Cerca nel blog

venerdì 23 marzo 2018

Voto all’estero: continuano le polemiche. Ora interviene anche Mario Giro viceministro agli esteri




Secondo il viceministro Mario Giro si migliorerebbe l’efficienza del voto all’estero promuovendo la registrazione preventiva degli elettori. Praticamente si propone così lo stesso sistema adottato in occasione delle ultime elezioni del Comites. Una procedura laboriosa che comunque resta nell’ambito del voto per corrispondenza, con tutte le sue pecche. Ricordiamo bene com’è andata quella volta e quanti voti sono andati persi per un motivo o per l’altro, in particolare perché non giunti in tempo in ambasciata per inconvenienti postali o perché rifiutati dall’ambasciatore Curcio in quanto consegnati a mano.

Mario Giro sostiene che diminuirebbe così la partecipazione al voto, ma che aumenterebbe l’affidabilità. Ragionamenti che però sono carenti in quanto non esiste una commisurazione dell’affidabilità dell’attuale voto per corrispondenza.
Le considerazioni di Mario Giro sono poco concrete. Prospettano una minore partecipazione al voto e una maggiore affidabilità. La prima eventualità è più che sicura e la seconda per nulla affatto. Del resto se il voto con preventiva registrazione è stato partorito dalla sua mente è giusto che cerchi di rilanciarlo. L’interrogativo che ci poniamo è come faccia l’attuale vice-ministro dopo i pasticci che ha combinato (vedi smantellamento rete diplomatica e chiusura dell’ambasciata di Santo Domingo) ad occupare ancora una carica così importante.
Speriamo che questa situazione duri ancora per poco e cioè che ce ne possiamo liberare di lui e degli altri integranti il suo staff, ma nemmeno questo è sicuro: governi tecnici e inciuci vari sono sempre in agguato!
Ed è anche probabile che all’interno della Farnesina restino gli stessi funzionari che tanto danno hanno fatto alla rete diplomatica. Ce li ritroveremo lì ancora per i prossimi 5 anni? Questo sarebbe senz’altro positivo non per noi italiani residenti all’estero certamente, ma per i paesi africani sovvenzionati con larghezza anche quando primeggiano nella classifica dei paesi più corrotti del mondo.
La registrazione preventiva dei votanti non è una soluzione.
Il voto per corrispondenza non va bene? Lo sappiamo ora! C’è gente che si rende conto dopo quattro elezioni politiche che il sistema non va: i non eletti e coloro che hanno perso per la strada decine di migliaia di voti e qualche parlamentare. Chi non accetta la sconfitta scalpita e accusa, vede brogli dappertutto. Troppo facile!
Il voto per corrispondenza ha i suoi difetti, ma non consente brogli a livelli industriali come sostiene l’ex onorevole Fabio Porta. Funziona abbastanza bene e per funzionare meglio bisognerebbe che fosse sostituito dalle urne. Queste garantiscono maggiore sicurezza e affluenza nonché un minore numero di voti nulli. Ad esempio nella Repubblica Dominicana se si potesse votare in ambasciata, il numero di votanti sarebbe superiore perché la stragrande maggioranza degli elettori vive nell’area del gran Santo Domingo. Si dovrebbe votare nell’arco di una settimana tanto per evitare affollamenti, assegnando a un certo numero di elettori, ad esempio per ordine alfabetico, la possibilità di votare in determinate giornate. A supporto di questa soluzione ci sarebbero anche i consolati e viceconsolati onorari ed eventualmente le urne itineranti.
Recentemente hanno votato i russi e lo hanno fatto con le urne e in giornate diverse addirittura anche con urne itineranti.
Lo possiamo fare anche noi qui e dappertutto, persino nelle vastissime Pampas…