Un drone
israeliano uccide sette volontari delle Nazioni Unite. Tragico errore sostiene Netanyahu:
“Abbiamo sbagliato”. E lo dice con un'espressione tutt'altro che contrita. Sono
cose che capitano spesso nella Striscia di Gaza.
Ad esempio un
mese fa circa, un centinaio di palestinesi accalcati attorno a un camion delle
Nazioni Unite di rifornimento di cibo è stato falciato dalle mitragliatrici israeliane,
altri 700 sono rimasti feriti.
Nei sei mesi di
guerra già 200 lavoratori umanitari sono stati uccisi da colpi israeliani. Un
bilancio tre volte più alto di ogni peggiore precedente per un intero singolo
anno in qualsiasi guerra.
I sette volontari
uccisi provenivano da Australia, Polonia, Regno Unito (3), Canada e Stati Uniti.
Erano operatori dell'organizzazione non governativa americana World Central
Kitchen.
Netanyahu porta
avanti imperterrito il suo progetto di svuotamento della Striscia di Gaza e non
importa il costo di vite umane innocenti che ne consegue. Lo può fare
impunemente, i potenti del mondo lo proteggono, e si può permettere anche di
sorridere quando ammette che le sue truppe hanno sbagliato. In fondo c'è da
distinguere tra i “figli legittimi di Dio” e i “gentili”. Questi ultimi sono
spendibili: il quinto comandamento, “Non Uccidere”, come del resto anche gli
altri, vale solo all’interno dell’etnia di Mosè.