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venerdì 12 maggio 2017

Gli stranieri sostituiscono sulle strade della città i venditori dominicani Sono in molti a ritenere un fallimento il piano di regolarizzazione costato al governo 50 milioni di dollari




Gli immigrati haitiani controllano ormai il mercato dei venditori ambulanti negli incroci della capitale.
In ogni angolo di strada della città, gli haitiani superano i dominicani nelle vendite ambulanti in un rapporto di 10 a 2.
Tra posti di vendita di gelati, arachidi e biscotti, questi lavoratori informali si sistemano con sgabelli e sedie plastiche per offrire uno spuntino a coloro che transitano per le strade della città.
Ad esempio, il viale Máximo Gómez all'incrocio con il viale 27 de febrero è circondato da circa otto carrelli di vendite diverse. Questi occupano i quattro angoli di strada. Altri preferiscono caricare sulle spalle le casse piene di ananas, avocadi, mamón, banane, angurie e bottiglie plastiche di acqua.
"Chi è sprovvisto di documenti di regolarizzazione non ha diritto a transitare per le strade del Paese." Lo dice Carlos Amarante Baret, ministro dell'Interno e della polizia.
Tale situazione si riscontra anche nei viali Abraham Lincoln, Winston Churchill e San Vicente de Paul, dove gli haitiani prevalgono fortemente tra i venditori informali, annullando quasi la presenza di dominicani.
Tempo fa gli animali domestici, i pezzi di pizza e le ricariche per cellulari erano i prodotti più offerti presso i semafori. Oggi tutto questo è cambiato secondo i venditori a causa della scarsa domanda.
Ma non sono solo gli haitiani ad aver sostituito i dominicani nelle vendite ambulanti. Un gran numero di venezuelani si sono introdotti in quel mercato informale, in particolare nel viale Duarte e in altri punti della città.
Così, con vaschette piene di limonate, succhi di frutta, "cachapas" e pasticcini venezuelani; gli immigrati del paese sudamericano cercano di guadagnarsi la vita e di campare onestamente.
In gran parte si tratta di giovani che non superano i 25 anni di età e molti sono professionisti o appartenenti alla classe media che hanno dovuto emigrare dal loro Paese.
Venezuela e Haiti attraversano una difficile situazione politica, economica e sociale, il che ha provocato l'emigrazione di migliaia di cittadini diretti verso diverse nazioni tra cui la Repubblica Dominicana.
Più di 30.000 venezuelani sono entrati e usciti dal Paese negli ultimi mesi. Per l'ingresso nel territorio nazionale, i venezuelani non necessitano di visto dominicano, solo di una carta turistica, diversamente dai dominicani, che devono essere in possesso di un visto per viaggiare in Venezuela.
Manca comunque una statistica precisa che consenta di conoscere il numero di arrivi di venezuelani nella Repubblica Dominicana.
Dinanzi a tale situazione, nel mese di aprile si è convenuto che il tema migratorio tra il Venezuela e la Repubblica Dominicana sia un aspetto da approfondire da parte dei ministri degli esteri di entrambi i paesi.
Nel caso degli haitiani, la Direzione Generale di Migrazione (DGM) ha rimpatriato verso la fine dell'anno scorso 30.159 haitiani e 154 persone di altre nazionalità che risiedevano irregolarmente nella Repubblica Dominicana.

SI ANNUNCIANO MISURE CHE PERÒ NON VENGONO APPLICATE
Il mese scorso, il ministro degli interni e della polizia, Carlos Amarante Baret, ha annunciato che avrebbe rafforzato i controlli migratori vista la "valanga" di cittadini stranieri, in maggioranza haitiani e venezuelani, irregolarmente residenti nel Paese.
"Noi abbiamo un regime migratorio e dobbiamo istituire dei controlli", ha precisato il funzionario, facendo presente che il governo dominicano ha avviato nel 2014 il piano nazionale di regolarizzazione che ha comportato un investimento di 50 milioni di dollari, permettendo la regolarizzazione di circa 249.000 cittadini stranieri di cui il 98% erano haitiani. Ed ha aggiunto: "Chi non ha i suoi documenti in regola non ha il diritto di girare per le strade" ha avvertito il funzionario.
Ha inoltre riferito che questa situazione è preoccupante. "Abbiamo qui una quantità determinata di posti di lavoro. Si tratta di una situazione che stiamo osservando. Ci siamo organizzati come nazione e abbiamo un regolamento migratorio. Le regole ci sono, dobbiamo applicarle".