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mercoledì 9 gennaio 2019

Punta Catalina: un progetto travagliato di generazione di corrente



Lo scandalo Odebrecht non ha risparmiato questo ambizioso progetto che all’origine prevedeva di aumentare vertiginosamente la produzione di elettricità. Sarebbero scomparsi così per sempre i frequenti black out che imperversano nel territorio dominicano. Anche le fatture degli utenti avrebbero riscontrato sostanziosi cali. Unico neo: il carbone, un combustibile ritenuto fortemente inquinante. Ma davanti a tanti vantaggi concreti si può chiudere un occhio…
Per tali finalità si era inteso che il progetto sarebbe rimasto nelle mani dello stato dominicano.
Il costo del progetto inizialmente di USD 1.200 milioni si è attestato alla fine sui 3.000 milioni…
Ormai con l’avvio in prova di uno dei due impianti il successo dell’opera sembrava cosa fatta. E sono arrivati dal BID e dalla Cina in tutto quasi USD 1.000 milioni da destinare al settore elettrico. Una situazione ideale.
Ora di punto in bianco il governo decide di vendere il 50% delle azioni del mega progetto. Gli acquirenti sono già pronti e offrono delle cifre. Vuol dire che si ritiene che ci siano delle ottime possibilità di lucrarci su, altrimenti non si farebbe avanti nessuno, come al solito nelle privatizzazioni, anche in quelle anticipate come questa.
Ci sono degli offerenti e non va mica tanto bene così! Si deve indire un appalto. Lo prevede la legge. Ed è anche pronto l’intermediario o consulente, una banca d’affari di New York che prenderà lo 0.9% del prezzo finale, ovvero più di USD 10 milioni.
Un progetto quello di Punta Catalina che viene contestato sin dall’inizio e cioè sin dal momento dell’assegnazione dei lavori. Si sa che questa è una fase sensibile per il settore politico e spesso viene considerata un momento cruciale della corruzione con percentuali che secondo Rondon, il faccendiere coinvolto nel caso Odebrecht, si aggirano sul 10%. A questa fase ha fatto seguito quella delle correzioni successive del prezzo che è stato innalzato poco a poco a 3.000 milioni di dollari e quindi ben oltre il 100% del valore iniziale. C’è stato poi il primo appalto per l’acquisto di carbone, anche questa una fase sensibile, e ora qualcosa di molto più clamoroso: l’indizione di una gara di appalto con tanto di banca d’affari assistente o intermediaria (?) del 50% delle azioni.
Stando così le cose la prospettiva di abbassare del 30% il costo della fattura elettrica si allontana di molto.
Gli investitori privati puntano sempre al guadagno ad ogni costo e questo viene garantito dal mantenimento degli attuali esosi, anche nel confronto internazionale, prezzi dell’energia elettrica nella Repubblica Dominicana.