Cerca nel blog

sabato 20 maggio 2017

La vicenda dell’azione di divisione dei beni (partición) a seguito del divorzio dell’oriunda Raquel Pappaterra e del figlio di Diandino Peña, Cristian, merita tutta la nostra attenzione.





La comunione dei beni è la regola da queste parti come regime patrimoniale al momento di contrarre matrimonio. Il regime di separazione dei beni può essere adottato, ma richiede degli atti particolari e delle pubblicazioni precise. La precisione nei Caraibi è merce molto rara per cui gli errori sono sempre all’ordine del giorno. Basta una minima cosa e tutto svanisce nel nulla: all’improvviso si scopre di essere sempre stati in un regime di comunione dei beni.
In questo caso, tutto quanto realizzato in termini patrimoniali durante il matrimonio da ciascuno dei coniugi è di proprietà al 50% anche dell’altro e si devono eseguire vendite e trasferimenti perché tale quota equa venga raggiunta.
Sussistono qui delle regolamentazioni molto diverse da quelle che noi italiani diamo per scontate. Se per esempio il matrimonio viene contratto in Italia in regime di separazione dei beni e poi l’atto di matrimonio viene trascritto nella Repubblica Dominicana, è anche possibile che si pensi che tale regime persista. Invece no, affinché questo sia valido anche qui, bisogna procedere secondo la prassi abituale, formalmente non semplice e soggetta a errori. Quindi, esaminare tutto con la massima attenzione e non fidarsi mai dei professionisti è una buona prassi. In caso del riscontro di errori, fate semplicemente ripetere il tutto. E fatelo tante volte quante servano perché si raggiunga l’obiettivo voluto. Non sarebbe una cattiva idea affidare il controllo dell’esecuzione di questa pratica a uno dei nostri connazionali che godono notoriamente della fiducia della comunità e che operano nel campo della consulenza legale.
Hotel dell'ex ministro Diandino Peña
Ci sono cose ancora che non rientrano nella nostra esperienza anche in relazione alle proprietà immobiliari. Il fatto che una proprietà immobiliare venga intestata a uno o all’altro dei coniugi in vigenza del legame matrimoniale non ha alcuna importanza. Quel bene rientra comunque nella comunione dei beni in assenza di un regime di separazione. E fin qui nulla di nuovo. Che la proprietà sia intestata a entrambi i coniugi ha anche questo un’importanza relativa e mi spiego: la divisione dei beni non viene stabilita dalla sentenza di divorzio. Non vi si accenna nemmeno. Questa deve essere richiesta entro due anni dalla pubblicazione della stessa. Dopo questo termine l’azione di “partición” si prescrive e i beni rimangono indivisi. A questo punto risulta oltremodo interessante conoscere le conseguenze di questo stato di non divisione che ne deriva: “Ogni coniuge conserverà ciò che è in suo possesso”. Questa affermazione è pienamente valida per i beni mobili ed è invece controversa per i beni immobili. Ci sono delle sentenze della “Corte Suprema” che la ritengono valida e sentenze che invece la considerano superata. Esiste comunque una situazione di rischio.
Ecco perché Raquel Pappaterra, l’oriunda di Santa Domenica Talao si è attivata subito per rivendicare i beni appartenenti al regime di comunione matrimoniale e per richiederne la divisione.

L’azione di “partición”, obbligatoria affinché non subentri una divisione di fatto in cui conta solo il possesso dei beni, ha un costo elevatissimo. All’avvocato a cui viene affidato l’incarico spetta il 30% del valore dei beni e con questo non finiscono le spese: ci sono ancora quelle notarili e quelle relative alle perizie. In presenza di un valore elevato del totale della divisione, per procedervi è necessaria

un’ingente liquidità oppure la disponibilità a vendere una parte dei beni. L’alternativa sarebbe una divisione bonaria che risulterebbe molto più economica. Peccato che gli accordi amichevoli nelle procedure di divorzio non siano tanto frequenti.

Sposarsi sì, ma con giudizio... Basti pensare all’impatto del divorzio del figlio di Diandino Peña, l’ex ministro dei trasporti dominicano, sulla situazione patrimoniale e sull’immagine della sua famiglia.
Non ci si sposa solo con il partner. Questo succede più spesso in Italia. Qui il consorte si porta dietro tutta una serie di vincoli familiari, di amicizie e di legami con ex che non si sono mai rassegnati alla parola fine di una relazione passata, soprattutto quando il loro “rivale” è un cittadino straniero.
Troppi consigli, troppe aspettative di terzi, troppe pressioni! E l’amore un po’ alla volta finisce, subentrando al suo posto l’interesse… Qui si suole dire che “l’interesse e l’amore bisticciarono un giorno, e ad avere la meglio fu l’interesse”.
Se vedete che la persona amata ha una personalità labile, indecisa e facilmente influenzabile, dateci un taglio! Sposarla o sposarlo sarebbe un grosso errore!