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sabato 13 maggio 2017

Amedeo Barletta nel 1933 e Armando Casciati nel 2014: ci sarebbe un certo parallelismo, soltanto che negli anni '30 l'Italia era più rispettata e nel 2014 non c'era praticamente nemmeno una rappresentanza diplomatica




Come disse il filosofo napoletano Giambattista Vico la storia si ripete, esistono ciò che lui definiva i corsi e ricorsi storici. Diciamo che la citazione del pensiero dell'illustre filosofo potrebbe essere ritenuta fuori luogo relativamente a queste due vicende che a distanza di 80 anni circa presentano delle analogie. Comunque la sostanza non cambia granché: in entrambi i casi abbiamo come protagonisti due cittadini italiani con delle patrimonialmente rilevanti attività nel territorio del paese ospitante e in entrambi i casi, esiste una volontà prepotente, quindi avulsa dal sistema delle garanzie giuridiche dovute a tutti i cittadini anche a quelli stranieri regolarmente residenti.
La vicenda Barletta accadde quando Amedeo Barletta era console onorario d'Italia. Il sopruso da lui subito, meglio descritto di seguito, avviene in un'epoca in cui in Italia c'era un governo forte disposto a difendere l'immagine dell'Italia. La vicenda Casciati si verifica invece in un momento in cui gli interessi dell'Italia e degli italiani non godevano di alcuna tutela per l'inesistenza di una rappresentanza diplomatica sul posto.
Comunque ci si chiede, come faccia uno stato che toglie lo status di residente e deporta uno straniero senza concedergli il diritto di difendersi, a promuovere l'ingresso di capitali e di investitori esteri nel suo territorio?
"Nel 1935 Trujillo si confronta addirittura con Benito Mussolini, dopo l'arresto nell'isola del console onorario italiano. La famiglia italiana Barletta, originaria della Calabria, emigrata in America Latina fin dalla fine del XIX secolo, farà un'immensa fortuna e i suoi discendenti si dissemineranno in tutti i Caraibi, diventando spesso plurimilionarii. Nel 1920, Amedeo, uno dei figli del capostipite, arriva a Santo Domingo, dove conosce un rapido e solido successo in una serie di attività commerciali, soprattutto nel settore del tabacco. Qui però cominciano i problemi. Amedeo col suo eccezionale spirito imprenditoriale rischia di infrangere il monopolio commerciale del Presidente che comincia quindi ad agitarsi. Intanto gli affari del nostro connazionale si sviluppano ulteriormente, la sua posizione sociale si rinforza e viene anche nominato da Roma console onorario di Italia nella Repubblica Dominicana. Troppo successo agli occhi di Trujillo. Malgrado il suo status, nel 1935 Barletta viene arrestato su ordine diretto del Presidente e tutti i suoi beni vengono confiscati con la ridicola accusa di cospirazione ai danni del capo dello Stato. Violenta e rapida arriva la protesta di Mussolini per l'arresto del suo console, del quale chiede l'immediata liberazione e la restituzione dei beni illegittimamente confiscati. Di fronte alle tergiversazioni giuridico politiche del grande "Benefattore", Mussolini adotta il pugno di ferro e minaccia l'invio di un incrociatore sulle coste dominicane se non viene soddisfatto nelle sue richieste. Trujillo di fronte a tanta determinazione è scosso. Chiede allora consiglio agli amici americani, i quali gli fanno capire che Mussolini effettivamente non bleffa, e certamente è deciso a difendere il prestigio dell'Italia e del fascismo. Il dittatore allora cede. Barletta viene liberato con tante scuse e riceve un ragionevole indennizzo per i danni subiti ammontante al tempo a US$200.000. Attualmente la famiglia Barletta rientrata dopo la caduta del dittatore e proprietaria del gruppo Ambar al quale appartiene anche la Santo Domingo Motors."