Non è giusto parlare di inefficienze consolari quando quelle che vengono definite tali sono dovute alla mancanza di personale all’interno della sede diplomatica. C’è da dire però che non è nemmeno corretto catalogare diversamente, omettendo di definirle inefficienti, le prestazioni della maggior parte dei consolati italiani compreso il nostro.
I funzionari si giustificano sostenendo che il personale in forza non riesce a soddisfare le richieste degli utenti in tempi accettabili. Supponiamo che questo risponda a verità. Sta di fatto, però, che se da un lato, cioè da quello dei consolati, si pretende comprensione da parte dell’utenza, dall’altro non esiste alcuna reciprocità nei confronti di questa. Anzi, si può tranquillamente affermare che le scelte procedurali degli uffici consolari tendono a non essere agevolative nei confronti dei richiedenti servizi e che le esigenze degli uffici al riguardo in apparenza rigide e assolutamente necessarie, vengano facilmente modificate a seguito dell’intervento del MAECI o dei parlamentari del PD, il deputato Di Sanzo e la senatrice La Marca, gli unici della nostra ripartizione che si interessano alle vicissitudini dei connazionali nei rapporti consolari.
Osserviamo, quindi, prima di entrare nel dettaglio di un caso specifico, che i consolati decidono a discrezione, ognuno per conto suo, quali documenti chiedere e riconoscere come validi per ogni tipo di pratica e spesso adottano criteri che creano ulteriore disagio per l’utente.
Gli esempi sono tanti, l’ultimo caso riguarda la trascrizione di un atto di matrimonio eseguito direttamente da un connazionale nel comune di residenza dopo averlo tradotto, legalizzato e apostillato. Quando il connazionale ha richiesto per il coniuge dominicano il visto di ricongiunzione familiare, la Cancelleria consolare non ha ritenuto valida la trascrizione diretta prevista dal Regolamento 396 del 2000, ma si è attenuta a una circolare del ministero degli interni del 2013. A nulla è valsa la risposta del comune di riferimento. La cancelleria consolare ha obiettato che il comune avrebbe dovuto contattare il loro ufficio di stato civile per richiedere la validità formale dell’atto e ove possibile aggiungere uno stato di famiglia alla pratica, i timbri del suo passaporto di entrata e uscita dalla Repubblica Dominicana e le foto del matrimonio.
A tutto questo ha dato idonea risposta la dott.ssa Diana Spedicato, consigliere del Com.It.Es Santo Domingo.
https://comitaliasantodomingo.blogspot.com/2024/01/la-dott.html
Riguardo la trascrizione diretta degli atti in comune senza passare per l’ambasciata si è pronunciato anche il dott. Flavio Bellinato, consigliere del Com.It.Es:
https://comitaliasantodomingo.blogspot.com/2024/01/messaggio-del-consigliere-comites.html
“(La trascrizione diretta dell’atto in comune) è la logica conseguenza della mancanza di appuntamenti, cioè il fatto che il cittadino, nella maggior parte dei casi preferisca trascrivere (direttamente) il proprio atto di stato civile presso un comune italiano. Con tutta probabilità ciò si deve al fatto che non si trovano gli appuntamenti attraverso la pagina prenotami (…) Chiaramente se altre segnalazioni ci dovessero arrivare affronteremo la questione nel migliore dei modi (…) Spesso i connazionali si vedono costretti a prendere l’atto, portarlo direttamente al comune di residenza o di iscrizione AIRE, trascriverlo direttamente in Italia per accelerare le tempistiche della richiesta del visto del proprio coniuge, dei figli del proprio coniuge, ecc.”