Lo scandalo Odebrecht non ha risparmiato questo
ambizioso progetto che all’origine prevedeva di aumentare vertiginosamente la
produzione di elettricità. Sarebbero scomparsi così per sempre i frequenti
black out che imperversano nel territorio dominicano. Anche le fatture degli
utenti avrebbero riscontrato sostanziosi cali. Unico neo: il carbone, un combustibile
ritenuto fortemente inquinante. Ma davanti a tanti vantaggi concreti si può
chiudere un occhio…
Per tali finalità si era inteso che il progetto
sarebbe rimasto nelle mani dello stato dominicano.
Il costo del progetto inizialmente di USD 1.200
milioni si è attestato alla fine sui 3.000 milioni…
Ormai con l’avvio in prova di uno dei due impianti il
successo dell’opera sembrava cosa fatta. E sono arrivati dal BID e dalla Cina in
tutto quasi USD 1.000 milioni da destinare al settore elettrico. Una situazione
ideale.
Ora di punto in bianco il governo decide di vendere
il 50% delle azioni del mega progetto. Gli acquirenti sono già pronti e offrono
delle cifre. Vuol dire che si ritiene che ci siano delle ottime possibilità di
lucrarci su, altrimenti non si farebbe avanti nessuno, come al solito nelle
privatizzazioni, anche in quelle anticipate come questa.
Ci sono degli offerenti e non va mica tanto bene
così! Si deve indire un appalto. Lo prevede la legge. Ed è anche pronto l’intermediario
o consulente, una banca d’affari di New York che prenderà lo 0.9% del prezzo
finale, ovvero più di USD 10 milioni.
Un progetto quello di Punta Catalina che viene
contestato sin dall’inizio e cioè sin dal momento dell’assegnazione dei lavori.
Si sa che questa è una fase sensibile per il settore politico e spesso viene
considerata un momento cruciale della corruzione con percentuali che secondo
Rondon, il faccendiere coinvolto nel caso Odebrecht, si aggirano sul 10%. A
questa fase ha fatto seguito quella delle correzioni successive del prezzo che
è stato innalzato poco a poco a 3.000 milioni di dollari e quindi ben oltre il
100% del valore iniziale. C’è stato poi il primo appalto per l’acquisto di
carbone, anche questa una fase sensibile, e ora qualcosa di molto più clamoroso:
l’indizione di una gara di appalto con tanto di banca d’affari assistente o
intermediaria (?) del 50% delle azioni.
Stando così le cose la prospettiva di abbassare del
30% il costo della fattura elettrica si allontana di molto.
Gli investitori privati puntano sempre al guadagno ad
ogni costo e questo viene garantito dal mantenimento degli attuali esosi, anche
nel confronto internazionale, prezzi dell’energia elettrica nella Repubblica
Dominicana.