La comunità internazionale di Haiti ha appoggiato
l’impegno del governo haitiano di continuare con il dialogo con i settori
sociali e politici del paese per uscire dall’attuale crisi e soddisfare le
aspettative della popolazione.
Il Core Group, integrato dalla rappresentante delle
Nazioni Unite, dagli ambasciatori di Germania, Brasile, Canada, Spagna, Stati
Uniti, Francia e Unione Europea e dal rappresentante dell’Organizzazione degli
Stati Americani (OEA) ha dichiarato che gli atti di violenza con l’intenzione
di provocare la dimissione delle autorità legittime non rientrano nel processo
democratico. Ha inoltre condannato energicamente la violenza sulle strade in
occasione delle manifestazioni di protesta dei giorni recenti con perdite di
vite umane che secondo le autorità nazionali ammontano a 9.
Ieri, il presidente Jovenel Moise ha reiterato la sua
disponibilità al dialogo e ha chiesto all’opposizione di attendere le elezioni
per assumere il potere, una chiara allusione alla campagna antigovernativa
scatenata da diversi settori che incita la popolazione alla violenza e a
rimanere sulle strade.
Una situazione quella attuale in corso ad Haiti che
ricorda i fatti che hanno portato alla destituzione del presidente ucraino
Viktor Ianukovich nel 2014 in seguito a manifestazioni di protesta della
popolazione sulle strade.
In quest’ultimo caso sono state appurate ingerenze
delle ONG finanziate in particolare da George Soros, il famoso “filantropo”
ungherese e americano.
Non andrebbe molto diversamente nella Repubblica
Dominicana se il governo attraverso un servizio di intelligenza molto capillare
e l’adozione di efficaci misure dietro le quinte non avesse saldamente in mano
il controllo della situazione. Una riprova di ciò ce l’avremo martedì prossimo
27 novembre, data di convocazione dello sciopero generale.