Rapinatori e ladri, due attività che nella
Repubblica Dominicana sono esercitate a livello di professione con spesso tutt’al
più brevi periodi di detenzione nei commissariati di polizia. Si tratta di
fattispecie di reato non perseguite penalmente con il dovuto rigore. Una specie
di buonismo e di comprensione diffusa li protegge legalmente.
Far sì che un ladro venga processato richiede una serie complessa di adempimenti burocratici per cui il tutto si risolve all’interno
del commissariato di polizia. A questo si deve aggiungere che c’è una
pericolosa confusione tra la figura del rapinatore, che in realtà di solito è
un pluriomicida e comunque sempre un potenziale omicida, e il ladro che entra
furtivamente in casa e ti deruba e se viene scoperto si dà alle gambe.
Comunque se di fatto si tratta di due professioni la
cui attività è continuativa nel corso della vita di chi le esercita, queste non
sono sicuramente esenti da rischi: sparatorie con la polizia, che vengono
definite di solito esecuzioni sommarie, sono all’ordine del giorno e ultimo ma
non per importanza e frequenza il linciaggio da parte della gente.
È successo ieri a Santiago. Due delinquenti sono
stati catturati da una folla inferocita mentre cercavano di rapinare una
ricevitoria del lotto. Sono stati percossi spietatamente e se non fosse arrivata
la polizia sarebbero stati sicuramente uccisi. Il loro ciclomotore è stato
incendiato.
Anche sotto
casa mia, io per fortuna non c’ero, è successo qualcosa del genere. Il
rapinatore, inseguito e catturato, è stato colpito spietatamente dalla gente e quando qualcuno si era
già procurato gli aggeggi elettrici per finirlo è sopraggiunta la polizia.
Il delinquente abituale si è salvato e pochi giorni
dopo si aggirava per le strade a piede libero zoppicante per le botte ricevute
e le lesioni permanenti subite, ma libero e pronto a continuare nell’esercizio
della sua attività professionale.