Non tanto tempo fa pubblicai una foto abbastanza
recente che evidenziava la situazione di grave sovraffollamento dei carceri
preventivi.
Un connazionale spesso seguito dalla comunità per le
sue pubblicazioni video ha sostenuto che era da tempo che la foto circolava in
rete e che non era chiaro se provenisse da El Salvador o dall’Etiopia.
Affermazioni facilmente smentite attraverso una ricerca per immagini su Google.
La fotografia proveniva proprio da San Pedro de Macorís.
Il tema torna ora alla ribalta dei media. I reclusi
nel carcere preventivo del Palazzo di Giustizia di San Pedro de Macorís hanno
denunciato ancora una volta il sovraffollamento in cui sono costretti a vivere
e hanno chiesto il trasferimento in case circondariali più sicure. Hanno
riferito che stanno vivendo un dramma umanitario viste le alte temperature, la
mancanza di spazio e di acqua.
I reclusi hanno inviato fotografie alle reti sociali
dove si vede gente dormendo in amache e sul pavimento, praticamente uno sopra l’altro,
e hanno sostenuto che una delle peggiori punizioni è la mancanza di luce solare.
Secondo quanto rivelato nella denuncia ci sono
reclusi importanti che nella loro cella usufruiscono anche di aria condizionata
e che ricevono privilegi ottenuti attraverso il presunto pagamento di “pedaggi”
al “probó” (capo dei reclusi, anche lui un carcerato).
Secondo il procuratore di San Pedro de Macorís, il
sovraffollamento è dovuto al fatto che nei carceri modello inaugurati di
recente non stanno ricevendo reclusi perché sono già al completo.
Le fotografie sono abbastanza eloquenti. Si deve
tenere presente che tutti i commissariati o “destacamento” hanno delle celle
che spesso sono piene zeppe di gente, per cui finire in un luogo di reclusione nelle
stesse condizioni del carcere di San Pedro è più facile di quanto si possa
pensare. Basta una querela, anche falsa. Qui non esiste il reato che punisce la
falsa testimonianza, o meglio, sicuramente esiste, ma per quanto mi risulta viene
ignorato. Eppure le testimonianze sono colonne portanti a giustificazione delle
sentenze di condanna.
Gli stranieri al riguardo si trovano in una
situazione di maggiore rischio. Manca di fatto spesso a loro l’aiuto del “traffico
di influenze”. Qui anche uno che pulisce i vetri per la strada ha un qualche “padrino”
o cugino che occupa posizioni altolocate dalle quali puñ esercitare una qualche
pressione.
C’è una canzone che esordisce così: “Il carcere è un
inferno di uomini vivi”. Nulla di più vero ai tropici…