Tante cose non sono come ce le dipingono. Si
vorrebbe che i circa 40.000 italiani qui residenti e non iscritti all’AIRE
decidessero una buona volta di farlo. Si tratta del resto di un obbligo di
legge. I connazionali però fanno orecchie da mercanti e si aggrappano all’assistenza
sanitaria italiana che altrimenti perderebbero.
Questa, si dice, non è una ragione valida per la
mancata regolarizzazione con l’anagrafe italiana perché nella Repubblica
Dominicana esistono le assicurazioni private che non sono affatto costose. Coprono
però soltanto in parte i grandi interventi chirurgici oppure le eventuali
complicazioni degli stessi o le cure mediche delle malattie più gravi.
Di recente un italiano, assicurato nella Rep.
Dominicana, è deceduto in attesa della definizione del pagamento del compenso preteso
dalla clinica dove era stato ricoverato e non coperto completamente dall’assicurazione
per un intervento a cuore aperto a seguito di un infarto.
La prestazione assicurativa non superava i 200.000
pesos, l’operazione era stata preventivata in 1.000.000 di pesos. Si è trovato
un garante per gli 800.000 pesos di differenza, ma non bastava. La metà doveva
essere consegnata in contanti prima dell’operazione.
Nel mentre, il connazionale è deceduto.
Storie come queste ce ne sono tante e sono all’ordine
del giorno.
Chi vuole trascorrere la vecchiaia qui e non può
fare ritorno in Italia in caso di interventi chirurgici necessari o di cure
costose deve rassegnarsi a una vita che con ogni probabilità sarà più breve. Più
breve ma molto più intensa…