È bastato poco perché tante cose cambiassero all’interno
del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale. La nuova
gestione di governo, la politica del cambiamento, ha smosso la buona volontà
degli operatori della rete diplomatica che con lo stesso personale e le stesse
risorse hanno apportato un miglioramento significativo all’efficienza dell’erogazione
dei servizi consolari.
Del resto si è capito subito che la nuova
amministrazione voleva focalizzarsi di più sugli italiani all’estero, sul loro
diritto all’esercizio della cittadinanza, con l’accesso ai necessari disbrighi
delle pratiche anagrafiche, in primis l’erogazione dei passaporti in tempi non
geologici.
Dopo sei mesi di gestione del nuovo governo si
possono annoverare delle misure importanti nel contenuto della legge di
bilancio recentemente approvata che si aggiungono a una reazione spontanea diffusasi
subito in tutta la rete diplomatica.
Degno di nota è soprattutto un aumento del personale
di ruolo di 300 unità e del personale contrattista di 50 unità oltre ai 100
contrattisti la cui assunzione è stata prevista nella legge di bilancio della
gestione passata e che verranno inseriti nel corso del corrente anno.
È stato anche significativo che per la prima volta
nella storia venisse nominato come sottosegretario agli esteri un eletto in una
delle circoscrizioni estere, un figlio di emigranti, Ricardo Merlo.
In questi mesi l’oriundo insediato nella squadra di
governo si è battuto a tutto campo per il miglioramento della funzionalità
della rete consolare con gli strumenti a sua disposizione. È intervenuto nelle assemblee
del CGIE personalmente, rilanciando la sua importanza come organo istituzionale
di carattere consultivo, ha convocato una riunione senza precedenti di tutti i
consoli attivi a livello mondiale, ha denunciato l’inadeguatezza del servizio
prenota online così come concepito, motivandone una ragionevole modifica, ha
promosso l’esame di una nuova modalità di voto da adottare per le prossime
elezioni e ha insistito nel mantenimento dello Jus Sanguinis senza limitazioni
generazionali.
Eravamo abituati agli oriundi della nazionale
italiana di calcio, ora ne abbiamo uno al governo, un laureato in Scienze Politiche,
professore universitario e, non poteva essere altrimenti, ex calciatore, che si
muove da fuori classe nell’ambito della politica. Tant’è che è diventato un
punto di riferimento ineludibile per il presidente della Repubblica, per il
premier e per i vice-premier nella gestione degli affari internazionali.
Nel frattempo è evidente in Argentina un fermento di
italianità senza precedenti. L’oriundo onorevole Ricardo Merlo ha accanto a sé
persone validissime che lo rappresentano tra gli italiani residenti in Argentina,
la comunità di italiani più numerosa del mondo.
Inizia quindi una nuova fase. L’Italia oltre confine
sta diventando consapevole della sua importanza e vuole partecipare attivamente
al rinnovamento in atto.
Se questa è la panoramica dopo soli sei mesi non
possiamo che essere ottimisti per il futuro.