Sono ritornati i “macos”. Chi l’avrebbe mai detto.
Quattro anni fa è stata resa obbligatoria l’identificazione di tutti i proprietari
di telefoni cellulari. A chi non procedeva a identificarsi veniva bloccata la
linea. I telefonini piccoli con il chip non intestato a nessuno erano chiamati “macos”
cioè rospi.
Questa obbligatorietà di identificazione è stata
introdotta agli esordi del servizio emergenze del 911. Si volevano evitare le probabili
chiamate fasulle che avrebbero vanificato l’utilità del servizio.
Era possibile così risalire immediatamente al proprietario
del telefono.
Di conseguenza le indagini sui fatti criminosi
partivano proprio dagli intestatari dei telefoni.
Oggi invece Indotel, che è l’organismo statale che vigila
sulle telecomunicazioni ha allentato inspiegabilmente i suoi controlli e sulle
strade in pieno giorno vengono venduti e vanno a ruba per pochi soldi le linee
irregolari attraverso chip clonati.
Ai fini delle indagini criminali però continua a
valere il principio che i telefoni sono intestati a soggetti identificati. Di
fatto non è più così. Questo però non evita che questi telefoni vengano
utilizzati per commettere reati attraverso la sostituzione dell’identità di
persone inconsapevoli e che sulle carceri preventive o bolge infernali siano
già finiti degli innocenti.
Questi chip sono attivati in genere a nome di adulti
di età avanzata e con poca attività economica che hanno diversi numeri
prepagati intestati, tutti registrati presso lo stesso dealer.
Indotel si limita a confermare semplicemente che
nella sua agenda sono previsti i controlli che devono essere eseguiti per l’attivazione
di cellulari prepagati.
Nessuna misura per le vendite alla luce del giorno
dei chip a 50 e 100 pesos.
Non c’è comunque pietà per l’ignaro intestatario di
una di queste linee coinvolto attraverso una chiamata in un caso delittuoso.