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venerdì 5 maggio 2017

Morte di Alessandro Grandis: a una settimana dalla sua morte, abbiamo fatto tanta strada e ora siamo in attesa della conclusione di questa vicenda


È trascorsa una settimana da quando venerdì scorso il giovane farmacista Alessandro Grandis è stato ritrovato cadavere sul bordo piscina di un residence di lusso. Il polverone che ne è nato soprattutto a seguito della nostra iniziativa e dell’interessamento di tutta la comunità italiana di Santo Domingo è riuscito a smuovere i media italiani: importanti giornali e addirittura la RAI. I primi hanno pubblicato numerosi articoli sulla vicenda e la RAI vi ha dedicato ampio spazio in telegiornali e nella trasmissione Storie Vere.
L’archiviazione delle indagini come presunto suicidio è stata ritirata e si è continuato a indagare. Ora si pensa solo all’omicidio.
Gli occhi dei media italiani sono puntati sulla Repubblica Dominicana. Oggi è stata presentata anche un’interrogazione parlamentare da parte dell’on. Francesca La Marca.
Gli inquirenti sono sotto pressione. Si chiede insistentemente quale sia il movente di questo omicidio. Sicuramente il giovane farmacista non è stato ucciso a scopo di rapina o per un regolamento di conti. Non aveva soldi addosso, non gli è stato tolto nulla. Eppure un movente ci deve pur essere stato e questo va ricercato nel rapporto tra Alessandro da una parte e dall’altra l’intestatario dell’appartamento come proprietario o inquilino e la ragazza 25enne ospitante secondo il servizio couchsurfing che sta alla base dell’alloggio del giovane in quell’appartamento. Entrambi cittadini polacchi.
L’iniziativa dell’accoglienza del giovane farmacista in quell’appartamento del lussuoso residence è da attribuire per intero alla ragazza. È addirittura dubbio che l’uomo, il polacco 43enne, ne fosse al corrente e, una volta messo davanti al fatto compiuto, può anche darsi che questa non fosse stata di suo gradimento.
Un alloggio a titolo gratuito in un residence di lusso per un giovane che aveva tutta l’aria di essere benestante e che era alla ricerca di acquistare delle farmacie sul posto non è che a tutti vada giù facilmente, soprattutto a chi non capisce lo spirito di questo tipo di servizio e che deve pagare fior di quattrini per l’affitto. Tant’è vero che Alessandro alla prima telefonata a sua madre le raccontò di avere trovato un ambiente ostile.
La giovane donna nella sua testimonianza disse che il ragazzo era depresso e che più volte le aveva chiesto cosa sarebbe successo se si fosse lanciato dal terrazzo. Non ci vuole molto per capire che l’idea del suicidio non sfiorò mai il giovane farmacista. E allora perché la giovane polacca mentì?
Al giovane farmacista era stato riservato come camera il soggiorno dell’appartamento. Da lì aveva accesso al terrazzo circondato lungo tutto il suo perimetro da un parapetto. Luogo ottimo per godersi i tramonti tropicali e magari per appoggiarsi, accarezzati dalla brezza, e telefonare.
Venne aggredito alle spalle mentre telefonava. Svenne subito. Nessun rumore, niente. Venne sollevato di peso, un uomo di bassa statura, 1.65, snello, sicuramente non pesava più di 55 kg, e scaraventato verso la piscina. Una persona o due. L’omicida e un complice. O forse anche solo l’omicida. Il telefonino cadde sul pavimento del terrazzo e nel sollevare il ragazzo le pantofole che sicuramente indossava sono finite anche quelle per terra, oppure gli sono state sfilate: avrebbero potuto creare complicazioni interpretative della vicenda che si voleva far passare per suicidio. Il telefono è stato lanciato in acqua. E le pantofole sono state riportate nel soggiorno dell’appartamento. Infatti, sicuramente la giovane vittima indossava delle ciabatte o pantofole. Un ragazzo ordinato che aveva pensato a tutto l’occorrente per quel tipo di vacanza avventurosa e che sapeva perfettamente che girando scalzi per i tropici si possono prendere attraverso la pianta de piedi tutta una serie di parassiti.
Il movente dell’omicidio non può che essere futile, lontano da ogni interesse economico. Il vero movente comunque è la sicurezza di farla franca, la conoscenza dell’inettitudine del sistema inquirente dominicano.
La dinamica dell’omicidio fa pensare a uno stile pragmatico lontano dalla mentalità latinoamericana, determinato e calcolato nei minimi dettagli, supportato da una sottovalutazione degli accertatori. Traspare anche un’indubbia professionalità criminale. Ci si chiede se dietro questi due sedicenti fotografi non ci sia ben altro…
Intanto, le uniche persone che in un residence dall’accesso custodito e munito di vigilanza notturna potrebbero essere imputate dell’omicidio, sono state interrogate, sono state rilevate delle contraddizioni tra le loro dichiarazioni, eppure sono state rimesse a piede libero. Ampia libertà quindi di inquinare le prove. L’omicida quindi ha avuto ragione nel ritenere di poterla facilmente farla franca. Sicuramente però non aveva previsto queste complicazioni, altrimenti forse il ragazzo oggi sarebbe ancora vivo.