuramente del costo annuale di dieci impiegati a contratto. Un canone di locazione inferiore a 10.000 euro al mese in una zona importante della città è impensabile e poi ci sarebbero gli arredi e le attrezzature e il costo di personale tecnico esperto proveniente dall’Italia per tutte le sofisticate installazioni informatiche e di sicurezza necessarie per una sede diplomatica.
Allora non è vero che la Farnesina non ha risorse! Se le ha per soddisfare i capricci di Mario Giro le dovrebbe avere anche per risolvere i nostri problemi che sono dovuti a violazioni da parte dell’ambasciata della legge italiana, della costituzione e addirittura dei diritti umani.
Ci viene negato di fatto il rilascio di un passaporto. Non godiamo quindi del diritto di libera circolazione e se chi ha la possibilità economica di farlo si reca in Italia per ottenere questo vitale documento, una volta in questura si trova davanti all’esigenza di una delega o nullaosta proveniente dall’ambasciata di Santo Domingo che deve necessariamente essere espressa e che di norma non viene fornita.
La mancanza del passaporto comporta inoltre l’impossibilità di rinnovo della residenza dominicana, il che ci converte, nonostante gli anni di permanenza nel paese, in semplici turisti ai quali è vietato di esercitare attività lavorative e commerciali di ogni tipo e su cui pende in caso di inosservanza la deportazione immediata. Non si può nemmeno guidare una macchina!
L’illegalità in cui incorre l’ambasciata nel non procedere in tempi brevi all’iscrizione all’AIRE comporta l’irreperibilità di fatto del connazionale, che incorre pertanto in rischi penali ed economici rilevanti in Italia a seguito della non ricezione di notifiche da parte delle autorità giudiziarie e amministrative. Il comune poi, venuto a conoscenza di questa irreperibilità, procede alla cancellazione del connazionale dall’anagrafe, il che rappresenta l’anticamera dello status di apolide.
Si aggiunga inoltre l’impossibilità del rinnovo della patente italiana con conseguente perdita definitiva della stessa, l’impossibilità di trascrivere atti di nascita e di morte, ecc. con le relative implicazioni anche, per queste ultime, a livello ereditario e di percezione della pensione.
Tutto questo si potrebbe risolvere con l’assunzione di dieci impiegati a contratto con una spesa annuale di circa 120.000 euro, pari quindi al canone di locazione minimo dei nuovi uffici “decorosi” che Mario Giro ambisce per noi per capriccio o per ripicca.
Ambasciatore non porta pena. Il dott. Andrea Canepari dice quello che gli dicono di dire e promette quello che gli dicono di promettere. Dietro alle sue promesse c’è Mario Giro e noi sappiamo per esperienza quale valore esse abbiano.

Non mi soffermerò quindi sull’ambasciatore. Vedo però che è molto sensibile alla forma piuttosto che alla sostanza. Speriamo che arrivi il giorno in cui si metta nei nostri panni e si rivolga allora alla Farnesina, facendo presenti le priorità effettive dei connazionali. Non serve andare in giro per il paese a visitare i connazionali per conoscere le loro esigenze. Queste sono evidenti, agli occhi di tutti, anche dei ciechi!