Iniziamo con le mani dell’immagine. Qualcuno si è
lamentato e ha parlato di post con gente incatenata.
In realtà queste mani sono sul profilo Facebook di
una ONLUS il cui presidente ha rischiato di essere respinto per motivi di
omonimia con un pregiudicato italiano. Non è da escludere però che Migración abbia
preso in considerazione l’attività pro-haitiana del connazionale.
Almeno di un respingimento per motivi ideologici si
è venuti a conoscenza. Si è trattato, nei mesi successivi all’uragano Maria, di
una signora portoricana schedata come comunista.
Tornando alle mani, sono da collegare non ai
respingimenti ma al tema haitiano o, se vogliamo, al razzismo. Le catene sono
arrugginite, vecchie catene… sfruttamento, riduzione alla schiavitù, violazione
di tutti i diritti. E il palmo delle mani? Beh quello sì che è un vero e
proprio spettacolo!
Si sa che anche le persone con la pelle più nera, anzi
addirittura blu, hanno il palmo delle mani chiaro come anche la pianta dei
piedi. Ma queste mani no, queste sono nere! Dipinte certo! Fa parte della messa
in scena. Una ONLUS che si rispetti deve essere in grado di sollecitare
l’indignazione e la compassione del pubblico. Questo è alla base del business.
Ma il razzismo come inteso da noi italiani, lo si può applicare pari pari al
contesto dominicano?
Innanzitutto teniamo presente che la Repubblica
Dominicana è un paese popolato da mulatti, 73%, il 16% sono bianchi europei e l’11%
neri (e all'interno di queste due categorie tanti ancora sono mulatti).
Solo sulla base di questi dati va escluso un
razzismo come lo intendiamo noi.
A tutto questo si aggiungono i trascorsi storici.
La Repubblica Dominicana si rese indipendente non
dalla Spagna nel 1844, bensì da Haiti.
Nessun razzismo si percepisce per le strade. L’haitiano
viene chiamato “moreno” e viene rispettato. Non mi risulta in tanti anni di
soggiorno qui di aver assistito a confronti di natura etnica. Sicuramente gli
haitiani sono molto più compatibili con i dominicani di quanto gli africani che
sbarcano ogni giorno nelle nostre coste lo siano con noi.
Non esiste quindi un parallelismo tra le tematiche Italo-africane
e dominico-haitiane. Semmai questo c’è, come ha più volte osservato l’ex
presidente Leonel Fernandez, con il conflitto del Kosovo, territorio della Serbia
occupato gradualmente di fatto nel corso degli anni dagli albanesi che poi ne
hanno rivendicano l’indipendenza.
Una vicenda questa che è costata, oltre a un pezzo
del suo territorio, diversi bombardamenti a Belgrado proprio su iniziativa di
Bill Clinton che, guarda caso, è una delle persone più influenti della vicina
Repubblica di Haiti.