È così che si è espresso l’ambasciatore Andrea Canepari
nel suo discorso pubblicato di recente nelle reti sociali.
La notizia ci lascia perplessi. Evidentemente conta di
più la forma che la sostanza. La Farnesina fa finta di non capire qual è di
fatto la situazione dei connazionali che risiedono nella Repubblica Dominicana.
E alla base di tutto non c’è sicuramente una mancanza di decorosità dell’attuale
struttura quanto un capriccio, l’ennesimo, del vice ministro del MAECI, Mario
Giro, nostra vecchia conoscenza.
Nell’incontro con questo funzionario alla Casa de
Italia nel mese di ottobre del 2016, parlando degli immobili, sorrise e tacque
per qualche istante. Tutti sapevamo cosa passasse per la sua testa. Infatti,
tra le ragioni della chiusura della nostra sede diplomatica decisa proprio da Mario
Giro e dall’allora ministro MAECI Emma Bonino, esperta in aborti e in siringhe
sterili per tossicodipendenti, era stata ventilata da molti, anche da me, l’ipotesi
della sottostante volontà di alienazione degli immobili demaniali. Il risparmio
di spesa preventivato dalla Farnesina nell’ambito della “spending review” era
stato di 100 milioni di euro, tutti a carico della rete diplomatica. Siccome il
valore di realizzo di questi immobili era al tempo di circa 15 milioni di euro,
il vice ministro e l’abortista hanno pensato che questa rimozione rappresentasse
un bel passo avanti verso tale obiettivo. Non sempre però le ciambelle escono
con il buco e si è rivelato a giochi fatti, e cioè dopo la rimozione della
sede, che sugli immobili era stata posta dal donatore, Giambattista Vicini, circa
115 anni fa la condizione che questi dovessero essere adibiti a sede
diplomatica. Non sono alienabili! Un progetto quindi “abortito” tanto per rimanere
in tema.
La Farnesina per non perdere gli immobili definitivamente,
vi insediò subito una missione d’affari con un diplomatico e qualche impiegato
di ruolo. Il risparmio della chiusura veniva così dimezzato e di fatto vanificato
se si pensa alle spese di potenziamento della sede diplomatica di Panama, a
livello di personale e di trasferimento, anche lì, degli uffici, per far fronte
all’incremento dell’utenza di oltre 10.000 unità.
Mario Giro sorrise e tacque, e disse che per la
nostra sede diplomatica si augurava una sede più decorosa.
È così che nasce il progetto dei nuovi uffici “decorosi”.
Ma quanto costa questo progetto? Non meno
sicuramente del costo annuale di dieci impiegati a contratto. Un canone di
locazione inferiore a 10.000 euro al mese in una zona importante della città è
impensabile e poi ci sarebbero gli arredi e le attrezzature e il costo di
personale tecnico esperto proveniente dall’Italia per tutte le sofisticate
installazioni informatiche e di sicurezza necessarie per una sede diplomatica.
Allora non è vero che la Farnesina non ha risorse!
Se le ha per soddisfare i capricci di Mario Giro le dovrebbe avere anche per
risolvere i nostri problemi che sono dovuti a violazioni da parte dell’ambasciata
della legge italiana, della costituzione e addirittura dei diritti umani.
Ci viene negato di fatto il rilascio di un passaporto.
Non godiamo quindi del diritto di libera circolazione e se chi ha la
possibilità economica di farlo si reca in Italia per ottenere questo vitale
documento, una volta in questura si trova davanti all’esigenza di una delega o
nullaosta proveniente dall’ambasciata di Santo Domingo che deve necessariamente
essere espressa e che di norma non viene fornita.
La mancanza del passaporto comporta inoltre l’impossibilità
di rinnovo della residenza dominicana, il che ci converte, nonostante gli anni
di permanenza nel paese, in semplici turisti ai quali è vietato di esercitare
attività lavorative e commerciali di ogni tipo e su cui pende in caso di
inosservanza la deportazione immediata. Non si può nemmeno guidare una
macchina!
L’illegalità in cui incorre l’ambasciata nel non
procedere in tempi brevi all’iscrizione all’AIRE comporta l’irreperibilità di
fatto del connazionale, che incorre pertanto in rischi penali ed economici
rilevanti in Italia a seguito della non ricezione di notifiche da parte delle
autorità giudiziarie e amministrative. Il comune poi, venuto a conoscenza di
questa irreperibilità, procede alla cancellazione del connazionale dall’anagrafe,
il che rappresenta l’anticamera dello status di apolide.
Si aggiunga inoltre l’impossibilità del rinnovo
della patente italiana con conseguente perdita definitiva della stessa, l’impossibilità
di trascrivere atti di nascita e di morte, ecc. con le relative implicazioni
anche, per queste ultime, a livello ereditario e di percezione della pensione.
Tutto questo si potrebbe risolvere con l’assunzione
di dieci impiegati a contratto con una spesa annuale di circa 120.000 euro, pari
quindi al canone di locazione minimo dei nuovi uffici “decorosi” che Mario Giro
ambisce per noi per capriccio o per ripicca.
Ambasciatore non porta pena. Il dott. Andrea
Canepari dice quello che gli dicono di dire e promette quello che gli dicono di
promettere. Dietro alle sue promesse c’è Mario Giro e noi sappiamo per
esperienza quale valore esse abbiano.
Non mi soffermerò quindi sull’ambasciatore. Vedo
però che è molto sensibile alla forma piuttosto che alla sostanza. Speriamo che
arrivi il giorno in cui si metta nei nostri panni e si rivolga allora alla
Farnesina, facendo presenti le priorità effettive dei connazionali. Non serve
andare in giro per il paese a visitare i connazionali per conoscere le loro
esigenze. Queste sono evidenti, agli occhi di tutti, anche dei ciechi!